Care signore e signorine, gentili dame e donzelle, lettrici del Thriller Café, come vi sentireste voi se una mattina, svegliandovi nella vostra casa, là dove vi sentite più protette, tranquille, meno vulnerabili, notaste qualcosa di diverso rispetto alla sera prima? Ok, vedendo le pantofole spostate rispetto a dove sono di solito, il pensiero andrebbe certamente a quel bicchiere in più che vi siete concesse per sopportare meglio lo stress di una vita piena di impegni, scadenze, aspettative… o magari a quella pillolina che ogni tanto assumete per dormire meglio e concedervi, almeno durante il sonno, una pausa dai pensieri e dai fallimenti… e forse, notando che i vestiti indossati la sera prima non sono dove dovrebbero essere pensereste “Ho le traveggole, ho proprio esagerato ieri sera”, ma notando che qualcuno ha allegramente -e palesemente a sfregio – banchettato nella vostra cucina comincereste di sicuro a sentire un certo brividino d’inquietudine. Notando il messaggio – vergato con il vostro rossetto preferito, di quella nuance stupenda e così glamour – che spunta dal cassetto della biancheria intima vi precipitereste a chiamare la polizia, i carabinieri, la squadra di emergenza, l’unità di crisi, finanche mamma e papà… ma, ooops! Non c’è traccia del vostro inseparabile, dannato smartphone! Allora, com’è ovvio, vi dirigereste fuori di casa, tremanti di paura e sull’orlo di una crisi isterica, per cercare aiuto… ma fissando il complicato sistema di allarmi e serrature con cui credevate di scongiurare qualunque accesso indesiderato alla vostra privacy, realizzereste che il messaggio poc’anzi citato recava l’inquietante firma de “Il fabbro”… e capireste che se è riuscito ad entrare in casa vostra eludendo allarmi e serrature, allora il misterioso visitatore potrebbe essere ancora lì… con voi! Beh, paura? Ecco, è proprio questo che si prova sin dalle prime pagine di Il visitatore notturno, il nuovo, meraviglioso thriller di Jeffery Deaver, il sedicesimo con protagonisti Lincoln Rhyme e la sua storica collaboratrice e di recente anche moglie Amelia Sachs, pubblicato da Rizzoli con traduzione di Rosa Prencipe.
Paura, dunque. È questa l’arma micidiale di cui si serve il fabbro, il nuovo criminale partorito dalla prolifica e visionaria mente di Deaver, per seminare il panico fra le donne di New York. È preciso, efficiente, silenzioso. Se decide di entrare in una casa, non c’è allarme o serratura che tenga, anche perché studia le sue vittime e prepara le sue visite in modo meticoloso. E, come ci racconta lui stesso nell’irritante tono compiaciuto di chi ha fatto i compiti e sa di essere bravo, la cosa più importante è che sono proprio loro a fornirgli le chiavi d’accesso alle loro vite. Come? Attraverso i social. Il fabbro non tocca fisicamente le sue vittime, non ne ha bisogno: mina le loro sicurezze infrangendo indisturbato l’inviolabilità delle loro case di notte, quando le difese sono abbassate; la sua violenza è psicologica e lui la esercita spostando le loro cose, portandosi via qualche cimelio, baloccandosi con la loro mente, seminando il germe insidioso della paura e del panico. Lo sa bene, il fabbro, che la violenza psicologica può essere più efficace, subdola, penetrante, sottile e dilagante di quella fisica… tuttavia, nonostante sia così accorto, anche lui lascia dietro di sé delle tracce… e nelle mani dell’uomo giusto, le tracce diventano prove. Il fabbro non lo sa, ma sulle sue tracce c’è il miglior criminalista degli Stati Uniti, il maggior esperto di scienze forensi, il più grande conoscitore di New York, della sua geografia e morfologia: Lincoln Rhyme. Se c’è una prova fisica, lui la troverà e, fosse anche un minuscolo granello di sabbia, lui seguirà la sua traccia e, il prima possibile, arriverà alla soluzione del caso. A coadiuvarlo, come sempre, i suoi storici collaboratori ed amici: sua moglie, la rossa Amelia Sachs, detective dell’NYPD, guidatrice, sparatrice e percorritrice della griglia infallibile; l’indispensabile assistente Tom Reston, la “recluta” Ron Pulaski, il tenente capo Lon Sellitto, il fidato tecnico della scientifica Mel Cooper… e nuovi compagni d’avventura che, con Rhyme, impareremo a conoscere ed apprezzare. Alcuni ostacoli esterni ed indipendenti dal caso, tuttavia, proveranno a frapporsi tra il criminalista e la sua nuova nemesi: una decisione apparentemente disciplinare, ma in realtà politica lo allontanerà dal lavoro, impedendogli di collaborare con chiunque faccia parte della polizia. In seguito ad un incidente che lo ha reso tetraplegico, infatti, Rhyme è un consulente civile e – sebbene a strettissimo contatto con la polizia – svolge il suo lavoro da casa, mediante un attrezzatissimo laboratorio installato nel salotto del suo palazzo nell’Upper West Side. Proprio un errore, un cavillo legato al suo laboratorio sarà il pretesto per mettergli i bastoni fra le ruote… ma stolto ed illuso chi pensava che sarebbe bastato un divieto per fermare Lincoln Rhyme e i suoi. D’altronde il suo peggior incubo è la noia… potrebbe mai, Lincoln, farsi portar via un po’ di “divertimento”?
