Considerato uno dei migliori romanzi del 2017, in America, La casa del padre di Karen Dionne è appena uscito anche in Italia per Sperling & Kupfer . Lo recensiamo oggi su Thriller Café.
Helena, la protagonista, vive con un marito che ama e due figlie piccole che sono la sua gioia immensa, in una tranquilla cittadina del Michigan immersa nei boschi ed ha un lavoro che aiuta la famiglia a sbarcare il lunario: grazie alla profonda conoscenza di piante e frutta trasmessale dal padre, prepara e vende marmellate e gelatine fatte in casa. Con il padre ha vissuto, insieme alla giovanissima madre, fino ai dodici anni di età, in una capanna nella palude, la casetta, senza luce né acqua corrente, senza conoscere altri esseri umani se non i genitori, imparando a leggere e a capire il mondo al di fuori della casetta, su vecchi numeri del National Geographic. Eppure ha amato quella vita selvaggia, il fiume, la caccia e quel padre brutale e amorevole al tempo stesso, che le ha insegnato tutto sulla natura.
Un giorno qualcosa si spezza, Helena viene messa di fronte ad una verità che mai avrebbe potuto immaginare e nonostante sia ancora poco più che una bambina, prende una decisione coraggiosa: scappa dalla casetta insieme alla mamma, ed il padre viene arrestato. Ora però, a distanza di quindici anni, l’uomo è evaso e Helena sa di essere in pericolo. Soprattutto sa di essere l’unica al mondo a poterlo catturare di nuovo.
Le prime due pagine di questo thriller psicologico sono un sunto degli avvenimenti accaduti nei dodici anni nella palude, della fuga, del ritorno alla vita reale e del segreto che Helena custodisce e che non ha mai rivelato neanche al marito, ma devo ammettere che la scelta dell’autrice di svelare subito, sin dall’inizio, i punti salienti della trama, nulla toglie al desiderio di proseguire la lettura.
È un romanzo intimista, concepito come fosse una sorta di lungo discorso: la protagonista parla in prima persona e racconta la sua storia attuale alternandola a numerosi flashback, i dialoghi sono ridotti al minimo e si ha la piacevole sensazione, a mio parere, di ascoltare piuttosto che di leggere, come se Helena fosse di fronte al lettore a parlare di sé.
La casa del padre, è anche un libro fortemente descrittivo: l’autrice ha vissuto diversi anni nei boschi e illustra con grande sapienza la natura in tutta la sua bellezza, forza e potenza, l’ambiente ostile della palude e il tempo scandito solo dal ritmo circadiano e dall’alternarsi delle stagioni. Karen Dionne riesce a immergere il lettore nell’habitat che circonda i protagonisti e a farlo respirare, sentire sulla pelle.
Non è un libro dal ritmo incalzante, Karen Dionne pone l’accento più sulla psicologia dei personaggi (affrontando temi difficili come la sindrome di Stoccolma, l’impotenza appresa e il narcisismo patologico) e sulle loro condizioni di vita, che non sull’azione: ne deriva dunque un thriller complesso, diverso e insolito, ma non per questo meno godibile, anzi. Solo nelle ultime pagine la narrazione vira verso la caccia all’uomo e si fa più concitata: sembra quasi che Helena interrompa il suo racconto per prendere in mano la situazione e andare incontro a ciò che deve fare e che farà.
Recensione di Francesca Mancini
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.
Compra su Amazon
- Dionne, Karen (Autore)
- Valutazione del Pubblico: X (Solo per adulti)