È la nona avventura di Sam e Remi (Longstreet) Fargo, e stavolta si indaga sulle dinastie russe.
In punto di recap e mitologia della saga, Sam e Remi sono marito e moglie, un’avvenente coppia di archeologi che ha presto tirato i remi professionali in barca per dedicarsi alla libera esplorazione. Come anticipato sempre qui su Thriller Café, i libri dei Fargo sono connessi in punto di continuità solamente con le vicende del detective Bell (e non dunque con Pitt, Austin, Zavala e Cabrillo), ponendosi dunque come riflessione storica, archeologica e antropologica dei segreti statunitensi o internazionali, dall’inizio del Novecento fino a giungere al contesto attuale.
La serie è di recente ideazione da parte di Cussler: il primo volume, l’ottimo L’oro di Sparta, risale al 2009 (del 2011 è l’edizione italiana); L’enigma dei Romanov è l’ultimo volume.
Le vicende si sono precedentemente chiuse con l’inconsueto e avvincente Pirati (ottavo capitolo) e stavolta il prologo storico (elemento ricorrente in Clive Cussler) si svolge nell’alone di disperazione dato dalla Rivoluzione russa. Marija Aleksandra Fëdorovna Romanov (1847-1928), imperatrice madre, si vede costretta a pagare un sostanzioso riscatto in oro, gioielli e pietre preziose ai ribelli bolscevichi, nella flebile speranza di rivedere la sua famiglia incolume: lo zar, la zarina e i loro figli. Come noto, quella vicenda sintetizza Storia e senso della tragedia; dunque l’abilità del narratore, specie di uno capace come Cussler, è quella di lasciar intendere al lettore che, in fondo, via di scampo non c’è.
Sam e Remi, nel presente, sono alle prese con le consuete ricerche. Hanno individuato una serie di canali sotterranei, che in passato hanno permesso ai tedeschi sconfitti di sparpagliarsi per l’Europa e oltre. I due ipotizzano che il bottino russo (il Romanov ransom del titolo, con maestosa descrizione a metà volume) sia finito in mani naziste durante lo svolgimento del secondo conflitto mondiale, e in specie sotto il controllo di un gruppo ancor più deviato (giunto fino ai giorni nostri) che auspica l’instaurazione di una sorta di Quarto Reich. Inquietante, leggere per credere.
Al solito sono presenti gli efficaci e simpatici comprimari Selma Wondrasch (ungherese di cinquantacinque anni, ricercatrice poliglotta e factotum), il professor Lazlo Kemp, assistente britannico di Selma, e altri.
I romanzi dei Fargo sono attualmente l’unico esempio di narrativa avventurosa e archeologica degna di menzione, nel senso che l’inquadramento narrativo è corretto e non vi sono strane deviazioni complottistiche o di caratterizzazione oltre misura. Paradossalmente, si riscontrano maggiori similarità nel cinema o nei videogiochi (Indiana Jones o la tomb raider Lara Croft), più che negli altri romanzi del genere, che invece si confermano come ottimi esempi di volumi d’azione, spionaggio e cultura storica. Come unica nota di demerito, i coniugi Fargo non hanno il carisma immortale di Dirk Pitt (alter ego biografico del grande esploratore Cussler, come noto archeologo marino in vita) e di tutto l’universo che circonda la N.U.M.A.
Nonostante questo, i romanzi di Pitt sono numerosi e, assieme alle due saghe parallele (o spin-off) di Austin e di Cabrillo, costituiscono una mole imponente e forse dispersiva per la lettura, con eccessivi riferimenti tecnici. I Fargo invece hanno iniziato da poco a esplorare il mondo e dunque è più facile seguirli nelle loro avventure soleggiate, dunque più selvagge, primitive e affascinanti per l’animo umano (e per le sue aspirazioni più recondite).
Per gli affezionati, consueta scena finale presso Goldfish Point, La Jolla, in California.
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