Dopo avere letto e recensito il nuovo romanzo di Barbara FrandinoTremi chi è innocente”, Einaudi Editore, Federica Cervini ha avuto il piacere di intervistare l’autrice nel nostro accogliente bar e chiacchierare con lei del suo romanzo, di adolescenti, di segreti familiari.

FC: Ciao Barbara prima di tutto grazie per la tua squisita disponibilità a parlare insieme del tuo nuovo romanzo.
Il protagonista di “Tremi chi è innocente” è un sedicenne ipocondriaco e intelligentissimo: hai dato a lui voce per parlare delle famiglie che si sgretolano e vivono di segreti.
Può a tuo parere un adolescente insegnare qualcosa al mondo degli adulti?
Ed inoltre: pensi che il mondo degli adolescenti e quello degli adulti riescano oggi a parlarsi, capirsi, sostenersi?  O si tratta di universi distanti che non si possono avvicinare l’un l’altro?

BF: Spesso capiamo molto poco delle persone che amiamo. È una questione di prossemica, forse. Se guardi qualcosa o qualcuno da molto molto vicino, ne vedi i contorni sfocati. Quello che riusciamo a fare, allora, è raccontarci una storia, e aspettarci che le persone di cui abbiamo bisogno si attengano a quella storia.
Nico, come tutti, ha un’idea ben precisa dei suoi genitori, ma quando comincia a indagare per ricostruire i fatti e la dinamica dell’omicidio, scopre che era un’idea sbagliata, che suo padre e sua madre sono due sconosciuti che vivono sotto il suo stesso tetto, due persone che portano dentro ferite e che sono capaci di ferire. Nico, che ha ancora uno sguardo pulito e la mente aperta (e un’ironia che è un filtro importante per arrivare alla verità), riesce finalmente a vederli per quello che sono e ad amarli per quello che sono.

Credo che dovremmo osservare il disagio dei ragazzi e capire che stiamo sbagliando qualcosa. Almeno in parte, quel disagio nasce dentro le famiglie.
Fin dalla culla modelliamo individui che siano performanti, unici e soprattutto felici. Ma il mondo non sarà pronto ad accoglierli con lo stesso amore, con la stessa ammirazione, con la stessa intenzione di tenerli lontani dal dolore.
Tutto questo crea sicuramente una ferita narcisistica che i ragazzi non hanno né la voglia né il coraggio di condividere con noi, perché ci deluderebbero, perché noi stessi abbiamo contribuito a costruire una società che nega il dolore e il fallimento.

FC: Impacciato ed innamorato, Nico è un tipico adolescente.
Vuoi parlarci del suo rapporto con Emma e di come la loro amicizia sia un fondamentale supporto per Nico nel tentativo di superare le difficoltà che vive in famiglia.
Ti chiedo inoltre di parlarci di due diversi stili educativi genitoriali: la famiglia di Nico vs la mamma di Emma.

BF: Emma è una sua coetanea, molto speciale e molto sgangherata, com’è sgangherato lui.
Nico ha una famiglia presente, una madre anche troppo apprensiva e accudente, Emma vive da sola con una madre che non è mai cresciuta, che spesso ha bisogno di essere lei stessa accudita, continuamente spezzata da qualche storia d’amore finita male.

Come Nico, Emma vorrebbe una vita normale, una famiglia normale. Ma insieme cominciano a chiedersi che cosa sia la normalità.
E capiscono che è proprio l’idea di normalità che, a volte, ci frega.

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FC: L’ironia è la tua cifra stilistica, il tuo proprio stile narrativo e ciò che identifica le tue pagine.
Parlaci del rapporto tra ironia e mondo del giallo e del thriller – e delle altre caratteristiche che ritieni peculiari della tua penna.

BF: Posso parlarti del rapporto tra me e l’ironia. Posso dirti che, nei momenti difficili, l’ironia mi ha salvato la vita. E volevo che salvasse anche Nico.

Per quanto riguarda lo stile di scrittura, mah, non saprei: forse sono più gli altri a vederne le caratteristiche.
Una cosa importante, per me, è ridurre tutto all’osso, togliere sempre quello che non è indispensabile.
Quando scrivo, passo molto tempo a cancellare…

FC: I personaggi del tuo giallo hanno dei simpatici nickname: Nico è Mister Nonridomai, sua mamma Miss Mistancoperniente.
Quale significato assume il sarcasmo nella vita e quale sarebbe, se te ne dessi tu stessa uno, il tuo soprannome?

BF: Uhmm, fammi pensare.
Gli amici dicono che ogni tanto sparisco dai radar. All’improvviso per un po’ non chiamo, non scrivo. Continuo ad amarli, eh, ma ho bisogno di starmene per conto mio.
C’era un personaggio di Happy Days, Chuck Cunningham, che era sparito dalla serie e nessuno ha mai capito perché o che fine avesse fatto. Da lì è nata la sindrome Chuck Cunningham. Il mio soprannome potrebbe prendere spunto da quella sindrome.

Amo l’ironia ma non amo il sarcasmo. Il padre di Nico vorrebbe essere ironico ma purtroppo risulta sempre sarcastico.
È una cosa che imbarazza moltissimo la sua famiglia.

FC: Il giallo trova con te vita nell’ambito familiare.
E’ trascorsa una settimana dalla nostra cena fuori e nè io nè Antonio abbiamo mai accennato a quello che è successo, ma io continuo a chiedermi se restare o andarmene.
Gli ho chiesto: Ma non ti viene mai voglia di mollarmi?
In continuazione, mi ha risposto.
E a te? In continuazione
“.
Questo è un breve scambio di battute tra Antonio e Claudia – i protagonisti del tuo precedente romanzo “E’ quello che ti meriti”, edito da Einaudi nel 2020; eppure potrebbe benissimo essere un dialogo fra i genitori di Nico, la cui relazione è parimenti in crisi: quale futuro vedi per il mondo della famiglia?
L’infelice vita coniugale può essere combattuta e sopraffatta dalle parole ironiche di un adolescente?
Quali i cardini ed i valori su cui a tuo avviso poggia oggi la famiglia?

BF: Non so dire che futuro ci sarà. I giovani adulti cominciano a sperimentare famiglie allargate, forme nuove di convivenza, ma che tipo di felicità o infelicità ne verrà fuori potremo solo vederlo tra un po’ di tempo.

Sia in “Tremi chi è innocente” che in “È quello che ti meriti” ci sono donne che per un po’ di tempo hanno visto nell’amore il principale motore dell’autorealizzazione e ci sono personaggi maschili dominanti. In modo molto diverso ma dominanti.
Dopo un po’ di tempo queste donne si sono chieste: dove mi ha portato la mia scelta? I cardini e i valori della famiglia sono ancora molto patriarcali, anche quando è un patriarcato “gentile”, come quello del padre di Nico, che vuole costruire una felicità per tutti, ma secondo le sue regole.

FC: Delusione, stanchezza, lontananza: perché parlare delle caratteristiche delle famiglie “normali” in un giallo?
E quali sono i personaggi positivi che possiamo “salvare” all’interno di “Tremi chi è innocente”?

BF: La delusione, la stanchezza e la lontananza portano all’infelicità. E l’infelicità può portare a gesti estremi.
Tremi chi è innocente, il titolo, arriva da un libro di aforismi di uno scrittore colombiano, Nicolas Gomez Davila.
Davila dice così: “Il male, come gli occhi, non vede se stesso. Tremi colui che si vede innocente”.
Nessuno è un personaggio completamente positivo. Nei romanzi come nella vita reale. Ma sono anche i nostri lati oscuri a renderci speciali, almeno fino a un certo punto.

FC: So che sei giornalista, sceneggiatrice e autrice di documentari TV e programmi radiofonici: come si incastrano tutti questi impegni fra loro, ed in particolare con la stesura di un libro?

BF: Ah ma non faccio tutto insieme … Queste sono professioni che ho svolto nella vita e che, in parte, ancora svolgo. Ho anche due figli, due cani e un gatto. Sarebbe un incastro impossibile.

FC: Quali sono i tuoi autori di riferimento per il genere giallo ed i libri che conserverai sempre nella tua libreria?

BF: Ho letto qualunque cosa sia stata pubblicata di Simenon.
Le storie di Maigret, i romanzi, i libri autobiografici, leggerei anche le sue liste della spesa, se le pubblicassero. È quasi una forma di feticismo.
Ma gli scrittori da cui penso di aver imparato di più sono Carver, Cheever, Flannery O’Connor, Cortazar, Onetti.  

FC: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Puoi anticiparci qualcosa?

BF: Ho in testa un’idea, per ora ancora vaga, per una nuova storia. È ambientata in un condominio e, anche in questo caso, trovare i buoni è difficile.

FC: E per concludere vuoi lasciare un saluto ai lettori del nostro Thriller Cafè?

BF: Assolutamente sì! Voglio ringraziare Thriller Café per avermi letta e ospitata. Mi sono ritrovata in compagnia di bellissimi libri, libri pazzeschi, e per me è stato un onore. Auguro a tutti buone letture. Ciao.

Thriller Café e Federica Cervini ringraziano Barbara Frandino per il tempo che ci ha dedicato.

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