
Il concorso letterario “Thriller Café – ediz. 3” si è chiuso da alcuni mesi e nel frattempo è arrivata nelle librerie l’antologia conclusiva “Delitti al Thriller Café – vol. 3“, edita da I Buoni Cugini Editori.
Oggi pubblichiamo sulle nostre pagine un’intervista tripla a: Maria Carolina Guidotti (1° classificato Sezione A), Maria Angela Maretti (1° classificato Sezione B), Andrea Zavagli (Vincitore del premio speciale “Gianpaolo Zarini“).
Qui a seguire le nostre domande e le loro risposte.
[Thriller Café]: Benvenuta/o al Thriller Café. La nostra classica domanda di apertura: chi sei nella vita e come scrittrice/scrittore?
[Maria Angela Maretti]: Lavoro part-time in un’Azienda dove mi annoio a morte. Per migliorare il mood, insegno in una scuola privata (sono laureata in Lingue), soprattutto inglese, ma spesso anche Italiano, dato che se non capisci la tua lingua, non ne capirai neanche una diversa. Come tanti altri, ho cominciato a scrivere durante la pandemia quando, chiusa tra caso e giardino, leggere non mi bastava più e ho cominciato a scrivere. Di me soprattutto, dato che la regola prima è scrivere di qualcosa che si conosce bene.
[Maria Carolina Guidotti]: Per prima cosa, grazie dell’invito! Sono un’aspirante scrittrice, con un passato nel mondo della televisione, originaria di Modena ma mumbaikar d’adozione, ossia vivo a Mumbai, in India. Vivo qui con la mia famiglia da diversi anni e che dire… in questa città l’ispirazione non manca!
[Andrea Zavagli]: Grazie dell’invito. Chi sono? Sono un fiorentino di 74 anni e ho svolto la professione di avvocato sino alla pensione. Il tempo libero mi ha consentito di iniziare inaspettatamente a scrivere.
[TC]: C’è chi scrive perché vuole mettersi in gioco, chi per trovare un pubblico, chi perché deve riversare su carta quello che ha dentro. Perché scrivi?
[MAM]: All’inizio, come ho appena detto, il desiderio, la spinta sono stati tirare fuori qualcosa che avevo dentro e che faceva male. In un secondo tempo, è subentrata anche la voglia di condividere quello che scrivevo con familiari, amici, conoscenti, e poi con chiunque avesse voglia di leggermi.
[MCG]: Direi per tutti i motivi che hai elencato. In passato scrivevo programmi tv, ma ci ho messo un po’ a capire che romanzi e racconti sono un altro mondo. Di recente ho sentito il bisogno di uscire dalla tana e di mettermi alla prova. In fondo se si scrive per essere letti, uno scrittore senza pubblico è una contraddizione in termini, no?
[AZ]: Il primo approccio alla scrittura è dovuto ad alcune singolari circostanze. Ho accanto a me una scrittrice vera e chiacchierando mi ha fatto sorgere l’idea per la prima indagine del mio immaginario commissario di polizia. In pratica scrivo perché mi diverte e fino a quando mi divertirò. Ho solo qualche spunto autobiografico, ma di solito immagino situazioni, niente di vissuto nella mia vita.
[TC]: Parlaci un po’ del tuo racconto: com’è nato? C’è qualcosa da cui hai preso spunto?
[MAM]: Non ho realmente preso spunto da qualcosa, ma mi hanno cresciuto nell’idea che raramente esiste un’idea univoca, che ci sono vari punti di vista da cui puoi guardare un fatto. Quindi, benché siano molti più gli uomini che uccidono le donne che viceversa, esistono donne prepotenti, violente, egocentriche che utilizzano mezzi diversi da un coltello o una pistola pe ottenere quello che desiderano.
[MCG]: Il mio racconto è nato quasi per gioco, osservando il mio compagno a quattro zampe. Ho un gattone, Mr. Mango Peach, che si piazza sulla scrivania quando scrivo e con cui ho fitte conversazioni e scambi di opinioni. A volte, cerco di immaginare il mondo attraverso i suoi occhi gialli, e anche le situazioni più ordinarie assumono un significato nuovo. Così è nato Niente di più buono. Ci tengo a precisare, però, che – gatto a parte – non c’è nulla di autobiografico e che nessun portatore di cromosoma Y è stato maltrattato durante la sua stesura.
