Ponte alle Grazie porta in Italia Io sono il nemico, l’ultimo, straordinario romanzo di Kamila Shamsie che ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico e grandi plausi da parte della critica mondiale.
Sebbene Kamila Shamsie stia pubblicano e raccogliendo premi letterari dalla fine degli Anni Novanta, è con questo Io sono il nemico che ha saputo definitivamente imporsi sulla scena letteraria, sfornando una moderna rilettura dell’eterna tragedia di Antigone.
E proprio nell’approcciarsi a Io sono il nemico, diventa ancora più importante dare un breve sguardo alla biografia di questa scrittrice, in quanto vi compaiono ben tre dei luoghi principali nei quali si svolgono le vicende della sua opera.
Kamila Shamsie nasce nel 1973 a Karachi, figlia di un importante scrittore e giornalista pakistano. Ottiene quindi una laurea in scrittura creativa all’Hamilton College di New York, alla quale aggiunge un Master all’Università di Massachusetts Amherst.
Pubblica il suo primo romanzo (In the City by the Sea, 1998) quando è ancora immersa negli studi, a venticinque anni, e già il suo esordio le frutta importanti premi in Pakistan. Prosegue poi in una carriera che alterna sia la residenza (vive fra Karachi e Londra) sia il lavoro, con l’attività di giornalista per varie testate, fra le quali il Guardian, e quella di scrittrice.
Molti fra i suoi lavori sono arrivati anche in Italia, sempre a cura di Ponte alle Grazie: Sale e zafferano (Salt and Saffron, 2000), Kartografia (Kartography), Versi spezzati (Broken Verses) e Ombre bruciate (Burnt Shadows, 2009).
Io sono il nemico è stato pubblicato in lingua originale nel 2017 con il titolo di Home Fire e arriva a noi con la traduzione di Andrea Carlo Cappi e potendo vantare la vittoria al Women’s Prize for Fiction 2018 e la considerazione in longlist per il Booker Prize 2017. Diamo ora un’occhiata alla trama di Io sono il nemico.
A Wembley, un importante sobborgo a nord-occidentale di Londra, sono tante le famiglie musulmane giunte da anni o appena arrivate, tutte in cerca di fortuna, di riscatto e integrazione. E per alcuni fra loro, quando questi percorsi sembrano impossibili, la via della guerra santa diventa un’opzione praticabile e anche desiderabile.
I tre fratelli Pasha, Isma, Aneeka e Parvaiz, sono orfani di pakistani e sul loro cognome pesa la sorte toccata al padre, che è morto misteriosamente mentre veniva trasportato a Guantanamo e che per alcuni è un eroe, per molti altri un terrorista.
Morta anche la madre, Isma si è dovuta occupare degli altri due fratelli, i gemelli Aneeka e Parvaiz e ora che sono grandi e finalmente può permetterselo, cerca di completare i suoi studi ad Amherst, dove conosce Eamonn, il bello, affascinante e leggero figlio del Ministro degli Interni britannico. Parvaiz sembra essere scomparso da qualche tempo e non telefona né si fa sentire in alcun altro modo, e alla fine Aneeka accusa la sorella di essere stata lei, forse preoccupata da possibili derive estremiste, ad aver denunciato Parvaiz alla polizia.
E sempre la stessa Aneeka conquisterà, grazie alla sua travolgente giovinezza, il cuore di Eamonn. I due formano una coppia molto peculiare, visto che lei proviene da una famiglia molto religiosa, con il padre che è stato un probabile terrorista, e lui è invece il figlio di un pakistano che ha sposato una irlandese, che si è decisamente allontanato dall’Islam e che, in qualità di Ministro degli Interni, è ben deciso a promuovere un atto che tolga la cittadinanza britannica a chiunque sia in odore di jihadismo.
Quando accadrà l’inevitabile, tutti gli attori di questa tragedia saranno chiamati a reagire, ognuno a modo suo.
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