Si intitola La disciplina di Penelope il nuovo giallo di Gianrico Carofiglio, in libreria dal 19 gennaio per Mondadori, che recensiamo oggi al Thriller Café.
Non che Gianrico Carofiglio abbia bisogno di presentazioni, ma ai meno informati ricordiamo che è nato a Bari nel 1961, è un ex magistrato ed ex politico, è appassionato di arti marziali, è sposato ed ha due figli. Ha esordito nella narrativa nel 2002 con il giallo Testimone inconsapevole che ha dato vita alla serie dell’avvocato Guido Guerrieri. A Testimone inconsapevole sono seguiti Ad occhi chiusi, Ragionevoli dubbi, Le perfezioni provvisorie, La regola dell’equilibrio e La misura del tempo. Da tre libri è composta, invece, la serie del maresciallo Pietro Fenoglio (Una mutevole verità, L’estate fredda e La versione di Fenoglio). Inoltre Carofiglio ha scritto numerose raccolte di racconti, saggi, romanzi non gialli da alcuni dei quali sono stati tratti anche dei film.
In La disciplina di Penelope l’ex magistrato barese cambia decisamente ambientazione rispetto alle sue serie precedenti (quella dell’avvocato Guerrieri e quella del maresciallo Fenoglio): quest’ultimo giallo è ambientato in una Milano autunnale, livida, grigia più del solito. E grigia è diventata, in un certo senso, anche la vita della protagonista, la dottoressa Penelope Spada: era un Pubblico Ministero preparato, intransigente e inflessibile, ma dopo che un misterioso quanto clamoroso errore le ha cambiato l’esistenza, la sua vita è ora divisa fra lavori saltuari, troppi caffè corretti, troppe sigarette e troppi Tavor.
Intransigente, però, Penelope lo è ancora, con se stessa più che con gli altri: mangia rigorosamente sano, ha continuato ad allenarsi mantenendo il suo fisico da atleta, tuttavia è diventata più consapevole, si prende la libertà e la responsabilità di scegliere per se stessa, tant’è che (ad esempio con gli alcolici) spesso sbaglia sapendo di sbagliare. E’ impulsiva, decisa, testarda, impaziente e, contrariamente alla sua omonima di omerica memoria, non le piace aspettare. Perciò quando Mario Rossi, un agente immobiliare mandatole dal suo amico giornalista Zanardi, le chiede di guardare gli atti relativi all’omicidio di sua moglie Giuliana, Penelope lo rimanda indietro rifiutando il caso, convinta di non poter scoprire nulla che possa servire a quell’uomo che non abbia già scoperto la polizia. Però c’è qualcosa in quella storia che la incuriosisce… e alla fine, anche se non ha la licenza di investigatore privato, anche se vorrebbe starsene tranquilla e lontana da qualsiasi cosa abbia a che fare con tribunali e indagini, si lascia convincere. In fondo cosa cerca, quell’uomo, quel marito, quel padre? Cerca giustizia, vuol essere assolto agli occhi di sua figlia, perché domani, indagando sulla morte della madre, non debba sospettare di lui, perché il ricordo non venga macchiato dall’infamia. O forse – si chiede Penelope – quell’uomo è colpevole? Certo è che ha bisogno di indagare, di conoscere, di sapere per scoprire com’è morta, davvero, la personal trainer Giuliana Baldi ritrovata con un colpo di pistola alla nuca alla periferia di Rozzano. Troppo facile e troppo assurdo pensare a una rapina, troppe cose non collimano.
Ciò che Penelope scoprirà condurrà lei e noi ad un’unica conclusione, un messaggio che si riverbera per tutto il libro: mai, mai, mai saltare alle conclusioni.
Anche in questo giallo, nonostante cambino protagonista e ambientazione, Carofiglio non rinuncia ad approfondire dall’interno gli aspetti giudiziari della vicenda, sebbene questo sia un Legal thriller leggermente atipico, giacché la protagonista era una Pm e ne conserva i ragionamenti e la mentalità, ma è diventata un’investigatrice privata quindi prende l’iniziativa, agisce, indaga in prima persona.
In definitiva La disciplina di Penelope, che per molte ragioni si preannuncia come il primo capitolo di una nuova serie, è un giallo che convince, ma non soddisfa del tutto: è indubbiamente scritto bene, l’ambientazione e il contesto destano qualche interesse, ma manca qualcosa. La protagonista è interessante, ma non incisiva come probabilmente avrebbe dovuto essere nelle intenzioni dell’autore: il libro incuriosisce, ma viene da chiedersi se e quanto, alla lunga, ci si ricorderà di Penelope Spada. C’è da sperare che un eventuale secondo capitolo possa convincere maggiormente, svelare misteri rimasti celati e fugare tutti i dubbi. Per il momento è una lettura comunque consigliata, ma, cara Penelope, sappi che ti teniamo d’occhio.
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