Pubblichiamo oggi su Thriller Café un’intervista a Maria Tronca, autrice del romanzo Rosanero, che abbiamo recensito qualche settimana fa.
[D]: Prima di fare quest’intervista ho cercato notizie di te su internet. Volevo sapere chi mi sarei trovato davanti per impostare meglio il colloquio. Mamma mia quello che è venuto fuori: direttrice di prodotti editoriali di successo per il web e la telefonia, collaboratrice in famose riviste femminili, curatrice di una collana di letteratura erotica con più di 150.000 copie vendute, fondatrice del primo vero social network dedicato agli animali. Vivi tra Palermo e Milano. Appena puoi scappi per l’India e quasi quasi ti si deve andare a riprendere, Insomma Maria Tronca: Chi sei?
[R]: Sono una persona che ha imparato che nella vita è un dovere, oltre che un diritto, usare tutti i talenti che ci sono stati dati. Se non lo facciamo, ci priviamo della gioia e della soddisfazione che ne ricaveremo. E facciamo un torto anche agli altri, perché non ne godranno mai neanche loro. Il mio maestro indiano che si chiama Sathya, la mia guida spirituale, mi ha detto che il mio compito su questa terra è quello di dare emozioni alle gente. Ho sempre cercato di farlo in tutti i modi che conosco. E continuo in questo percorso. Ah, una cosa ti è sfuggita però: la cucina. Mi dicono che sia un’ottima cuoca, anche questo è un dono, ma fin’ora lo conoscono solo i miei familiari, parenti e amici. Ho pensato che è un ulteriore modo di dare emozioni e sto tentando di fare la cuoca a domicilio. Nel menù, per chi lo desiderasse, è compreso il racconto di una storia e la lettura dei fondi di caffè.
[D]: Allora a questo punto la domanda è d’obbligo: Nel tuo romanzo c’è la splendida idea della reincarnazione di uno dei due protagonisti. Era da un bel po’ di tempo che questa pratica non era riproposta, poi in chiave humour meno che mai. Siccome il tema è un po’ insolito, ci spieghi qual è il tuo rapporto con la reincarnazione?
[R]: Ci credo. Penso che siamo il frutto di tante e tante e tante vite passate, e che portiamo in noi memoria di tutte. Basta lasciarle venire fuori. Calogero ha appena iniziato un percorso. Spero.
[D]: In cosa vorresti reincarnarti e perchè?
[R]: Che bella domanda. In me stessa più saggia, meno emotiva e impulsiva. In me stessa che è riuscita a incanalare l’energia del vulcano che ha dentro in creatività e positività. In una persona che fa meno abbili, si può dire? Magari lo traduci tu. E che prende tutto un po’ più alla leggera, perché credo che sia l’unico modo che permetta di avere una visione lucida della vita e che alla fine riesca a farti risolvere i problemi. Se ti lasci prendere dalla rabbia, dalla “passione”, non valuti bene e non vieni a capo di nulla anzi ti complichi la vita. Perché vorrei reincarnarmi in una Maria migliore? Perché alla fine della fiera mi sono affezionata a questo Cavallo Pazzo, mi piaccio e mi voglio bene.
[D]: Rosanero è un romanzo davvero forte, di grande impatto emotivo, originale, e a tratti anche divertente, quindi a te i miei migliori complimenti, ma spiegaci: come ti è venuta in mente una storia così singolare?
[R]: Non lo so. Nel senso che ero in bagno, il mio pensatoio preferito, e ho pensato che sarebbe stato carino scrivere di un mafioso morto ammazzato la cui anima finiva nel corpo di una bambina di nove anni. E ho cominciato. Man mano si è sviluppato l’intreccio, quasi da solo. D’altronde sono i mie personaggi che inventano le storie e poi me le dettano. Io le trascrivo fedelmente. Certo ogni tanto litighiamo perché non siamo d’accordo su tutto. Ma di solito la collaborazione è ottima.
[D]: Nel romanzo mescoli sapientemente il tema dell’innocenza dei bambini alla crudeltà mafiosa, ambientando tutto in una Palermo “problematica e magica”. Traspare un profondo amore per questa città, le sue tradizioni, la gente ed al contempo un forte disprezzo per la criminalità organizzata. Cosa rimpiangi della tua Palermo e come vorresti che fosse?
[R]: Rimpiango l’aria che respiro ogni volta che torno. Aria che vuol dire profumi, suoni, sensazioni ma anche colori e atmosfere per me magiche. Il mare di Mondello, i cornetti dell’Antico Chiosco, le ciambelle di Scimone, la Taverna della Za Pina alla Vucciria. Il calore della gente, della brava gente. Odio invece l’arroganza di tutti quelli che credono di potere continuare a usare, violentare, torturare Palermo, come hanno fatto fin’ora, indipendentemente dal ceto sociale. Anzi, posso capire coloro che lo fanno per ignoranza, ma non riesco proprio a perdonare quelli che sono ai vertici della pubblica amministrazione e lo fanno scientemente, quasi orgogliosi di uscirne come sempre impuniti. Vorrei che la mia bella città fosse più amata e coccolata e quindi pulita, ospitale, curata. Nel corpo e nell’anima. Vorrei che fosse protetta da tutti coloro che ci vivono. Vorrei un sogno.
[D]: Cosa pensi di Calogero Mancuso, l’eroe nero del tuo Rosanero?
[R]: Lo adoro. Perché lui si redime, lui si pente, lui ce la fa. E poi è un simpatico, un gran figo, e nonostante sia ignorante è intelligente. Il suo lato luminoso riesce a venir fuori e ad avere il sopravvento sul lato oscuro.
[D]: Cosa ami di più del tuo romanzo?
[R]: I dialoghi. Cerco sempre di scriverli come se ci fossero davvero due persone davanti a me che stanno parlando. A volte li recito ad alta voce, per vedere che effetto mi fanno, per verificare se siano credibili o no. I miei familiari sono abituati a sentirmi parlare da sola ad alta voce.
[D]: Quanto tempo ti è servito per scrivere Rosanero?
[R]: Non me lo ricordo ma ti posso dire che tornata dal secondo viaggio in India ho scritto tre romanzi in un anno e mezzo, e Rosanero era il primo. Il secondo esce il 13 settembre e si chiama L’amante delle Sedie volanti.
[D]: La fine del libro lascia intuire che ci sarà un seguito. Forse un’altra reincarnazione. Puoi anticiparci qualcosa?
[R]: Solo un nome, Rais.
[D]: Ho visto che nelle ultime pagine ringrazi Venezia, Miguel Bosè e Carla Bruni. Mi spieghi? Non riesco a metterli in correlazione?
[R]: Venezia perché Rosanero l’ho scritto lì. Ci ho abitato cinque anni e mezzo e dopo Palermo è la città che amo di più al mondo. Non è una città, è un sogno. Carla Bruni e Miguel Bosé perché fanno parte della musica che ascoltavo, e ascolto, mentre scrivo. Deve essere molto leggera, poco impegnativa, deve farmi compagnia ma non pretendete troppa attenzione altrimenti mi distrae. La musica, intendo. Loro sono perfetti, insieme a tanti altri, comprese le colonne sonore dei film di Bollywood.
[D]: Fatti una domanda e datti una risposta.
[R]: Cosa vuoi fare da grande Maria?
Voglio scrivere tutte le storie che ho in testa, dar vita alla moltitudine di personaggi che affollano il mio cervellino che non si ferma mai. Voglio cucinare per la gente e raccontare le mie favole che alla fine sono molto più vere di quanto appaiano. Voglio fare quello che so fare meglio: dare emozioni.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.