Dopo il successo de “L’ultimo pinguino delle langhe” la saracinesca di Thriller Café quest’oggi si alza sul romanzo giallo “La controra del barolo, la nuova indagine del Commissario Gualtiero Bove, personaggio nato dalla fantasia dello scrittore piemontese Orso Tosco.

Già dal titolo è facile desumere, e come potrebbe essere altrimenti, che la cornice della storia la facciano ancora le Langhe, patria di eccellenze gastronomiche e delle uve Nebbiolo, il cui derivato è proprio il vino Barolo.    

Siamo nuovamente a Calanchi di Clavesana, piccola frazione incastonata, giustappunto, tra calanchi rassomiglianti a giganteschi aironi di sabbia, dove risiede il Commissario Gualtiero Bove, detto il Pinguino. Subito dopo l’ennesima irrinunciabile nuotata, con ancora indosso la muta gocciolante di fiume, il Commissario riceve la telefonata di Palmiro Benincasa, parroco di Cortemilia, uno dei tanti borghi che come pietre preziose adornano il basso Piemonte, un territorio, come riflette lo stesso Bove, geograficamente limitato ma che pare contenere un’intera enciclopedia di paesaggi.

Il curato denuncia un furto avvenuto al cimitero della parrocchia, e sebbene ai giorni nostri, ahimè,  non esista più uno straccio di rispetto e nessun luogo sia esente da ladrocinio, la sottrazione è veramente rara nel suo genere: infatti è stato rubato un morto, e per la precisione il fu Gaspare Mignogna, con tanto di profanazione della tomba.  

Insieme all’immancabile ed eterogenea squadra composta dal vice Commissario Cristiano Raviola, dagli agenti Carla Telesca e Gioacchinio Listeddu, e dalla costante compagnia di Gilda gildina, la sua bassotta che si porta al seguito come una mascotte, Gualtiero Bove avvierà un’indagine dai connotati alquanto bizzarri e pericolosi, in cui, quanto a stranezze, il cadavere trafugato si rivelerà essere solo la punta dell’iceberg. A fare da contraltare c’è una misteriosa e perfida Confraternita dagli arcani riti propiziatori, al cui interno al momento è in corso una guerra condotta dai membri di due fazioni opposte che si contendono la successione al posto di comando.

Il Commissario Gualtiero Bove, conosciuto come il Pinguino per la viscerale passione che lo lega al nuoto, e quando è in tenuta da stilliberista, con la sua corporatura “a pera”, ricorda proprio il simpatico bipede, è il vero catalizzatore della storia. In alcuni frangenti si eclissa a favore dei personaggi comprimari, tra cui l’erotomane, ma simpaticissimo, vice Raviola il quale cerca in tutti i modi, dall’alto della sua navigata esperienza nell’universo muliebre, di trovare la compagna adatta al suo superiore in prossimità del mezzo secolo di vita. Ma anche se non si vede e non si sente il Pinguino c’è, medita nell’ombra, con quella sua flemma che evoca a tratti certe filosofie tipiche dell’estremo oriente. Sarà per il suo vezzo, che lo aiuta ad incentivare la propria capacità intuitiva, di ripetere ogni tanto tra sé e sé dei versi composti da parole apparentemente slegate l’una dall’altra, in rima baciata, e che ricordano gli haiku, i criptici componimenti poetici giapponesi.

O magari sarà per la “sensazione dell’antilope” menzionata nel romanzo, una sorta di formicolio che i boscimani dell’Africa meridionale avvertono alla pianta del piede e grazie al quale percepiscono la presenza di tali animali anche se non li hanno nel proprio campo visivo.

Ecco, il Commissario Gualtiero Bove è una specie di boscimano, e l’arte dell’investigazione la sua savana. E se ogni lunedì mattina, contravvenendo a una certa rettitudine dovuta al ruolo ricoperto, assume una piccola dose di LSD per mitigare un latente stato di malinconia che lo affligge, ben venga il fin di bene. D’altronde, come sentenzia il Notaio, uno dei membri più potenti della Confraternita, Le rose e le ortensie più belle non si nutrono forse con il sangue di bue?

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La controra del Barolo
  • Tosco, Orso(Autore)

Articolo protocollato da Damiano Del Dotto

Mi chiamo Damiano, abito a Pistoia, sono sposato con Barbara e sono più vicino ai 50 anni che ai 40. Poche cose colloco nella memoria come il momento temporale e il libro che in qualche modo mi ha cambiato la vita e mi ha infuso la gioia della lettura: avevo 11 anni, frequentavo la prima media e il romanzo è IT di Stephen King. Da allora non posso fare a meno di questa passione viscerale che mi accompagna quotidianamente. Si sente spesso dire che siamo la somma delle nostre esperienze. Allo stesso modo credo che l'amore che provo per la vita sia la somma dei libri che leggo.

Damiano Del Dotto ha scritto 60 articoli: