Autrice molto apprezzata qui al Thriller Café, intervistiamo oggi Marilù Oliva che risponde alle domande del nostro Ivo Ginevra.
[D]: Noi sappiamo bene che tu sei una persona molto impegnata tra lavoro, famiglia (dato che sei anche una mamma premurosa e presente), scrittura, presentazioni, conferenze, recensioni, letture, blog, ecc. ecc.. Attività talmente molteplici e a volte diverse che porti sempre a termine e con risultati ottimi. Ecco io ti chiedo: Di quante ore è composta la giornata di Marilù Oliva? Mi spiego meglio: ma come cavolo fai? Io già mi sono stancato a scriverle tutte! Avanti Marilù, fuori la ricetta.
[R]: Questa è la domanda che mi rivolgono più spesso. Non riesco a risponderti con precisione, credo di essere molto efficiente nell’organizzare la giornata e nello sfruttare ogni momento. Il che poi non è positivo, perché non so cosa significhi stare un’ora senza far nulla sul divano o a chiacchierare al telefono con un’amica. Non riesco a non pensare ai romanzi, soprattutto nei momenti “produttivi”, quindi mi capita di rifletterci sopra anche in luoghi non adatti (in posta, alla guida dell’auto, in fila al supermercato, per dirti) e questo mi velocizza il processo, perché quando mi siedo al computer so esattamente cosa scrivere e procedo spedita.
[D]: In che cosa ti ha cambiato il successo?
[R]: Nessun successo, Ivo. Quello che abbiamo io, tu, i nostri colleghi, sono conquiste, piccoli passi ottenuti col sudore, giorno dopo giorno, con serietà, con onestà (cose, queste ultime due, di cui vado molto fiera e che non sono così scontate), ma anche con la consapevolezza che stiamo camminando su un suolo precario, in balìa spesso dei capricci del mercato, dei gusti di un editore, dell’imprevedibilità dei lettori. Per me la gioia vera arriva quando un lettore mi scrive entusiasta, quando viene a una presentazione o mi manifesta la sua soddisfazione o mi dice che alcune mie pagine l’hanno scosso provocandogli una reazione importante. Quando mi fa sentire in qualche modo utile, insomma.
Se vuoi sapere invece quanto sono cambiata caratterialmente rispetto all’inizio, posso dirti che prima ero più ingenua. Ora è abbastanza difficile fregarmi (ma non escludo che qualcuno possa ancora riuscirci). Non sono inoltre riuscita a smettere di sognare ad occhi aperti, sebbene abbia ridimensionato la mia attività onirica.
[D]: Qual è il tuo rapporto con il noir?
[R]: Quotidiano. Il noir è la tinta che aleggia nelle mie fantasie cupe, in un pessimismo di fondo che, però, mi porta a camminare un po’ allo sbando nel buio, cercando qualche spiraglio di luce. Noir è avere una consapevolezza amara dell’ingiustizia, ma non rinunciare al sogno che si possa contrastare, ciascuno nel suo piccolo. È rinunciare alla parte consolatoria della vita ma non alle domande. Guarda, noir è uno stato d’animo cronico, ma anche un’apparenza che non inganna. Infatti non è un caso che io vesta sempre dannatamente di nero… 🙂
[D]: Qual è l’autore che ti ha maggiormente intrigato o influenzato?
[R]: Gabriel Garcia Marquez.
[D]: Qual è il libro a cui sei più affezionata?
[R]: Cent’anni di solitudine.
[D]: Uno dei libri più divertenti che hai letto?
[R]: Appena iniziato: La banda della culla (qui su Amazon), Francesca Fornario. Divertente, nero, intelligente. Fa inoltre luce su problemi attuali di importanza rilevante, quali: precariato, mondo poco accogliente per chi desidera un figlio, questioni di genere e migrazione.
[D]: E un libro che consigli di leggere?
[R]: La detective miope (qui su Amazon), dell’autrice spagnola Rosa Ribas. Scritto benissimo e forte tenuta della storia. Una grande scrittrice, mi auguro che diventi famosa in Italia perché lo merita.
[D]: Come nascono le tue storie?