Ebbene sì, possiamo dirlo forte e chiaro: Jeffery Deaver è tornato ed è in gran forma. A tre anni di distanza dal quindicesimo capitolo della serie, Il taglio di Dio, sentivamo proprio la mancanza di Rhyme e company. I continui colpi di scena, l’arguzia, la tensione costante, l’adrenalina, tutto quello che di stimolante e rassicurante rappresenta la serie di Rhyme ci era mancato, specie se paragonato all’ancora incerto e poco accattivante Colter Shaw. Quel che è certo è che da Rhyme sappiamo sempre cosa aspettarci e, salvo qualche piccolo, normale calo di tensione in alcuni romanzi, il criminalista non ci ha mai davvero deluso. Sembrava che, dopo gli ultimi romanzi e le comparse in qualche racconto, con il matrimonio tra Rhyme e Sachs la serie dovesse avviarsi alla conclusione, ma il ritrovato vigore ed affiatamento chiaramente percepibile in Il visitatore notturno fa ben sperare per il prosieguo, tanto più che ancora diversi nodi restano da sciogliere… due a caso? Le ultime parole del fabbro fanno presupporre che potremmo ritrovarcelo fra i piedi molto presto… e poi, dove diavolo è l’orologiaio? Non dimentichiamoci di lui, starà di certo preparandosi per un ritorno in grande stile… Rhyme, d’altronde, non se ne dimentica mai, non può permetterselo e in queste pagine ce lo ricorda spesso. Ma, come sanno gli affezionati lettori di questa serie, non c’è solo adrenalina, tensione ed indagine. Con Il visitatore notturno Deaver pone l’accento, come suo solito, su alcune importanti tematiche sociali e d’attualità. In particolare, si sofferma sui pericoli che provengono dai social, dalla troppa condivisione di dati personali, sui problemi che la diffusione inconsapevole, smodata o incauta di proprie immagini online può provocare alla sicurezza personale. Non da ultimo ci invita a riflettere sull’assurdità e pericolosità di affidarsi a complottisti, santoni da strapazzo o procacciatori di verità assolute via etere… temi caldi, cui come al solito, da profondo conoscitore della società e dell’animo umano, Deaver dedica un approfondimento serio, studiato, lucido e circostanziato.
Anche stavolta, comunque, Deaver non si smentisce: sa cosa si aspettano i suoi lettori, sa come mantenere viva – o come rinvigorire – una serie, sa come onorare a dovere il messaggio che, sin dal primo episodio, contraddistingue la saga di Rhyme: niente e nessuno è mai come sembra. Se credete di aver capito tutto a più di cento pagine dal finale, preparatevi ad essere clamorosamente smentiti e sbeffeggiati… la parola “fine” quando c’è in giro Lincoln Rhyme non si può dire neanche quando il libro sarà chiuso e ben riposto in libreria, figurarsi se si può star tranquilli ben prima dell’ultima pagina.
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Articolo protocollato da Rossella Lazzari
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