Leggi il curriculum di Sarah Savioli (laureata in scienze naturali, con un master in scienze forensi, già collaboratore dei RIS di Parma) e ti aspetti un giallo tecnico, denso di formule chimiche, la cui soluzione verrà trovata in un laboratorio CSI sia pur nostrano. Ed invece no, proprio per niente. La sua Anna Melissari, investigatrice dell’agenzia Cantoni, è una donna strampalata, in perenne bilico tra angosce e sensi di colpa di madre, di figlia e ancora di moglie e sorella, la cui “normalità” è compensata da una dote unica, retaggio di un trauma cranico risalente al romanzo precedente. Anna “sente” e quindi dà voce a chi voce non ha, o comunque non comprensibile ai più.
Nannarella – come la chiama il suo corpulento e zelighiano collega Tonino (capace come pochi di far parlare i testimoni entrando talmente in empatia con loro da imitarli nei modi e nei pensieri), infatti dialoga con gli animali e le piante e tutti loro la aiutano non solo a comprendere se stessa, ma soprattutto a procedere nell’indagine. Il morto c’è in questa storia, come in ogni poliziesco che si rispetti, ma è suicida. Si tratta di un anziano e facoltoso imprenditore che si impicca nella sua serra lasciando una scia di mistero dietro ad una morte incomprensibile e, a opinione del figlio Andrea, dentro all’ancor meno condivisibile lascito testamentario alla badante. Circonvenzione di incapace? Plagio? Approfittamento di minorata difesa? L’agenzia Cantoni viene incaricata proprio di scoprire questo e si muove secondo gli schemi suoi soliti: il titolare, da bravo ex poliziotto, segue indizi e deduzioni, Tonino chiacchiera in giro e Anna… indaga a modo suo, scoprendo immediatamente che sul luogo e nel momento del “gesto estremo” è presente un testimone oculare molto bizzarro: Carl il carlino, un botolo sghimbescio ed erotomane che propone uno scambio iniquo. Per le sue informazioni, vuole due giorni d’amore con un alano. Sul sesso, non si formalizza.
Parte così un’inchiesta a ritmo alterno, tra procedure ortodosse e soffiate da parte di gatti randagi gourmet e pipistrelli strafatti dagli acidi assunti mangiando zanzare piene di insetticida, nella quale i personaggi entrano uno per volta, come in una piece teatrale, dando tempo al lettore di conoscerli e simpatizzare o trovarli odiosi, ma in questo mondo ordinario convivono i rutilanti dialoghi della protagonista con se stessa e con i suoi ineffabili consiglieri e delatori. Ogni stereotipo possibile in tema di flora e fauna è magistralmente fatto a pezzi da Sarah, quasi a volerci insegnare quanta vanagloria e supponenza il genere umano metta anche nel relazionarsi con cani grossi, come Otto l’alano arlecchino, che ha paura di una tartaruga, o pitoni che dietro l’aspetto algido e metallico nascondono una crassa mattacchioneria.
La regola numero 8 di S. S. Van Dine sembra dimenticata dalla Savioli, che affida buona parte della soluzione proprio a questi generosi collaboratori zamputi (che dire della leprottina buona che si avvicina quel tanto da fornire una dritta?), un po’ come in alcuni dei racconti editi anni fa da Sellerio ed ora ristampati (Il gatto di Miss Paisley, a cura di V. Campo), ma non ci da’ fastidio perché comprendiamo subito che il punto di vista dell’autrice è la salvaguardia dei piccoli, degli innocenti, come bestie e bambini. Quando si vive come loro, una risata è composta “da campanelle d’argento e prati fioriti”, in Inghilterra vivono gli inghilterresi e si organizzano duelli tra dinosauri immaginari. Poi si diventa grandi, e non ci sono più “i broncetti da pochi secondi (…) solo il vago senso di amaro per il troppo detto, per il troppo non detto, per quello che non si è capito e per ciò che non si vuole più avere la pazienza di capire”.
Ben venga allora che sia un gatto a spiegarci la piccolezza umana, o una civetta ad indignarsi del degrado di un quartiere, o ancora un cinquenne a pensare che in passato lui fosse più felice. Perché per noi appartenenti al genere umano cresciuto, “c’è quel che vogliamo, e c’è quel che riusciamo, e fra loro c’è tutto quello che non possiamo”.
E da qualche parte ci sono gli scrittori, come Sarah, che con sagacia, umorismo e delicatezza ci raccontano piccole, belle storie.
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Articolo protocollato da Alessia Sorgato
Libri della serie "Agenzia Cantoni"
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