La cattiva strada, il libro di James Crumley

Di autori come James Crumley se ne sentirà la mancanza a lungo, ma finché i suoi libri saranno sugli scaffali la perdita sarà meno grave per tutti gli amanti del noir. Un grazie quindi a Einaudi (e alla traduzione di Luca Conti) per avere ancora in catalogo La cattiva strada (titolo originale “Dancing Bear“, già pubblicato parecchi anni fa da Mondadori come “Dalla parte sbagliata“), seconda avventura di Milton Chester Milodragovitch dopo il bellissimo “Il caso sbagliato“. Lo recensiamo oggi su Thriller Café.


Reduce dal clamoroso fallimento professionale e umano de “Il caso sbagliato“, Milo si è ridotto a tirare avanti come guardia giurata, mentre è sempre in attesa di mettere finalmente le mani sull’ingente eredità paterna. Ma proprio le scappatelle del suo vecchio lo trascinano in un nuovo caso, ancor più complicato del precedente: Sarah Weddington, amante occasionale del compianto Milodragovitch senior, gli propone un semplice ma torbido lavoretto di sorveglianza e pedinamento che ben presto apre la strada a una pazzesca spirale di violenza. Milo si ritrova allora intrappolato in una ragnatela di fascino e lusinghe tessuta da tre donne di grande carattere e personalità, ognuna delle quali pare avere oscuri legami con la storia e i beni della famiglia Milodragovitch. Tra omicidi e complotti, Milo dovrà suo malgrado districare una matassa all’apparenza insolubile, che lo condurrà ancora una volta ad assaggiare fino in fondo il sapore amaro de “La cattiva strada”.

A distanza di otto anni da Il caso sbagliato Crumley riporta Milo in scena dopo l’intermezzo-capolavoro de L’ultimo vero bacio, primo romanzo della serie di C.W. Sughrue. E il tempo non sembra essere trascorso per il complicato PI, ancora autoindulgente quando si tratta di alcol o cocaina, e ancora capace di farsi trascinare in indagini potenzialmente mortali per slanci in fondo più sentimentali che dettati dall’esigenza di denaro.

Tra anonime cittadine del Montana sommerse dalla neve si consuma a suon di attentati, sesso inatteso e sparatorie questa sua nuova tappa del cammino verso la soglia dei cinquantadue anni, il giorno in cui finalmente potrà mettere mano al patrimonio del padre suicida. Un percorso non solo tortuoso ma disseminato di cocci di vetro da battere a piedi nudi, doloranti e sanguinanti. E non c’è soddisfazione, né di certo gioia alla conclusione del caso: resta solo una spossatezza che annichilisce, un’amarezza incurabile con cui si può al massimo sperare di convivere. Ma pur con tutte le cicatrici che gli solcano l’anima, Milo trae dall’esperienza la volontà almeno di salvarsi dall’autodistruzione, di ricominciare lasciandosi alle spalle donne e inganni, amici perduti, sangue sulle mani e oblio alcolico. La vita è e sarà ancora una guerra continua. Basta saperlo. E attrezzarsi di conseguenza.

Un romanzo che riafferma se ancora ce ne fosse bisogno la statura letteraria del suo autore, “La cattiva strada“. Un libro che testimonia a voce chiara che gli scrittori di razza non passano mai di moda. E Thriller Café non può che consigliare: leggete James Crumley!

Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.

Compra su Amazon

Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

Giuseppe Pastore ha scritto 1638 articoli: