Torna Donato Carrisi e, dopo essersi preso un anno di pausa e aver proposto al pubblico nuovi personaggi con “L’educazione delle farfalle”, in “La casa dei silenzi” continua la serie di romanzi dedicati all’addormentatore di bambini Pietro Gerber.
Senza preavviso e senza appuntamento, allo studio del dottor Gerber si presenta una coppia di genitori: il loro unico figlio non riesce più a dormire, terrorizzato dalla figura di una donna silenziosa che ritrova ogni notte nei sogni, trasformando il momento del riposo in un incubo da rifuggire. Pietro rimane colpito da una frase che pronuncia la madre: “Non c’è più tempo” e così, anche se all’inizio non è convinto di occuparsi del problema, l’addormentatore di bambini accetta di incontrare il nuovo paziente, senza sapere che sta per imbarcarsi in un viaggio che lo assorbirà completamente, e gli farà mettere in dubbio molte delle sue certezze.
Dalle prime pagine la scrittura scorrevole rende la lettura piacevole e la prima sorpresa, sganciata alla fine del capitolo introduttivo, porta subito la curiosità al massimo. Carrisi è così: una volta iniziato diventa impossibile posare il libro, si vuole giungere alla fine per capire, se non tutto almeno la maggior parte delle cose, perché lo sappiamo: le serie dell’autore lasciano sempre una porta aperta a un seguito.
L’impostazione di “La casa dei silenzi” è perfetta per due tipologie di lettori. I seguaci del primo libro, che di Carrisi non si perdono una pubblicazione, e i nuovi arrivati, quelli che da quest’opera cominceranno il viaggio. I conoscitori troveranno Gerber con tutta la conoscenza dei libri precedenti e avranno la sensazione che qualcosa non va, quasi come se avessero dimenticato dei particolari letti prima; chi invece da qui inizierà si troverà davanti una storia coinvolgente e appassionante, scoprendo sul finale che ci sono dei libri precedenti, con i loro titoli, avendo così la possibilità di recuperare facilmente il passato della storia. È chiaro che Carrisi dopo la pausa da Gerber ha creato una trama comprensibile a chiunque. Una bella mossa che mostra attenzione e rispetto per i lettori.
La narrazione è su due piani temporali: il presente con il nuovo caso del bambino che non vuole dormire e il passato, dove scopriamo seduta dopo seduta il racconto di una donna.
Con i suoi personaggi curati, attraenti e ambigui, che possono al contempo essere sinceri o mentire in buona o in male fede, Carrisi ci porta nelle paure che si annidano nella nostra mente, nei mostri creati dalla psiche: arrivare a capire quando e perché questi demoni sono nati non è semplice, ma è il segreto per guarire. Non solo. Nel romanzo ci troviamo di fronte a cose inspiegabili, che appaiono decisamente paranormali, perché la ragione cozza contro evidenze che non trovano collocazione nel reale. È suggestione. Una spiegazione c’è sempre, logica, a volte banale, ma quell’incertezza, il mondo oltre al velo che fa capolino, sono insieme la bellezza e il carisma del romanzo.
Tra le pagine andiamo a scoprire temi forti, attuali: la violenza sulle donne viene narrata in molte delle sue forme, per capitoli impattanti, ricchi di emotività e tensione. L’autore usa il mezzo letterario per portare a un gran numero di persone un messaggio sociale importante: il gesto silenzioso per chiedere aiuto. Con una mano prima di piega il pollice e poi, sullo stesso si ripiegano le altre quattro dita. È un gesto convenzionale, che si può cogliere incrociando gli occhi di una persona in difficoltà, ma che ancora pochi conoscono o non sono abbastanza attenti da individuarlo. Il libro, coi suoi continui rimandi è importante per inserire questo movimento nella nostra mente, creando quasi un imprinting ipnotico che stimolerà lo sguardo a riconoscerlo se mai dovessimo incontrarlo.
Abbiamo quindi un chiaro aspetto formativo e sociale, restando fermi i continui capovolgimenti della trama man mano che i dettagli aumentano, con le deduzioni che si formano e si disfano rendendo l’opera dinamica, avvincente.
Oltre a un nuovo caso per il suo protagonista, l’autore non manca di continuare a narrare anche la vita privata dello stesso, portandola avanti di un altro passettino e arrivando poi, nel finale, a spiegare quelle piccole contraddizioni che i lettori di lungo corso avranno individuato qui e lì tra le pagine. Sistemato anche questo tassello si spera che il prossimo romanzo, se apparterrà ancora alla serie dell’addormentatore di bambini, possa scavare nei segreti ancora irrisolti messi in risalto dai libri precedenti.
“La casa dei silenzi” è davvero un romanzo da scoprire, ma chi è esattamente il suo autore? Donato Carrisi è nato nel 1973 a Martina Franca e vive tra Roma e Milano, quindi Firenze, la città di Pietro Gerber, non è la stessa dell’autore. Scrittore, regista e sceneggiatore di serie televisive e per il cinema, è una firma del Corriere della Sera. Notizie che si possono trovare ovunque, ma forse non tutti sanno che Carrisi ha confessato in un’intervista a Sky Cinema che a sedici anni, ha parlato con Agatha Christie durante una seduta spiritica e che la divina gli ha detto cose interessanti. Non solo: è convinto che il suo spirito non lo abbia mai abbandonato, in una sorta di possessione. Vero o no, visti i romanzi che scrive, io ringrazio questa collaborazioni tra due autori che amo.
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Articolo protocollato da Tatiana Vanini
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