A distanza di otto mesi circa, ospitiamo di nuovo nel nostro Cafè un amico e grande romanziere thriller: Mauro Marcialis, che dall’antica Roma di Spartaco ritorna con una storia dai toni realistici in una società che troppo spesso ci insegna quanto la corruzione sia ormai una malattia che contagia ogni sfera delle istituzioni. Ci immergiamo in un racconto agghiacciante in cui si evince proprio come questa piaga non sia solo un pretesto per scrivere ottimi libri ma un argomento tanto scottante quanto preoccupante del percorso “illegale” che sta prendendo il nostro paese. Marcialis, quasi “chirurgico” nel descrivere certe dinamiche, ci regala con Dove tutto brucia, edito da Piemme (Linea Rossa), una storia dei nostri giorni.
D: Come si arriva a concepire un thriller così elaborato?
R: Evitando di scegliere, a priori, un plot dominante che presupponga la rivelazione di un mistero. È la tematica il vero motore del romanzo; in questo caso la corruzione, unitamente all’intento di descrivere i meccanismi messi in atto da una consorteria affaristica composta da uomini della politica, dell’alta finanza, del crimine organizzato, dei Servizi Segreti, delle forze dell’ordine… Si creano quindi personaggi in grado di testimoniare in presa diretta i molteplici aspetti che caratterizzano lo stesso, ampio, disegno criminale.
D: Alcune se non tutte le dinamiche narrate sono riconducibili a quella parte di verità illegale su cui si basa il nostro paese… come si arriva a comprenderle?
R: Attraverso lo studio e l’osservazione critica. Lo studio deve necessariamente partire dal passato, poiché le dinamiche sostanziali tendono a ripetersi. Le consorterie detentrici del potere descritte nel romanzo mirano al denaro e al mantenimento di una posizione di privilegio che, di fatto, può essere mantenuta solo con il consenso…
D: Cosa intendi per consenso?
R: Per consenso deve intendersi anche il ruolo passivo che una comunità assume sottraendosi a un concreto impegno civile. Alcuni degli strumenti “soft” più utilizzati, anch’essi storici, sono: l’annullamento dello spirito critico del popolo attraverso (dis)informazione mirata e delegittimazione delle voci dissonanti; le legiferazioni di norme a favore delle cricche.
Per quanto riguarda l’osservazione critica, per continuare con il discorso, è chiedersi sempre perché. L’esempio attuale più emblematico: perché questa improvvisa fissazione per il nucleare? La risposta è non certo nei telegiornali…
D: I commenti li lasciamo ad ognuno nel proprio intimo, meglio non aprire parentesi… Romanzo forte, a tratti cruento… sembra quasi un poliziesco cinematografico, hai mai pensato di scrivere per il cinema?
R: Il mio primo libro, La strada della violenza (tra l’altro Dove tutto brucia ne rappresenta il seguito), era stato scelto dall’editore proprio nella prospettiva di realizzarne un film. Un autore, ovviamente, non può fare a meno di pensarci, ma finora non ho mai scritto idealizzando una trasposizione cinematografica.
D: Come ti senti al pensiero di questa possibilità?
R: Io sarei pronto; mi piace l’idea di potermi rapportare a situazioni sempre diverse, ma in questo caso si tratterebbe di accettare l’eventuale proposta di un produttore.
D: Cosa pensi dell’Italia che spesso passa per il paese dei raccomandati, delle truffe facili e della poca meritocrazia?
R: È un Paese sostanzialmente “mafioso” in virtù delle stesse dinamiche di cui si faceva cenno in precedenza. Clientelismo, truffe facili e omessa meritocrazia sono solo tre dei cento riflessi di una democrazia malata nelle sue fondamenta. Se consideriamo che l’Italia ha il patrimonio storico e paesaggistico più importante del mondo, moltissime eccellenze in campo artistico, scientifico e artigianale, nonché la migliore Costituzione possibile, i disagi che “abitano” il Belpaese sono davvero “romanzeschi”.
D: Hai scritto anche romanzi storici, come collimano questi due generi così diversi tra loro?
