Anno 1138, durante la guerra per il trono d’Inghilterra tra l’imperatrice Maud e re Stephen: per i monasteri il possesso di reliquie miracolose è fonte di guadagno, e così dal Monastero di  Shrewsbury  un gruppo di monaci intraprende un viaggio travagliato verso un borgo gallese per rivendicare le reliquie di Santa Winifred, loro santa protettrice. Ma i gallesi non sono affatto propensi a rinunciare alla “loro” Santa: tra trattative e minacce, le cose si complicano quanto viene scoperto il cadavere di Rhisiart, il principale oppositore dei monaci, trafitto da una freccia.

Toccherà a Fratello Cadfael risolvere il mistero.

Mentre siamo tutti alle prese con la clausura forzata e la voglia di evasione, alla ricerca di un buon libro che allontani le preoccupazioni e ci trasporti lontano nel tempo e nello spazio, La bara d’argento, primo romanzo della fortunatissima serie dedicata da Ellis Peters a Fratello Cadfael, è sicuramente una piacevolissima (ri)scoperta non solo di questo prima capitolo ma di tutta una serie.

Siamo di fronte a un classico giallo inglese medievale, scritto con uno stile semplice e lineare che rende la lettura godibilissima (con l’unico inciampo dei nomi gallesi, non sempre facili da memorizzare): l’ambientazione storica è accurata, con una la guerra che riecheggia nelle vicende quotidiane di Shrewsbury senza diventarne protagonista, tratteggiando la vita quotidiana nel Medioevo inglese con una attenzione particolare alla vita dei monaci benedettini. Accuratezza che non diventa mai pedante, rendendo piuttosto parte integrante del romanzo le complicate vicende della storia inglese a noi probabilmente pressoché sconosciute: ed è tra l’altro molto piacevole leggere della vita quotidiana, delle abitudini, della vita monastica di un periodo storico che affascina migliaia di lettori. Intendiamoci, siamo lontani dalle atmosfere “alte” di quel capolavoro che è “Il nome della Rosa”, ma la Peters riesce benissimo nell’intento di regalare storie intelligenti di intrattenimento.

La prima parte del romanzo, che è funzionale a presentare i personaggi e il contesto non solo di questa storia ma di tutta la serie, può risultare un po’ lenta: è necessario entrare nel mondo di Fratello Cadfael, pensare in termini di daghe e cavalli, vicoli bui e ore scandite dai tempi della preghiera. Non è un passaggio così automatico, anche se serie televisive come Game of Thrones o The Witcher – a esclusione degli elementi fantasy – ci hanno abituato a una raffigurazione plausibile di una vita senza tecnologia (per come siamo abituati a pensarla).

In generale i personaggi sono ben caratterizzati, e alcuni li ritroveremo anche nei romanzi successivi: Ellis Peters sa raccontare gli esseri umani attraverso i loro pregi e le loro debolezze umane, ed è facile identificarsi in personaggi che agiscono per interesse, rabbia, amore, amicizia, invidia. Ed è proprio la capacità di scrivere grandi personaggi che ha creato la figura di Fratello Cadfael: nato in Galles con il nome di Cadfael ap Meilyr ap Dafydd, prima di vestire il saio è stato viaggiatore e soldato delle Crociate. Proprio questa conoscenza del mondo, unita a quella delle erbe medicinali e una spiccata capacità deduttiva, fa di Cadfael un monaco forse non proprio ligio alle regole benedettine, ma umanissimo e disincantato: sinceramente devoto ma non per questo privo di una sua personale interpretazione di cosa è giusto e cosa è sbagliato, e una conseguente applicazione elastica delle regole che non si può non condividere. Cadfael è un personaggio moderno, ironico, mai cinico nonostante quello che ha affrontato nella vita: è il motivo principale del successo di questo investigatore, diventato iconico, portato anche sul piccolo schermo in una serie di alcuni anni fa intitolata “I misteri dell’abbazia”.

Vale la pena di leggere i romanzi nella loro sequenza, sia perché alcune sottotrame si sviluppano in romanzi successivi, sia per vedere la crescita e la trasformazione dei personaggi che di volta in volta incontriamo: è una serie che, in una parola, si potrebbe definire “deliziosa” per la sua leggerezza, per la sua godibilità, per quel suo inconfondibile tratto anglosassone. Una serie apparentemente senza tante pretese, ma che porta spesso il lettore a una sorta di lettura compulsiva: un altro dei misteri di Fratello Cadfael.

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Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 146 articoli: