
Qualche giorno fa Federica Cervini ha letto per Thriller Café “Il giudice dei dannati” di Daniele Soffiati, Mondadori Editore, e oggi segue l’intervista realizzata a seguito della recensione. Buona lettura.
[Federica Cervini]: Ciao Daniele ho letto con vero interesse il tuo thriller “Il giudice dei dannati” ed è un piacere ospitarti oggi qui nel nostro bar per parlarne insieme.
Da Mantova al New Jersey: come è nata l’idea del libro?
[Daniele Soffiati]: Mi piaceva l’idea di unire Stati Uniti e Italia, le dinamiche tipiche del thriller americano con una criminologa italiana. Volevo poi calare l’indagine in un contesto in cui la Divina Commedia non è nota come da noi. Francesca si trova infatti alle prese con Minosse, il serial killer che si ispira all’Inferno di Dante e alla legge del contrappasso, punendo i peccatori.
[FC]: Per spiegare ai lettori quale è la costruzione del tuo thriller parliamo ad esempio del primo omicidio: “Il corpo è gonfio, tumefatto. Il volto irriconoscibile”.
Come è morto Scott Hicks?
Cosa è la triptasi?
Quali le diversità tra api e vespe?
E cosa accade secondo Dante ai pusillanimi?
[DS]: Scott Hicks è la prima vittima: nel prologo muore per shock anafilattico, punto da un centinaio di vespe. L’assassino lo uccide in una maniera analoga alla pena che Dante Alighieri riserva agli ignavi, i primi peccatori puniti nell’Inferno. Minosse – la cui identità è segreta – dopo aver cosparso il corpo di Hicks con un liquido attrattivo per insetti, gli scaglia contro un favo di vespe.
Le femmine delle api ancorano il pungiglione alla pelle della vittima procurandosi, al distacco, lo strappo dell’intero apparato addominale e la morte.
Il pungiglione delle vespe è invece scarsamente uncinato, e consente loro di infliggere più di un colpo … senza suicidarsi.
La triptasi è un enzima che aumenta in modo esponenziale nei soggetti allergici, quando il sistema immunitario viene sottoposto a un forte stress.
[FC]: Hanno lavorato fianco a fianco per due anni, “un tempo sufficiente a Brennan per provare nei confronti di quel ragazzo, arrivato poco più che trentenne all’FBI dalle campagne del Missouri, un sentimento di amicizia”: parlaci del legame tra lo sceriffo Sean Brennan e l’agente speciale Nicolas Frost.
[DS]: Brennan e Frost facevano entrambi parte dell’Unità di Analisi Comportamentale di Quantico. Hanno passato anni, insieme, a dare la caccia ad assassini seriali, fino a quando lo sceriffo, dopo la morte della moglie, ha lasciato l’Fbi per diventare sceriffo della contea di Mercer.
Tra i due c’è un rapporto di amicizia e complicità.
[FC]: Frequenti e dettagliate sono le descrizioni delle autopsie condotte sui corpi massacrati da Minosse: come ti sei documentato per stendere questi precisi resoconti da anatomopatologo?
[DS]: ho mixato un po’ di ripasso dei miei studi giuridici (in particolare gli esami di medicina legale e antropologia criminale), un po’ di ricerca e senza dubbio anche la lettura di grandi autrici del thriller americano come Patricia Cornwell, Tess Gerritsen o Kathy Reichs.
[FC]: “O si pensa o si crede” ha detto Arthur Schopenhauer: parlaci della spiritualità presente nell’opera dantesca.
[DS]: La descrizione che Dante fa dell’oltretomba cristiano rappresenta il culmine della visione medievale del mondo da parte della Chiesa Cattolica. La punizione dei peccatori (ignavi, lussuriosi, golosi, accidiosi, violenti …) si lega inevitabilmente a concetti come la fede, la morale, la spiritualità, il castigo divino.
