Protagonista oggi al Thriller Café è Remo Bassini, autore di Vicolo del precipizio; lo cononosciamo con un’interessante intervista.
Caro Remo, questa non è la solita intervista pallosa, dove il lettore già alla quarta domanda ti ha annullato con un clik del mouse, pertanto aspettati ogni tanto qualche domanda idiota del tipo:
[D]: Fai i migliori auguri all’editor che ha bocciato un tuo libro.
[R]: Ci sta che un mio libro venga bocciato: è nel gioco delle parti. Un libro alla fin fine è sempre percezione, quindi accetto anche le bocciature (che fanno male e che ti rovinano la giornata, quando le ricevi). Piuttosto: non reggo gli editor spocchiosi e le case editrici che fingono di leggere i manoscritti. A editor spocchiosi ed editori bugiardi auguro di incrociare nel loro cammino gente più spocchiosa e bugiarda. Punto.
[D]: E allora, cosa ti ha spinto a scrivere Vicolo del precipizio?
[R]: Una frase di mio padre: “E pensare che sembra ieri”.
[D]: Al centro del tuo romanzo c’è Cortona. Cosa ti manca di questa città.
[R]: In questo momento sono a Cortona, è notte fonda, sto fumando un mezzo toscano, sto rispondendo alle tue domande; alle mie spalle c’è una finestra aperta: dentro la mia stanza entra il “silenzio” di Cortona…
[D]: Dai, forza! Sei un toscanaccio, quindi lo puoi fare: qual è lo scrittore che sconsigli di leggere?
[R]: Coelho. E’ banale.
[D]: Tutti i personaggi di Vicolo del precipizio sembrano abbastanza veri. Dove finisce la realtà e inizia la finzione?
[R]: Vicolo del precipizio è come una rappresentazione teatrale: ci sono degli attori (personaggi) che recitano un copione (scritto da me) con storie, alcune vere, altre no. Altre ancora sono rielaborate.
[D]: Anche i fatti descritti nel tuo romanzo sembrano piuttosto veri. Hanno un fondamento nella cronaca?
[R]: Qualcosa sì, molto è legato alla tradizione contadina del cortonese e ai passaparola di padre in figlio.
[D]: Hai tre reincarnazioni a disposizione. Avanti con la prima.
[R]: Vorrei nascere e diventare un bravo pianista.
Vorrei nascere per poi diventare un bravo contadino.
Vorrei nascere per poi diventare un contadino che suona il piano per gli amici.
No, aspetta, è troppo poco, torno indietro. Vorrei rinascere e avere in mente Pessoa:… è ho in me tutti i sogni del mondo.
[D]: In quanto tempo hai scritto Vicolo del precipizio?
[R]: Sette, otto mesi. Più la revisione finale, che è durata altri tre mesi.
[D]: Qual è la maggiore soddisfazione che hai provato scrivendo Vicolo del precipizio?
[R]: Il finale. Il penultimo capitolo. Dove si fondono realtà e finzione. Dove tutto è vero e nulla è vero.
[D]: Ma perché proprio questo titolo: Vicolo del precipizio?
[R]: Era il titolo iniziale, poi abbandonato. A un certo punto mi sono detto: meglio intitolarlo “Di bestemmie e folli amori”. Poi, una notte, riscrivendo alcune pagine ho pensato al precipizio: il mio protagonista – ma con lui anche io e tutti – camminiamo e al nostro fianco abbiamo tanti precipizi invisibili. I nostri tarli, i nostri rimorsi, i nostri sensi di colpa, i nostri fantasmi, la morte…
[D]: Molte donne che hanno letto Vicolo del precipizio sostengono che hai una visione del genere femminile piuttosto arcaica. Vuoi fare qualche precisazione?
[R]: Riconosce di essere così anche Tiziano, il protagonista di Vicolo del precipizio: Io sono così? Le donne che hanno letto il libro ma che mi conoscono non lo pensano (almeno: spero).
[D]: Hai licenza di uccidere. Quali sono le prime 3 persone che manderesti al creatore? Hei, ho detto: “3”
[R]: Nessuno tocchi Caino.
[D]: Quanto c’è del tuo lavoro in quello che scrivi?
[R]: Il giornalismo è tutta un’altra storia. Tutti possono imparare a scrivere un articolo di giornale, che segue uno schema preciso, e che non richiede talento. Raccontare storie è diverso, completamente. Ci sono regole ma si possono ribaltare. Comunque. Ho iniziato a scrivere storie a vent’anni, quando (per scelta) dopo il diploma andai a lavorare in fabbrica. Sono ancora quello lì.
[D]: Qual è la regola che ti dai quando scrivi?
[R]: Nella fase della prima stesura cerco di sorprendermi, raccontando cose che non so. Insomma, sono anche il primo lettore. Nella fase di riscrittura cerco di “Possedere” tutte le parole e le virgole e le cose non scritte, ma che sono nella mia testa. Un libro è come un castello di sabbia: può venire bene, con poche imperfezioni, oppure può rischiare di cadere: basta una parola sbagliata, una parola di troppo, oppure una in meno.
[D]: A cosa non puoi rinunciare quando scrivi?
[R]: Al silenzio della notte. Mi sono abituato così, negli anni.
[D]: Ho letto che sei supertifoso della Fiorentina. Fai la fanta-formazione viola più forte di tutti i tempi. Comincio io: 1) Superchi in porta…
[R]: Beatrice terzino destro, Galdiolo e Passerella centrali, Roggi terzino sinistro; a centrocampo Dunga davanti alla difesa, poi Claudio Merlo, Nevio Scala e Antogononi dietro le due punte, Batistuta e Jovetic.
[D]: Che tipo di scrittore sei?
[R]: Mi metto sempre in discussione, e quindi sono uno scrittore tormentato.
[D]: Puoi darci un’anticipazione sul romanzo che stai scrivendo?
[R]: Ne ho in mente due. Quello che dovrei scrivere è la storia di un portiere di notte, che è un lavoro che ho fatto e che a volte rimpiango. Facendo il portiere di notte ho dato parecchi esami all’università, ho imparato ad amare il jazz, ho incontrato storie incredibili.
[D]: Scriverai mai un thriller?
[R]: Sì, e sarebbe il secondo dopo La donna che parlava con i morti, che mi fu pubblicato da Newton Compton. La protagonista sarebbe la stessa: l’investigatrice privata Anna Antichi. Insomma. o il portiere di notte o Anna Antichi la vendetta: uno dei due, prima che arrivi l’estate, dovrebbe decollare. Così passerò le ferie a scrivere.
[D]: Scusa, ma adesso devo riscattarmi dalle domande cretine con una intelligente e sensibile.
Cosa diresti agli Stati Uniti ed ai principali governi europei sulla loro insensibilità nei confronti della tragedia che sta lacerando il popolo della Siria? Trova quelle belle parole che solo un grande scrittore come te può dire i questi frangenti, per smuovere le coscienze sociali.
[R]: Qualcuno, da tempo, va dicendo che l’intero pianeta è nella mani dei grandi banchieri. Decidono chi mettere al potere negli Stati Uniti e in Italia e in Uganda, dove far scoppiare guerre, fregandosene che muoiano di fame dei bambini, mica sono figli loro. Sogno che questa gente venga spazzata via dal vento, e sogno anche, io che sono agnostico, un Dio, e una resa dei conti.
Temo però che non ci sia nessun vento e nessun Dio, che è morto, si sa.
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