Se anche voi, cari avventori del Thriller Cafè, avete pensato come me che il titolo: “Il vizio del lupo”, esordio letterario di Gianluca Gualducci, fosse il preludio a una storia gotica, magari ambientata in boschi sperduti dimenticati dagli esseri umani e infestati da elfi e streghe di ogni tipo, beh, vi dico che siete fuori strada. Il lupo di cui qui si parla è quello che dà il soprannome al protagonista Gianluca Mannari (chiaramente alter ego dell’autore), responsabile commerciale di una multinazionale e principale sospettato di un efferato delitto, successivamente trasformatosi in investigatore per scagionarsi dallo stesso e protagonista di una storia che nulla ha di gotico, ma che è invece un piacevole “intreccio metropolitano” ambientato a Bologna.

Il delitto appena evocato è quello del figlio di un noto imprenditore di un paese alle porte di Bologna, strangolato e ritrovato presso una chiesa diroccata nei dintorni. L’assassino ha compiuto anche un’azione di staging sul luogo del ritrovamento, aggiungendo tra l’altro una scritta in latino: inferIVoluntas. Proprio questa scritta porta l’ispettrice Nina Bonciani a rivolgersi a Lupo, perché la Polizia viene a sapere che questa frase è quella che lui usa con le sue armate giocattolo quando le schiera in battaglia nei wargames in ludoteca. Immediatamente, il Mannari diventa quindi il sospettato numero uno. Ed è per uscire dalla lista dei sospettati che Lupo inizia un’investigazione sotterranea che lo porterà a scoprire quello che si cela dietro le apparenze.

La trama di questo esordio è sicuramente convincente. C’è una buona costruzione della parte iniziale che descrive il delitto e anche lo sviluppo della vicenda è immaginato secondo un ritmo e un intreccio che si susseguono in modo da accrescere l’interesse del lettore. Forse, a tratti, il corso principale degli eventi si dirama in direzioni che diventano un po’ caotiche, ma nulla che risulti eccessivamente pesante (400 pagine non sono proprio pochissime da riempire). I personaggi sono credibili e decisamente interessanti e, in particolare, Lupo è una notevole invenzione, che rompe un po’ gli schemi delle tipologie dio investigatori classici. Ma anche i poliziotti, in particolare l’ispettrice Nina Bonciani, sono interessanti. Chissà se nella mente di Gualducci sono stati pensati per essere sviluppati in una logica di serialità (la qual cosa non mi stupirebbe, anzi, forse arriverei ad auspicarla).

Tutto sommato, non c’è un “eccesso di contesto” in questo romanzo e Bologna esiste chiaramente sullo sfondo, ma non in maniera preponderante. A Gualducci (come a Lupo) interessano più i tipi umani e l’instaurarsi delle loro relazioni, che non le descrizioni dello scenario sociale nel quale vivono. Anche se l’immaginario Sant’Angelo sul Reno potrebbe adattarsi a diversi paesini dei colli bolognesi. E per quanto riguarda i tipi umani è certamente Lupo, alias Gualducci stesso, il soggetto degno di attenzione per l’autore. È il classico millenials con la sindrome di Peter Pan, colto, narcisista e amante della musica rock. Ben inserito nel mondo del lavoro, ma non dominato dalla professione, cerca nello svago la sua realizzazione e al tempo stesso la sua liberazione, anche se, in fondo, non riesce (non vuole) mai a costruire nulla di solido.

In fondo, è proprio questo il distillato principale di quest’opera. Non esistono temi forti su cui riflettere, ma personaggi emblematici che riflettono lo spaesamento e il disagio esistenziale che in una certa misura ci pervade tutti ai giorni nostri. Così, oltre a Lupo (un lupo che caccia forse, ma morde assai poco), la Bonciani è la brava ragazza seria che fa fatica ad emergere nell’ambiente della Polizia (dove domina il vice-Questore Masciadri, scaltro, rozzo e super-patriarcale) e stenta a trovare la sua dimensione nel mondo. Ha alle spalle un passato poco chiaro, ma intuiamo denso di una certa sofferenza ed è alla perenne ricerca del riscatto. Oppure Eva Bonazzi, sorella della vittima che è una giovane ricca già delusa dalla vita, quasi fosse maturata troppo in fretta. Insomma, l’Italia che tutti conosciamo e che costantemente critichiamo, ma alla quale sarebbe praticamente impossibile rinunciare.

Se non l’avete capito finora, Gualducci non solo mi è piaciuto, ma sono già in attesa della prossima storia di Lupo.

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Il vizio del lupo
  • Gualducci, Gianluca(Autore)

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 153 articoli: