Recensiamo oggi su Thriller Café un libro che è un’icona del thriller: Io ti troverò, di Shane Stevens, appena uscito per Fazi.
Titolo: Io ti troverò
Autore: Shane Stevens
Editore: Fazi
Traduttore: Levantini S.; Bottali G.
Pagine: 798
Trama in sintesi:
A dieci anni Thomas Bishop viene internato in una clinica psichiatrica dopo aver ucciso la madre che lo seviziava da sempre. Quindici anni dopo, evade dall’istituto e dà inizio a una fuga sanguinaria sul cui cammino sono ancora le donne a cadere. Un omicidio, due, poi saranno decine; Bishop tortura e uccide spostandosi da Las Vegas a Chicago, a New York. Un personaggio infero ma straordinariamente umano, del quale Shane Stevens è cronista implacabile raccontandone nel dettaglio l’infanzia e gli anni di reclusione, le quotidiane strategie di sopravvivenza e la ferocia omicida. Ne emerge un indimenticabile ritratto della follia, di quel concatenarsi di storie, incontri o mancati incontri che conducono un uomo a cedere alla violenza, all’orrore, alla distruzione dell’altro e di sé. E accanto a questa ombra che ferisce a morte le grandi metropoli del continente, emerge il volto oscuro dell’America degli anni Settanta, restituito attraverso il racconto di una caccia all’uomo che coinvolgerà tutti, poliziotti e giudici, politici e giornalisti, beffati dall’astuzia dell’assassino e incatenati, loro malgrado, alla sua testarda, deviata umanità.
Trovarsi tra le mani il libro di Shane Stevens “Io ti troverò”, è un’esperienza nuova, sia per l’aura di mistero che circonda l’autore, di cui ad oggi non si conosce la vera identità, (sembra che sia morto nel 2007, ma la notizia non è sicura; di certo è autore di altri cinque romanzi), sia per il “peso” non solo figurativo del volume, perché circa 800 pagine fanno di questa opera un vero e proprio scrigno di storia americana: da esso si estrae, come piccoli gioielli, una cronaca periziata scevra di sentimentalismo; in esso vi è rappresentato uno spaccato societario degli Stati Uniti tra gli anni ’50 e ’70. Il paese delle grandi opportunità si trasforma in questo testo in un caleidoscopio di malvagità e fanatismo. Il livello di tensione si mantiene alto per tutto il narrato, approfittando delle dinamiche che avvengono nella mente del killer, Thoma Bishop, il lettore è solo lo strumento attraverso il quale Stevens decise nel lontano ’79, quando concepì il volume, di renderlo testimone di quella crudeltà, esacerbando forse la sua necessità di cronaca nera. L’autore regala al lettore questa eredità investigativa, cruda, facinorosa e autodistruttiva entrando in connessione con il protagonista che è antagonista della società stessa nella quale vive e dalla quale si sente un outsider.
Il libro si apre con l’immagine di una donna che viene bruciata, la donna in questione è la madre dell’assassino. Un’overture impudente che non teme di rivelare fin dalle prime battute il contenuto accattivante e spietato del volume. La storia di “Io ti troverò” (dal titolo originale By reason of insanity), si dipana dalla vera storia di Caryl Chessman, noto pluriomicida definito “il bandito della luce rossa”, per le dinamiche utilizzate nei suoi crimini. Ai tempi non si parlava così spesso di serial killer, una vita allo sbando, quella di Chessman, che sembra gettare le basi di un’esistenza dedita al crimine. La vera storia di questo uomo che fu giustiziato nella camera a gas smosse l’opinione pubblica sulla pena di morte e diede il via a quella corrente oppositrice sulla pena capitale. Nel romanzo il figlio illegittimo dello stesso Chessman sarà il protagonista della serie di delitti che tormenteranno l’America di quegli anni. Le indagini della polizia saranno affiancate da un giornalista investigativo del Newstime che porterà avanti indagini parallele. Evasioni, identità rubate, stratagemmi per nascondere le proprie tracce si alterneranno alla visione distorta e malata del killer Thomas Bishop, che sentirà l’esigenza di uccidere per perpetrare la memoria dell’uomo cui crede di essere figlio.
La struttura narrativa è un cimento, perché il tono “cronistico” e poco romanzato rischia di allontanare l’attenzione sulla dinamicità della storia, ma sono solo momenti scalzati dall’abile mano di Stevens, che quando è il momento riporta il fulcro della vicenda su un punto di vista più personale puntando l’attenzione sul personaggio, protagonista di quello spaccato. Viene da chiedersi dopo questa lettura se davvero il male può essere così radicato nell’essere umano e perché per alcuni la vita di altri può essere abbattuta come un albero o calpestata come una foglia secca. Forse Shane è stato precursore dei tempi odierni riuscendo a mettere sotto i riflettori, come accade oggi, i killer, i quali occupano le prime pagine delle testate giornalistiche o i talk show nazionali. È certo che questo autore a discapito di ogni considerazione rimarrà nella memoria della narrativa criminale attraverso la casa editrice Fazi, che a distanza di trent’anni dalla sua prima uscita, lo ha portato in Italia dopo il successo ottenuto in Francia.
Per ulteriori approfondimenti, segnaliamo anche l’articolo di Luca Crovi sul blog di Tutti i colori del giallo.
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