[R]: Sono soprattutto due i motori: la vita e una vividissima, sfrenata fantasia.
[D]: Quando scrivi?
[R]: Quando riesco, anche di notte. Se sono in fase di scrittura, vivo in una condizione adrenalinica che mi porta spesso anche insonnia. Comunque sono ossessionata dal romanzo, ci penso in continuazione e, appena posso, corro al computer a scrivere. Hai presente un innamorato che ha perso la testa per una donna e le dedica ogni pensiero, ogni sospiro e appena può si precipita da lei? Ecco, io sono nelle stesse condizioni. Per fortuna durano solo il tempo della stesura, perché un libro completo lo realizzo in più fasi: ideazione (varia dai sei mesi a qualche anno) – stesura (una decina di mesi) – revisione (che include anche alcune parti di riscrittura o taglio) – correzione (alla luce dei consigli del mio team di editor, esperti – ad esempio, se scrivo di sciamanesimo faccio dare una controllatina anche a qualche esperto del settore, onde evitare di lasciarmi scappare castronerie – e correttori implacabili).
[D]: Come scrivi?
[R]: Al computer, senza musica e preferibilmente senza rumori.
[D]: E in quanto tempo?
[R]: Non te lo so quantificare, comunque è tanto e rubato alla vita e agli affetti. Per questo, quando penso alla scrittura, mi viene da ritenere che chi ci si dedica seriamente è come se ci versasse sopra il suo sangue.
[D]: Prendi appunti?
[R]: Talvolta. Ma pochi.
[D]: Consigli per gli scrittori che hanno il sogno nel cassetto.
[R]: Leggete tanto. Fidatevi delle persone competenti. Non cercate scorciatoie, anche se la strada è davvero dura.
[D]: E consigli per chi vuol fare lo scrittore?
[R]: Cercate di non farvi divorare troppo dalla professione (da che pulpito…)
[D]: A quali progetti stai lavorando?
[R]: Sta uscendo per Elliot un’antologia contro la violenza alle donne, patrocinata da Telefono Rosa e da me curata. Una delle pochissime antologie miste dove le autrici sono in numero maggiore degli autori. Otto nomi a cui tengo tantissimo, con otto racconti sul mondo della prostituzione. Saremo io, Dacia Maraini, Romano De Marco, Maurizio de Giovanni, Camilla Ghedini, Alessandro Berselli, Sara Bilotti e Ilaria Palomba.
[D]: Quali sono secondo te i pregi e difetti di scrivere una storia insieme a un collega scrittore?
[R]: Se c’è sintonia, non vedo difetti. L’unico problema potrebbe essere per l’editore, che mi sembra più restìo a pubblicare opere a quattro mani, ma magari mi sbaglio.
[D]: Con chi ti piacerebbe scrivere una storia come si suol dire, a 4 mani?
[R]: Ne ho appena scritta una con una cara amica filmmaker, ho la bocca cucita ma non vedo l’ora di poterne parlare.
[D]: Qual è il tuo libro a cui sei più affezionata?
[R]: Sono affezionata a tutti i libri nello stesso modo.
[D]: Una parola per ogni libro che hai scritto?
[R]: Una parola sola non riesco. Però ti svelo, per ciascuno, un piccolo segreto.
Repetita Dopo aver scritto questo libro, mi è passata la paura della morte.
Tu la pagaràs Il romanzo per me più fantasioso.
Fuego Il più dotto, quello per cui ho studiato di più.
Mala Suerte Quello che ho scritto in minor tempo assoluto (3 mesi).
Le Sultane Forse ho inventato il personaggio di Wilma perché avevo tanta nostalgia della mia mamma.
Lo Zoo Se delle volte non mi sentissi in gabbia, non mi sarebbe mai venuta in mente l’idea della prigione sulla spiaggia.
La Squola L’episodio del gattino è veramente accaduto a Bologna.
Questo libro non esiste C’è molto più Mathias in me di quanto il lettore non creda. Ma l’ho capito dopo.
[D]: Una parola per il libro che scriverai.
[R]: Una sfida.
Foto da http://www.thrillermagazine.it/
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