Recensione oggi su Thriller Café dell’interessante La crosta dell’inferno, romanzo uscito per Rizzoli firmato da Simon Daniels, pseudonimo di un autore che conosce il mondo criminale siciliano e i suoi retroscena più inquietanti.
Titolo: La crosta dell’Inferno
Autore: Simon Daniels
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2010
Pagine: 336
Trama:
Palermo può essere una città feroce. Sara Salemi, vicecapo della Sezione Minori, viene aggredita e accoltellata in uno stanzino della questura. Solo un caso fortuito la salva da una morte certa. La convalescenza è lunga, la paura e il rancore la tormentano ma, più forte di ogni cosa, un pensiero la guida: trovare la Bestia, la minaccia sospesa sulla città che colpisce, si nasconde e ogni volta scompare senza lasciare traccia. È lui l’assassino, lo psicopatico prezzolato che permette un traffico ignobile di innocenti, un giro di affari gestito da insospettabili professionisti e padri di famiglia. Solo con l’aiuto del suo capo Marcello Porzio, Sara potrà scoprire l’ultima verità. Simon Daniels è lo pseudonimo di uno scrittore che conosce il mondo criminale siciliano e i suoi retroscena più inquietanti.
Inizia con quello che potrebbe essere la fine, La crosta dell’Inferno di Simon Daniels. Il commissario Sara Salemi aggredito da una Bestia e ridotta in fin di vita, l’intera polizia di Palermo oltraggiata da questo attentato temerario consumatosi all’interno della Questura, sotto gli occhi di tutti e senza che se ne accorga nessuno.
Il commissario Salemi, come suole dirsi, ha la pellaccia dura. Appena è di nuovo in grado di camminare eccola salire in sella al suo destriero, un vespino che ha più chilometri da ricordare che da fare, a girare per i quartieri più marci della città per sbattere in faccia alla gente che lei è ancora viva, e se qualcuno pensava che l’aggressione l’avrebbe spezzata, beh che capiscano che non l’ha piegata neanche.
Non è una dura da quattro soldi, il commissario. Ha paura, ma come dice lei quando si cade da cavallo bisogna risalire immediatamente, altrimenti si finisce per aver paura anche di camminare.
La fine apparente è solo il primo passo di una lenta, progressiva e scientifica discesa negli inferi più bui, in un sottobosco di Palermo fatto di violenze miserabili, trame criminali nascoste dietro facciate di civile convivenza, e in fondo a tutto quello verità più nauseanti: meschine compravendite di corpi di bambini, infanti trattati come bambole di piacere per la lussuria di mostri dalle più varie estrazioni sociali, tutte unite da un unico tratto di perversione.
Sara Salemi è una donna ostinata e dura. Si muove tra le strettoie lasciatele dalle procedure di polizia, dai suoi superiori, dalla Procura che morde il freno e piazza mille distinguo lungo la strada. Il nemico è ben presto individuato non tanto nella Bestia, la mano che ha tentato di ucciderla, quanto nella mente dietro a tutto il male, quella Anna Migliorini che organizza e lucra sul traffico di corpi sotto gli occhi di tutti ma senza sbagliare una mossa. E’ con lei che ingaggia il duello più delicato, quello che si combatte più con il silenzio che con le parole, con gli sguardi e non con le azioni. Lei che fa emergere il passato di Sara, costringendola ad annodare tra loro fatti che sembravano indipendenti, rendendola parte di un meccanismo da cui il commissario dovrà evitare di farsi stritolare se vorrà portare a termine quella difficile indagine.
La scrittura di Simon Daniels (pseudonimo di Davide Camarrone, giornalista e scrittore) è avvincente e senza fronzoli. La trama è sviluppata in maniera cinematografica, con brevi paragrafi come scene di un film, in cui l’azione e la riflessione sono alternati in un giusto equilibrio sufficiente a non spezzare mai il ritmo della lettura. Gli aspetti più turpi della storia, quelli relativi all’abuso di minori, sono raccontati senza indulgere alla tentazione un po’ vigliacca di nasconderne o mitigarne un poco l’atrocità. E il linguaggio freddo, a volte quasi da cronaca, applicato a temi così drammatici, riesce a farne risaltare la crudezza come un esasperato tono drammatico non riuscirebbe probabilmente a fare.
Per certi versi un poliziesco, ma in definitiva un libro nero come la pece, e a leggerlo si ha l’impressione di camminare nella sporcizia di quartieri dove il degrado morale supera quello urbano, dove ogni pietà è dimenticata, se mai è esistita, e l’assenza di redenzione una realtà con cui bisogna imparare a convivere. Un noir che obliquamente avverte il lettore già dal suo titolo: laddove dall’inferno, com’è noto, è impossibile uscire.
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