[AZ]: Ho partecipato con due racconti, ambedue pubblicati nell’antologia. Quello che ha vinto il Premio dedicato a Giampaolo Zarini [La terapia] nasce da una mia precaria situazione di salute ma – per chi lo leggerà – si svolge e termina in forma autonoma. L’altro [Necessariamente scapolo] è un racconto ‘giallo’ e non posso dir di più.
[TC]: E’ stato difficile scrivere un racconto breve?
[MAM]: Un po’ sì, preferisco avere più caratteri a disposizione. Il limite di Thriller Cafè è stata una sfida, sapevo di non poter sfarfallare come faccio di solito.
[MCG]: I racconti brevi son una bella sfida, non c’è dubbio. Con poco spazio a disposizione bisogna trovare escamotage narrativi per creare suspense e colpi di scena in poche righe. A forza di scrivere, mi rendo conto che ogni vincolo – che sia di lunghezza o di tema – ha le sue difficoltà specifiche. La chiave è acquisire metodo ed esperienza: una scaletta chiara, per esempio, aiuta moltissimo. E, ovviamente, più si scrive e si legge, più si impara e si migliora.
[AZ]: No, anzi è la mia forma di scrittura preferita. Ho scritto solo un romanzo [sempre indagini del mio commissario Manfredi] ma preferisco la sintesi che consente il racconto.
[TC]: Cosa ne pensi dei concorsi letterari?
[MAM]: Penso sia uno strumento utilissimo per cominciare a prendere dimestichezza con la forma scritta, a misurarsi con il numero di caratteri, con i temi che di volta in volta vengono suggeriti. Personalmente, adoro i concorsi che propongono un tema da sviluppare. Ammetto che a scuola mi piaceva un sacco fare i temi…Poi, immagino ci siano anche concorsi pilotati, o, semplicemente, a qualcuno il tuo racconto può piacere, ad un altro invece fa schifo. Un mio racconto giallo ha vinto il primo premio al Concorso “Giallo Pistoia”, ed uscirà per I Gialli Mondadori ad agosto ’25. Alcuni mesi prima l’avevo inviato ad un altro concorso giallo dove non sono neanche arrivata in finale.
[MCG]: Il vostro concorso è il primo a cui ho partecipato. Ci ho riflettuto a lungo, poi mi sono fatta coraggio e ho inviato il racconto. Penso che i concorsi siano un’ottima occasione per mettersi alla prova. Per molti aspiranti scrittori è difficile esporsi, ma il riscontro di un pubblico esterno -che non sia un amico o un familiare – è fondamentale. Se il feedback è negativo, aiuta a capire dove migliorare; se è positivo, dà la spinta per continuare. Come dicevo prima, a meno che uno non voglia scrivere un diario segreto, ha bisogno di lettori e un concorso può essere un ottimo modo per raggiungerli.
[AZ]: Li frequento molto perché per me costituiscono la conferma o meno della validità di quanto ho scritto. Ogni racconto è un figlio e piace sempre ‘a mamma soia’ ma il giudizio di una giuria di sconosciuti è sempre un bel banco di prova.
[D]: Al nostro hai superato molti altri scritti di altri bravi autori; cosa hai pensato quando hai visto i risultati?
[MAM]: Che vi foste sbagliati, o che esistesse una omonima che aveva scritto un racconto con il mio stesso titolo. Mi sono detta, tra un po’ se ne accorgono, vedrai…
[MCG]: Alla prima selezione non mi sembrava vero. Quando ho visto i risultati finali, ero incredula! E’ stato un momento di pura felicità. Mi sono detta: se il racconto è piaciuto a persone che non mi conoscono allora significa che sono sulla strada giusta. Questa vittoria mi ha fatto venire ancora più voglia di scrivere, quindi grazie!
