Cari avventori del Thriller Cafè, oggi vi trasporterò nel Medioevo grazie all’ultimo romanzo di Marcello Simoni, “La dama delle lagune”, in libreria da qualche settimana per i tipi di La Nave di Teseo. L’autore non ha bisogno di presentazioni e in questo suo ultimo lavoro ci porta nella natia Comacchio negli anni successivi all’incoronazione di Carlo Magno a Imperatore, avvenuta la notte di Natale dell’800. Il romanzo di Simoni, come quelli cui ci ha abituato in passato, mescola abilmente elementi storici documentati a eventi di fantasia, costruendo una storia che ha il sapore del thriller moderno, mantenendo però una rigorosa collocazione di fatti e personaggi nel contesto medievale.
Gli avvenimenti che fanno da sfondo alla narrazione sono quelli delle contese tra Longobardi da un lato e Bizantini dall’altro, per il controllo e il dominio delle zone del delta del Po. La comunità di Comaclum, attuale Comacchio, è infatti al centro di una disputa tra i due imperatori, per la quale si generano due opposte fazioni che si contendono il potere nella comunità. L’abate dell’Aula Regia, Smaragdo (sostenuto dal mastro falegname Gregorius), e il vescovo Vitale (con il diacono Partecipazio) lottano a colpi di sotterfugi e intrighi, senza peraltro disdegnare, quando occorre, di sguainare la spada e il pugnale. Nel mezzo di questa disputa avviene un fatto eccezionale. Una teca che contiene una salma è trasportata a Comaclum dalle acque della laguna. La salma è quella di una graziosa giovane donna e chi entra in contatto con lei subisce una sorte molto particolare. Si avvia quindi una sorta di indagine da parte di Smaragdo, che tenta di individuare l’origine di questo particolare “dono”, difendendo al contempo Comaclum dagli attacchi di misteriose navi nemiche.
Simoni è un maestro nel creare il contesto e l’ambientazione del romanzo e il suo rigore filologico è inappuntabile, con un linguaggio colto e ricercato che, senza appesantire, aiuta a ricreare molto bene l’atmosfera dell’epoca. Il ritmo che riesce a dare al romanzo è buono, a tratti perfino incalzante e le pagine scorrono piacevolmente. L’intreccio è decisamente solido, anche se forse nella seconda parte si indebolisce un po’ e la narrazione tende a divenire leggermente frammentata e talvolta anche un tantino didascalica. In ogni caso, il punto di forza assoluto che, a mio parere, è alla base del grande successo di Simoni è la straordinaria capacità di descrivere l’ambientazione, i personaggi, la cultura del tempo. Impossibile leggere “La dama delle lagune”, senza essere almeno in parte trasportati nella Comaclum medievale.
Sullo sfondo, alcuni spunti di riflessione che propongono un altro canovaccio caro a Simoni, l’utilizzo del passato per svelare le caratteristiche e le ambiguità del presente. Il rapporto tra potere spirituale e potere temporale, il ruolo della Chiesa come motore della crescita culturale delle comunità, la condizione femminile. Tutti temi affrontati in modo molto tenue e leggero, senza appesantire la narrazione, più evocati che esplicitati. Su tutti, però, mi sembra ne emergano due in particolare, il rapporto tra il potere, ecclesiastico o militare che sia (all’epoca le due cose molto spesso coincidevano) e il popolo o la comunità di riferimento e l’utilizzo strumentale della fede come meccanismo per manipolare le coscienze. La lotta tra Smaragdo e Vitale sembra quindi essere anche una lotta tra due concezioni differenti del potere, l’una basata sull’autorevolezza e sul forte senso della comunità e dei suoi valori spirituali e l’altra sulla manipolazione e sulla protervia. Smaragdo anticipa gli abati dell’alto medioevo, pre-scienziati e razionalisiti, mentre Vitale “usa” il popolo per il suo arricchimento personale.
Ancora una volta Simoni racconta il passato, ma è sull’oggi che vuole farci riflettere e “La dama delle lagune” si rivela a questo scopo un’ottima occasione.
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