
Sono passati ventun anni da quando Giorgia Cantini, protagonista di “Quo vadis baby”, irrompe nel panorama letterario italiano. Quarantenne, belloccia, appassionata di musica e amante della notte, il personaggio di Grazia Verasani è stato la prima detective donna creata da una donna, con tutta la forza e le fragilità del suo sesso.
In una recente intervista rilasciata durante la presentazione dell’ultimo romanzo della serie, “Iris di marzo”, l’autrice spiega la necessità di un personaggio femminile privo di tutti gli stereotipi che gli uomini attribuiscono alle donne. Giorgia Cantini, infatti, non è né una dark lady, né una donna fatale e nemmeno una madre di famiglia. È una donna single in lotta ogni giorno con i propri fantasmi, il più difficile da esorcizzare è quello della sorella Ada, il motore del primo romanzo della serie, morta suicida in circostanze sospette.
Ventun anni e cinque romanzi dopo “Quo Vadis Baby”, Giorgia Cantini continua il suo lavoro, anche se l’agenzia investigativa che dirige sopravvive soprattutto grazie a mogli e mariti gelosi e sospettosi che vi si rivolgono per ottenere le prove dei tradimenti subiti.
Il tempo che passa non è stato generoso e ha lasciato le sue scorie. Ormai Giorgia è una donna prossima ai cinquanta, ha perso molte delle sue illusioni, esce meno di notte e beve meno vino, ma continua ad amare la musica e non ha dimenticato Ada. Inoltre, è tornata a essere una single, dato che l’uomo che ha amato, e continua ad amare, l’ha lasciata per tornare dalla moglie e lei non riesce – o non vuole – iniziare un’altra storia.
A Bologna è un marzo freddo, che non si decide a diventare primavera. Il lavoro dell’agenzia procede stancamente e, per mandare avanti la baracca, Giorgia è costretta ad accettare un incarico di routine. Deve occuparsi di Libero, un adolescente problematico che la madre sospetta fare parte di una baby gang.
In uno stile secco e cronachistico Grazia Verasani ci introduce all’interno della “gioventù bruciata” bolognese: ragazzi che odiano il presente e per i quali il futuro è privo di prospettive. Libero continua a frequentare l’istituto tecnico al quale è iscritto, ma è probabile che la mattina si addormenti sul banco, dato che torna a casa solo a tarda notte; il suo amico Charlie l’ha addirittura abbandonata, la scuola, e ora consegna pizze d’asporto mentre qualcun altro della banda cerca una ragione di vita tentando di uccidere un gatto a calci. Giorgia, però, riesce a trovare un punto in comune con Libero nella musica che entrambi amano. Ai gruppi rock che spopolarono negli anni novanta, il ragazzo contrappone i suoni crudi del rap urbano, ma quella della musica è una lingua che entrambi comprendono.
La situazione, però, cambia quando Iris, la ragazza di cui tutti, nella gang, sono innamorati, viene uccisa e il suo corpo è ritrovato abbandonato in un carrello del supermercato. Forse Libero è stato l’ultimo a vedere la ragazza in vita. Una situazione allarmante per il suo protetto, che proietta ancora una volta Giorgia Cantini all’interno dell’indagine su un crimine efferato.
“Iris di marzo” non è solo un giallo dal colore molto scuro, ma è anche il mezzo attraverso cui Grazia Verasani ci introduce nel mondo degli adolescenti, un mondo complicato, dove una famiglia disgregata non è più in grado di fornire le attenzioni e il sostegno di cui i ragazzi, sempre più soli e intimoriti dal futuro, hanno bisogno.
Non solo: “Iris di marzo” è anche un modo per indurci a riflettere su fatti di cronaca che hanno coinvolti gli adolescenti. Iris bella e desiderabile, incapace di provare rimorso, i cui unici valori sono la propria bellezza e il dio denaro, perché è ciò che le ha insegnato il mondo dei social, viene prima attirata in un giro di prostituzione minorile e poi ritrovata, morta ammazzata, abbandonata in un carrello del supermercato.
È già accaduto che la cronaca ci riferisse le storie di ragazze adescate e indotte a prostituirsi per denaro di cui non avevano bisogno se non per concedersi capricci superflui, così come è piuttosto recente l’omicidio di un’adolescente ritrovata morta nel carrello della spesa. Grazia Verasani non ha bisogno di inventare nulla per raccontarci del disagio giovanile, perché è lì, sotto gli occhi tutti, e nessuno di noi può fare a meno di vederlo.
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