Oggi due graditissimi avventori seduti agli sgabelli del Thriller Café: li vedete, là in fondo al bancone? Marilù Oliva è quella che fa le domande. Mauro Marcialis è quello che risponde… e noi ad ascoltare la chiacchierata…
Spartaco, il Gladiatore è uno dei sei capitoli previsti dal progetto editoriale Mondadori “Il romanzo di Roma”, curato da Valerio Massimo Manfredi. È il terzo romanzo di Mauro Marcialis – autore romano di nascita ma reggiano d’adozione – dopo La strada della violenza (Mondadori, 2006) e Io & Davide (Piemme, 2008). Si tratta di uno storico ambientato nel I secolo a. C., quando, nella scuola gladiatoria di Capua, un drappello di combattenti capitanati dal trace Spartaco si ribella ai metodi oppressivi del lanista Lentulo Batiato. La sommossa ha successo e molti gladiatori riescono a fuggire. I dissidenti, il cui numero aumenterà progressivamente grazie all’adesione di tanti uomini appartenenti alle classi sociali più disagiate, otterranno nel frattempo una serie impressionante di vittorie ai danni dei legionari romani, fino a minacciare la stessa Repubblica. È l’inizio della rivolta servile più importante della storia della Repubblica romana, una rivolta che presenta ancora molti misteri e punti bui, risolti magistralmente da Marcialis.
[D]: È la prima volta che ti occupi di thriller storico. Quali sono stati i momenti difficili e quali quelli più divertenti?
[R]: Paradossalmente la fase di studio è stata quella più divertente. Ero “romanista” solo per fede calcistica e scoprire di volta i volta i dettagli della Roma repubblicana con l’entusiasmo e la sorpresa tipica dei bambini è stato entusiasmante. Allo stesso tempo, i momenti più difficili sono stati quelli legati alla “contestualizzazione”, a livello narrativo, dell’immenso quantitativo di informazioni raccolte (e che potevano ragionevolmente esplodere in centinaia di divagazioni, sconfinamenti). Scegliere struttura e voci narranti è stato problematico anche in relazione al fatto che si trattava di raccontare le gesta di un personaggio leggendario e “toccarlo” troppo poteva significare banalizzarlo. Al termine dello studio, però, Decio, Floro, Claudia e le fiere hanno ruggito per avere il “loro” spazio.
[D]: La rivolta servile e la figura di Spartaco presentano dei lati oscuri. Come li hai risolti, letterariamente parlando?
[R]: La rivolta servile , in realtà, se si escludono gli approfondimenti di carattere ideologico, non è un mistero: un gruppo di persone (appartenenti alle classi sociali più disagiate, schiavi in particolare) si organizza e si ribella ai detentori del potere con l’intento di svincolarsi da una condizione materiale insostenibile. In ogni caso, le vicende di Spartaco presentano parecchi misteri (a cominciare dalle origini del gladiatore). La narrazione letteraria è pertanto finalizzata a risolvere le contraddizioni storiche e coprire i “vuoti” puntando alla verosimiglianza.
[D]: Quali sono state le fonti?
[R]: Tutte le fonti che sono riuscito a rinvenire e che, a vario titolo, hanno trattato Spartaco, la rivolta servile e la Roma dell’epoca. Si va quindi dagli autori romani alla saggistica e alla narrativa contemporanea, passando per documentari, film e serie televisive.
[D]: Si possono ritrovare delle analogie storiche tra le vicende del I secolo a.C., periodo storico in cui è ambientato Spartaco, il Gladiatore e oggi?
[R]: Moltissime. Alcune caratteristiche umane sono naturalmente immutabili (egoismo, ingordigia, ambizione…) per cui la direzione delle strategie politiche è sempre determinata dalla ricerca ossessiva del potere. Il benessere delle oligarchie può essere ottenuto solo mediante lo sfruttamento delle classi sottoposte e corruzione, malaffare e violenza sono gli strumenti adatti per perseguire il fine. Le regole del consenso si basano sulla reiterazione della propaganda, sulle promesse (anche irrealizzabili), sulle inevitabili collusioni con un’entità religiosa. Il popolo deve avere informazioni limitate (non deve essere in possesso degli strumenti di conoscenza critica per mettere in discussione il governo) e deve essere soddisfatto nei suoi bisogni primari e “intrattenuto” (la citazione panem et circenses di Giovenale riassume il concetto). Ecco quindi (solo per fare un paio di esempi) come i ludi gladiatori “diventano” moderni spettacoli sportivi o show mediatici, come i graffiti sui muri e le urla degli strilloni addomesticati rappresentano l’odierna propaganda, soprattutto televisiva, senza considerare le effettive affermazioni, in ogni epoca, delle istituzioni religiose e le reali motivazioni delle guerre, da sempre finalizzate a fare incetta di “schiavi” (attualmente anche in senso economico, in qualità di utenti consumatori), aprire nuovi mercati e aumentare la ricchezza dei committenti.
[D]: Tu nasci come scrittore molto attento alle nostre realtà sociali (penso a La strada della violenza ma anche a Io e Davide). Quanto la società e le sue devianze incidono nella letteratura oggi?
[R]: A livello editoriale, molto. A livello “letterario” (dove, cioè, si tenta un approccio meno nozionistico e più artistico e/o creativo) poco.
[D]: Sei maresciallo capo della Guardia di Finanza. Cosa significa essere uno scrittore oltre al proprio lavoro? Come ti ritagli il tempo?
[R]: Significa poco, nel senso che non c’è alcun accostamento con il mio impiego poiché vivo la scrittura in maniera totalmente passionale. Il tempo dedicato alla scrittura è necessariamente (ma piacevolmente) rubato a tutte quelle attività che non creano pregiudizio a responsabilità e affetti.
[D]: Progetti?
[R]: Pronto il noir che segue La strada della violenza. Il titolo provvisorio è L’innocenza sepolta e sarà pubblicato da Piemme nel 2011. Pronto un delirio narrativo con una voce narrante moooolto particolare… I progetti a medio e lungo termine sono invece immutabili: scrivere ancora e ancora e ancora, fino a quando ce n’è.
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