Se dico Jeffery Deaver cosa vi viene in mente? Molto probabilmente Lincoln Rhyme e “Il collezionista di ossa”, il romanzo che l’ha portato alla ribalta e che resta forse la sua opera più famosa. Ebbene, si tratta di un’ottima storia, ma io non credo inizi in maniera memorabile. Ho deciso allora di proporre l’incipit un altro titolo: La lacrima del diavolo, che comincia così:
Il Becchino è in città.
Il Becchino somiglia a te, il Becchino somiglia a me.
Cammina lungo le strade fredde e tristi proprio come camminerebbe chiunque altro, le spalle strette a difendersi dall’aria umida di dicembre.
Non è alto e non è basso, non è grasso e non è magro. Le sue dita, nei guanti scuri, potrebbero essere grassocce, ma potrebbero anche non esserlo. I suoi piedi sembrano grandi, ma forse è soltanto la misura delle scarpe.
Se lo guardassi negli occhi, non ne noteresti la forma e il colore, ma ti accorgeresti solo che non sembrano del tutto umani, e se il Becchino ti guardasse mentre tu lo stai guardando, i suoi occhi potrebbero essere tranquillamente l’ultima cosa che vedi in vita tua.
Non è una promessa di tensione questo attacco? Io direi proprio di sì. Ora, chiarendo in ogni caso che probabilmente non è il miglior romanzo in assoluto di Deaver, se non l’avete letto, credo potreste considerare di rimediare…
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