[FC]: “Il giudice dei dannati” è un’opera ricca di nozioni delle più varie discipline: anzitutto letteratura (la Divina Commedia), poi psichiatria (ci parli di psicosi e schizofrenia catatonica), ipnosi, storia del cinema (citi “L’Inferno” di Bertolini, De Liguoro, Padovan): quale è la tua formazione?
Ed inoltre: la libreria di Scott Hicks è ricchissima di volumi: “letteratura americana (Fitzgerald, Faulkner, Steinbeck, Hemingway) ma anche russa (tutto Tolstoj e tutto Dostoevskij), inglese (Dickens, Stevenson, Conrad) e francese (Stendhal, Zola)”.
Quali volumi potremmo trovare nella tua personale libreria?
E quali gli autori che ti hanno formato come scrittore di genere thriller?
[DS]: La mia formazione: Liceo Classico e Laurea in Scienze dei Servizi Giuridici.
Un peso rilevante nella stesura del libro hanno avuto però anche le mie passioni: il cinema (sono stato per tanti anni critico cinematografico per radio e giornali) e i libri.
Sono un lettore onnivoro, e nella mia libreria c’è davvero di tutto, dai grandi classici alle graphic novel.
Gli autori di riferimento per il thriller sono davvero tanti.
Te ne cito alcuni Federica a partire dagli americani: Thomas Harris, Dan Brown, Joe Lansdale, Douglas Preston e Lincoln Child. E ovviamente il Re, Stephen King.
Europei: Arturo Pérez-Reverte, Lars Kepler, e naturalmente gli italiani Donato Carrisi, Giorgio Faletti, Carlo Lucarelli.
[FC]: Parlaci del dolcissimo rapporto tra Francesca ed il suo papà, e dei suggerimenti che lui le dà durante quella tenera telefonata nel corso della quale Francesca con lui si sfoga.
[DS]: Giorgio Martini, giudice in pensione, è un punto di riferimento per la figlia. Appare solo in poche pagine del romanzo, ma è un personaggio molto importante.
Malgrado i successi come criminologa, Francesca soffre di ansia e insicurezze: il padre sa trovare le parole giuste per rassicurarla e, al contempo, aiutarla nelle indagini.
[FC]: Cosa è la cinesica e perché è fondamentale nelle indagini condotte da Francesca.
[DS]: La cinesica è la scienza – che ebbe come precursore Charles Darwin – dedicata allo studio del linguaggio del corpo. È una delle specializzazioni di Francesca nel campo della psicologia: in particolare la criminologa è esperta nell’interpretazione delle microespressioni del volto.
Questa competenza le torna molto utile per carpire informazioni da soggetti poco disposti a collaborare, e si aggiunge alla sua principale caratteristica, l’eidetismo, la capacità di creare immagini mentali con un vivo carattere di realtà, molto utile nell’osservazione delle scene del crimine.
[FC]: “La Chiesa come la mafia. Un paragone non nuovo” è una riflessione di Francesca.
Quali le caratteristiche del mondo clericale che presenti nel tuo thriller?
[DS]: La riflessione è riferita alla reticenza della Chiesa a collaborare con la giustizia.
Senza fare spoiler, posso dire che alcuni scandali e segreti della Chiesa cattolica fanno da sfondo al racconto.
[FC]: Ci siamo già affezionati alla tua protagonista, la criminologa Francesca Martini: possiamo sperare in una serie di thriller con questa coraggiosa protagonista?
Che progetti hai per il futuro?
[DS]: Grazie per questa tua speranza!
Desidero anch’io che Francesca possa dar vita ad una serie.
Al momento ti posso anticipare che, in effetti, sto scrivendo un nuovo thriller con Francesca protagonista … e naturalmente, essendo stato opzionato per il cinema, mi auguro che “Il giudice dei dannati” posso diventare un film o una serie tv.
[FC]: complimenti Daniele! Thriller Café ed io, ti ringraziamo per il tempo che ci hai oggi dedicato.
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