[AZ]: Una grande emozione, specialmente per il risultato ottenuto da “La terapia”, un racconto al quale tengo molto. Anche la selezione dell’altro racconto (o il solo accesso ad una finale) per me sono molto importanti, proprio perché – come dicevo – sono la conferma che qualche cosa di buono ho scritto.
[TC]: L’antologia con i migliori scritti selezionati dalla giuria è uscita da qualche mese: come ti è sembrata?
[MAM]: Mi è piaciuta: molto varia, movimentata, mai noiosa. Come quando frequenti un gruppo di scrittura e l’insegnante assegna una traccia da sviluppare e su venticinque partecipanti, verranno fuori venticinque incipit completamente diversi. La mente dello scrittore (anche dilettante), di storie gialle soprattutto, è particolarmente duttile e versatile.
[MCG]: Prima di tutto, devo dire che i racconti sono tutti di ottimo livello, quindi complimenti a tutti gli scrittori che hanno partecipato. Mi ha colpito molto la cura dell’edizione, la bellissima copertina e l’impaginazione… Sfogliare il libro e leggere il mio nome è stata una grande emozione.
[AZ]: L’ho trovata accurata e con una bella presenza grafica. Ho apprezzato anche molti dei testi che vi sono stati raccolti. Una buona compagnia migliora anche il mio testo!
[TC]: Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Progetti futuri?
[MAM]: Mi sono iscritta la settimana scorsa al Premio Calvino che proponeva il Retelling di un incipit a piacere. So che non passerò neanche la prima selezione, ma mi piace mettermi alla prova. Ho appena cominciato un romanzo che invierò al concorso “Io Scrittore”; ho partecipato anche due anni fa (si partecipa inviando il primo capitolo, indicativamente) e ho passato la prima selezione. Ma non me l’aspettavo, quindi quando mi hanno chiesto di mandare il resto, non l’avevo scritto. Questa volta cercherò di essere più diligente.
[MCG]: Ho scritto un romanzo che ora è in cerca di editore – incrociamo le dita! Continuo a scrivere racconti e ho appena terminato la primissima stesura di una nuova storia, il mio primo romanzo ambientato a Bombay. Ammetto che ci ho impiegato un po’ di tempo prima di sentirmi pronta. L’India è un paese meraviglioso, ma molto complesso, stratificato e difficile da capire a fondo, soprattutto per uno straniero. Non pretendo di averlo capito, ma forse ho trovato il modo per raccontarne una parte: quella che vivo, il mondo degli expat che stanno in bilico tra due culture. Vediamo dove mi porterà questa storia.
[AZ]: I progetti sono sempre tanti, portarli a compimento è un’altra cosa. Ho tre percorsi diversi che però non riesco a completare. Deve essere il famoso ‘blocco dello scrittore’, ma spero di riprendermi presto. Nel frattempo mi iscrivo a qualche altro concorso per far vivere un po’ tutti i racconti che ho scritto.
[TC]: Un momento per te per dire qualcosa prima dei saluti.
[MAM]: Grazie per avermi chiesto di partecipare a questa intervista. Scrivere è importante, è terapeutico, aiuta a mettere a fuoco le idee, a fare i conti con il passato. E poi, la scrittura è solo l’altra faccia della lettura. Fa bene a tutti mettere su carta quello che abbiamo dentro, e che ci rode, a volte.
[MCG]: Voglio ringraziare i lettori e la giuria per questo riconoscimento, e Thriller Café per esserci sempre. Potrà sembrare un po’ melenso, ma la vostra newsletter e le vostre recensioni – soprattutto da quando vivo all’estero – per me sono un appuntamento quotidiano irrinunciabile.
[AZ]: Non cerco popolarità e successo e finché mi sembrerà di avere qualche cosa da dire proseguirò. Il panorama dell’editoria è complesso e l’IA complicherà molto la vita, invece di renderla più semplice. Vedremo cosa ci riserva il futuro, io continuerò con i miei racconti fin quando saranno apprezzati. Mi piace l’idea che qualcuno legga con piacere quello che scrivo.
[TC]: Grazie per essere stato con noi.
[MAM]: Grazie di avermi ascoltato!
[MCG]: Grazie a voi! A presto.
[AZ]: Grazie a Voi e spero di risentirci l’anno prossimo!
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