Conosciamo oggi Anne Perry, una londinese che ama scrivere gialli storici e approfondire temi sociali di carattere etico: grazie alla sua penna ci fa riscoprire le atmosfere vittoriane, il 1864, a volte un po’ cupe ma profondamente reali. Se non conoscete le acque del Tamigi e vi siete persi le avventure dell’ispettore William Monk, non dovrete fare altro che leggere l’ultimo romanzo dell’autrice dal titolo Assassinio sul molo, edito da Fanucci (collezione Vintage), e vivrete tra le acque dense e la bruma londinese, dove sarete invischiati in un giro di prostituzione minorile e rocamboleschi inseguimenti, una Londra insomma, che non è mai stata così ricca di suspence.
D: Una frase che utilizza spesso…
R: Non ho una frase che ripeto spesso, anche se tendo ad usare molto la parola “cupo” e “profondo” e troppo spesso “ironico” e forse anche “elegante”.
D: Ci dica qual è il suo genere di scrittura?
R: Non mi piace essere classificata all’interno di un genere, ma suppongo possa essere una sorta di thriller storico, anche se credo che i miei personaggi infondo siano attuali, solo la storia è ambientata nel passato.
D: E’ stato divertente da scrivere “Assassinio sul molo”?
R: Si lo è stato. Ma anche stimolante, gratificante e in molti modi appagante.
D: Ci può dire qualcosa riguardo “Assassinio sul molo”?
R: E’ una storia di crimini spaventosi, si vuole catturare il responsabile senza averlo visto commettere il reato, perché si pensa di conoscere così bene il soggetto da riuscire a colpevolizzarlo anche di fronte alla legge. Si usano diverse procedure, in genere si parte da una prova e si procede poi con il reperire altre tracce per avvalorare la prova stessa, ma in questo caso avviene tutto il contrario.
D: Qual è stata l’esperienza più inusuale o imbarazzante che le è capitata come scrittrice?
R: La cosa più imbarazzante è stato trovare persone che avessero opinioni molto diverse dalla mie su un sacco di temi alquanto delicati.
D: Che cosa vorrebbe per sé nel settore editoriale nei prossimi anni?
R: Vorrei essere meno etichettata sul genere di libri che scrivo.
D: Qual è la parte migliore di scrivere e pubblicare narrativa?
R: Tutto quello che comprendere scrivere e pubblicare ma soprattutto l’inizio, quando le idee sono ancora fresche e tutto è possibile. Alla fine invece, quando chi l’ha letto ha provato gioia o dolore, ha sorriso o ha pianto e il libro gli ha tenuto compagnia.
D: Da dove prende le sue storie?
R: Le storie non arrivano da nessuna parte. Le prendo spesso da una corrente creativa.
D: Come ha fatto a sfondare nell’editoria?
R: Molto lentamente e dopo un sacco di anni, la cosa migliore che abbia fatto è stato quella di prendere un agente letterario e di ascoltare i suoi consigli.
D: C’è un fatto reale o luogo che si ritrovano nel suo romanzo?
R: Sì, il luogo è reale: un tempo infatti il fiume era usato per imprigionare i pirati appendendoli a delle gabbie e aspettare l’alta marea, raccapricciante.
D: Per raccontare del Tamigi, si è recata di persona o ha ricordato ciò che ha letto in passato?
R: Sono andata raramente di persona sul luogo, ma raccolgo testimonianze, vedo fotografie, mappe, è quasi rimasto come allora il Tamigi, ma spesso i posti cambiano.
D: Le piace l’epoca vittoriana?
R: Si, mi piace molto, perché è troppo nel passato per essere glamour, ma è vicina per non essere troppo difficile da comprendere. È anche un luogo in cui si vivono momenti di contrasti, di ottimismo, di invenzione e poi storicamente è ancora presto per avere le rilevazione in ambito forense.
D: In effetti all’epoca non si sentiva ancora parlare di C.S.I… Che cosa pensa della prostituzione giovanile, tema trattato nel romanzo?
R: E’ orribile, il solo pensiero è nauseante, non so come faremo a sbarazzarcene. Forse qualcosa si farà con il tempo ma la prostituzione non sarà mai debellata completamente.
D: Chiudiamo con una nota un po’ cruda ma vogliamo utilizzarla come monito affinchè attraverso la lettura ci si possa aprire verso temi non sempre facili da trattare. Il tempo a nostra disposizione purtroppo è terminato signora Perry…
R: Spero che le risposte siano state esaurienti e vi ringrazio per avermi dedicato il vostro tempo.
Siamo noi a doverla ringraziare per aver omaggiato Thriller Café della sua presenza.
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