R: I meccanismi narrativi sono sostanzialmente gli stessi, poiché sono gli stati d’animo e i plot di suspense che riguardano i personaggi a determinare la “leggibilità”. Ovviamente linguaggi, usi e figure dell’immaginario collettivo devono essere rapportati al contesto storico del quale si narra, ragione per la quale un romanzo ambientato in altre epoche necessita di ricerche e studi più approfonditi. È però l’intenzione dell’autore a determinare la differenza più rilevante. Quando ho scritto Spartaco ho avvertito la responsabilità di non “uccidere” un simile mito in modo “classico” e ho tentato di costruire intorno a lui anche un testo sociale e politico prestando attenzione alle analogie col presente.
D: Scrivere è passione o fatica?
R: È (o meglio: dovrebbe essere) passione. Può diventare fatica quando si scrive con l’obiettivo di compiacere il potenziale lettore e con l’aspettativa di avere successo.
D: Da dove nasce la tua vena poetica noir? Nel romanzo vi sono riflessioni/poemi…
R: Nasce dalle ossessioni e dai deliri di personaggi disperati che, malgrado compiano azioni sconsiderate e aberranti, bramano amore, serenità e pace spirituale. Giorgio Garlini e Alvaro Villaron, i protagonisti del romanzo, sacrificherebbero la propria esistenza senza alcun tentennamento rispettivamente per un amico e per la donna desiderata. Le loro riflessioni sono a volte urla inconsolabili: “sono qui, anch’io… guardami… accettami… amami…”
D: Cosa pensi della giustizia corrotta? Vi è rimedio?
R: Al di là degli aspetti tecnici e giuridici, la corruzione è un accordo nel quale tutte le parti contraenti ottengono un beneficio: tu paghi tot e io ti concedo il mio pass per…
La corruzione è quindi un fenomeno umano, immutabile. L’unico rimedio è la creazione di una coscienza civile nella quale il bene comune dovrebbe essere visto come un privilegio rispetto al cosiddetto “familismo amorale” (ovvero quella logica che presuppone fondante solo l’interesse individuale e/o famigliare immediato). Pura utopia, insomma: la Storia insegna altro…
D: Ti spaventa la mediocrità di certe letture?
R: Se intendiamo mediocre una narrazione fine a se stessa, di puro intrattenimento, senza particolari approfondimenti e significati sociali e colma di luoghi comuni, direi di no. Non sono contrario al cazzeggio, anzi. Mi può infastidire se questa mediocrità è prevalente oppure nella misura in cui, secondo i miei parametri, può intaccare la bellezza e l’importanza di altre opere che rimangono di riflesso nell’ombra. L’aspetto fondamentale che rilevo è però un altro: è proprio il pubblico a pretendere fortemente “certe letture”.
D: La tv spesso è considerata lo specchio dell’informazione per il telespettatore medio, cosa ne pensi?
R: Ne penso malissimo quando questa televisione diventa strumento di propaganda, disinformazione e “intrattenimento” volto a distogliere l’attenzione dai reali problemi. Scrivo mentre due terzi di un telegiornale sono dedicati a un matrimonio reale. Sono i “circenses” dati in pasto alla “plebucola”, avrebbe detto Giovenale duemila anni fa. Il tema della narcotizzazione televisiva mi è molto caro: in forma allegorica, ne ho scritto in Io & Davide. Il protagonista è un tronista, l’esempio del vuoto più copioso…
D: Cosa pensi invece degli internauti…
R: Nulla di categorico. Usi e abusi di Internet andrebbero contestualizzati rispetto alla singola persona. Si può ragionevolmente prendere atto del fatto che molte persone tentano di rintracciare valori, affetti e rapporti che probabilmente non trovano nella realtà. Le nostre debolezze ci costringono spesso a “realizzarci” attraverso una fiction condivisa.
D: Su quale genere punterai per il prossimo lavoro letterario?
R: È un’opera fantastica. La voce narrante è una lavatrice. Racconterà le vicende dei personaggi che hanno indossato i panni che saranno, di volta in volta, oggetto di lavaggio. La sporcizia delle trame consegnerà una storia struggente: i temi sono il dolore e il senso di colpa, i personaggi una coppia problematica con un figlio di quattro anni.
D: Siamo curiose di scoprire questa nuova opera… vero lettori di Thriller Cafè? È sempre un piacere incontrare Mauro, non solo per la sua straordinaria capacità esplicativa nel raccontare le sue opinioni, ma anche per la sua voglia di metterci del proprio nonostante il falso moralismo che vige imperante nella società di oggi. Grazie Mauro per il tempo che ci hai dedicato!
R: Grazie a voi per avermi ospitato nel vostro spazio e di avermi offerto un ottimo caffè! Alla prossima.
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