La conquista di Parigi - Bernard Cornwell

Se abbiamo voglia di farci un’idea del genere di autore che abbiamo di fronte, a leggerne qualche scampolo biografico qua e là si scoprono spesso esperienze di vita particolari, una serie di eventi, coincidenze, sincronicità, sliding doors, chiamiamole come più ci aggrada, che in un modo o nell’altro hanno condotto proprio lì, in quel preciso crocevia in cui si inizia a gettare le basi per quella che, da semplice miraggio inarrivabile, diventerà l’agognata professione di successo.

Bernard Cornwell, l’autore londinese di La conquista di Parigi, il libro sul menù di oggi a Thriller Café, è un esempio lampante dello scrittore divenuto tale perché in qualche modo costretto da un’impellente necessità di natura personale. Noto giornalista televisivo per la BBC di stanza in Irlanda del Nord, abbandona il lavoro perché intende trasferirsi in America per amore di Judy. Senza un’occupazione, e di conseguenza impossibilitato ad ottenere la green card, opta per dar sfogo alla propria passione, ossia quella dei romanzi storici, trasmessagli dalla lettura di scrittori capisaldi del genere, tra i quali Dudley Pope, Cecil Scott Forester e Patrick O’Brien. E da qui ha inizio la sua personale cavalcata, non priva di cadute e di svolte fortunose, che lo ha portato a pubblicare fino a oggi, all’invidiabile età di quasi ottant’anni, una sessantina di libri.

La conquista di Parigi è il nuovo romanzo storico in uscita, ambientato nella Francia del dopo Waterloo, che vede protagonista Richard Sharpe, l’ormai celebre soldato britannico (impersonato dall’attore Sean Bean nell’omonima fiction TV) che, dopo aver scalato i ranghi dell’esercito di Sua Maestà, è a capo di una truppa di elite. In questa avventura Sharpe viene incaricato di attraversare la Manica per togliere di mezzo una squadra di assassini che si fa chiamare  “La Fraternité” e che pare avere tutte le intenzioni di rovesciare gli attuali equilibri sociopolitici. A capo dei criminali sulle cui tracce è stato messo Sharpe, c’è un vero e proprio killer, non per nulla soprannominato “Le Monstre”: un uomo senza scrupoli, che fa della violenza e dell’efferatezza il proprio marchio di fabbrica. Nei labirintici sotterranei di Parigi avrà luogo un’epica caccia all’uomo costellata di scontri e colpi di scena all’ultimo respiro.

Bernard Cornwell è figlio adottivo e ha conosciuto il padre biologico solo all’età di 58 anni. Nella più classica delle tradizioni fiction, il personaggio di Richard Sharpe può essere visto come una sorta di alter ego dello stesso autore. Nato alla fine del diciottesimo secolo da una prostituta e un cliente occasionale, Sharpe si arruola nell’esercito, tuttavia l’indole ribelle e irriverente gli fa guadagnare solo antipatie e punizioni. È grazie al Duca di Wellington, che vede in lui un potenziale da non sottovalutare, che a Sharpe verrà concessa la possibilità di mostrare le sue vere doti fino a conseguire i gradi di colonnello.

Dopo aver letto il romanzo di Bernard Cornwell e conoscendone un po’ di vissuto, mi viene in mente il riff della memorabile canzone degli AC/DC, È lunga la strada che porta al successo. Il pezzo è un ritratto dello sfiancante e tortuoso percorso di coloro che bramano di giungere alla gloria con il rock’n’roll e iniziano a strimpellare nei garage, ma vale assolutamente per qualsiasi sogno nel cassetto.

Cornwell al suo fianco ha ancora Judy, probabilmente il primo ingranaggio del meccanismo che gli ha messo in moto il talento di scrittore, e con quel sorriso sardonico, la pipa tra le labbra e lo sguardo fiero che si possono osservare in molte immagini che lo ritraggono, sembra ribadire il concetto con l’aggiunta di un dettaglio non proprio insignificante: Gente, è tutta questione di perseveranza. E di un pizzico di fortuna.

Come dargli torto.

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La conquista di Parigi
  • Cornwell, Bernard (Autore)

Articolo protocollato da Damiano Del Dotto

Mi chiamo Damiano, abito a Pistoia, sono sposato con Barbara e sono più vicino ai 50 anni che ai 40. Poche cose colloco nella memoria come il momento temporale e il libro che in qualche modo mi ha cambiato la vita e mi ha infuso la gioia della lettura: avevo 11 anni, frequentavo la prima media e il romanzo è IT di Stephen King. Da allora non posso fare a meno di questa passione viscerale che mi accompagna quotidianamente. Si sente spesso dire che siamo la somma delle nostre esperienze. Allo stesso modo credo che l'amore che provo per la vita sia la somma dei libri che leggo.

Damiano Del Dotto ha scritto 51 articoli: