Dopo il successo delle serie dedicate a Cab Bolton e Jonathan Stride, Brian Freeman per il suo nuovo romanzo propone un terzo protagonista: Frost Easton, detective della Omicidi di San Francisco. Apparso in lingua originale a inizio febbraio 2017 con il titolo di The Night Bird, La donna che cancellava i ricordi è pubblicato in Italia da Piemme con la traduzione di Alfredo Colitto e arriva a un anno di distanza dal precedente Ai morti non dire addio, nono romanzo del ciclo di Jonathan Stride.
Per questo nuovo romanzo Freeman si è allontanato dalle solite vicende poliziesche per costruire una trama più complessa che tratta di ipnosi, fobie e recupero della memoria.
L’ambientazione scelta è San Francisco, nella soleggiata baia dove il Bay Bridge collega la città a Oakland. Qui nel pieno della notte due ragazze a bordo di una Camaro cabrio sono ferme nel traffico del ponte. Una delle due, Lucy, soffre l’altitudine e quando attraversano l’acqua viene presa dal panico, Brynn, più allegra e sicura di sé, tenta di stemperare la tensione con qualche battutina. Ad un certo punto le ragazze vengono affiancate da una macchina guidata da una persona che indossa una strana maschera simile a quella del film Scream. Poco dopo Brynn sembra entrare in uno stato di trance, esce dall’auto e con movimenti strani si avvicina al bordo del ponte e poi si butta giù.
Il suo non è il primo suicidio inspiegabile in città. Poco tempo prima una donna si è tolta la vita sparandosi senza apparente ragione, nel pieno di una cerimonia di matrimonio e la scena è stata ripresa da un iPhone. Da questo momento in poi una serie di donne muoiono in condizioni anomale. L’unico filo conduttore che lega la serie di suicidi inspiegabili è che le vittime sono state pazienti della dottoressa Frankie Stein che ha sviluppato un particolare e controverso tipo di ipnosi, in grado di rimuovere o perlomeno attenuare i ricordi più penosi, legati a fobie, dalla memoria dei soggetti che ne sono sottoposti. Dopo questo tipo di terapia ogni ricordo tirato fuori dalla memoria e poi ricollocato in essa non è più lo stesso. I terapisti chiamano questo processo: riconsolidamento mnestico.
Il detective della Omicidi Frost Easton, scettico al riguardo, è costretto a collaborare con la dottoressa Frankie per risolvere il caso. La stessa dottoressa però è soggetta a forti e improvvisi amnesie e Frost sa che dovrà partire da lei per capire chi si nasconde dietro gli omicidi. Lo stesso Frost dovrà affrontare le sue paure più private per riuscire a fermare il serial killer che sta terrorizzando la città del Golden Gate.
La donna che cancellava i ricordi è un thriller psicologico ricco di elementi interessanti: Ipnosi, memorie, fobia, il passato tormentato del detective, i sospetti che ricadono inevitabilmente sulla dottoressa e la serie di morti che non si ferma.
I due protagonisti sono ben delineati dall’autore: la dottoressa Stein è una professionista molto chiacchierata a San Francisco. Sposata con un neurologo, Frankie si occupa di curare militari al ritorno dalle missioni o persone affette da forti fobie che impediscono il normale svolgimento della vita. Dopo anni di ricerca, ha sviluppato un controverso metodo di ipnosi che permette ai suoi pazienti di cancellare il ricordo di eventi traumatici. Il suo metodo terapeutico consiste nell’ipnotizzare i suoi pazienti e poi andare a rimuovere o modificare i ricordi traumatici così da eliminare la fobia conseguita.
Tra i più dubbiosi circa il suo modus operandi il detective Frost Easton. Frost è un uomo con un passato ingombrante ha imparato sulla propria pelle che non esistono miracoli e a non credere alle coincidenze. I due però capiscono che dovranno imparare ad apprezzarsi a vicenda se vogliono arrivare a risolvere un’indagine così complicata.
La scrittura di Freeman si caratterizza per l’uso sapientemente alternato tra quiete e suspense, riuscendo così a mantenere intatta la tensione fino all’ultima pagina. Per farlo usa un linguaggio molto semplice fatto di frasi brevi e spezzate, riesce così ad esempio a far trasparire in pieno tutte le emozioni che sta provando un personaggio come Lucy in un momento di massima tensiome, trasmettendo al lettore l’ansia e l’angoscia provate dalla donna, e contemporaneamente riesce anche a descrivere un tratto della personalità e del carattere di Lucy, descrivendone pensieri e atteggiamenti.
Lucy slacciò la cintura di sicurezza. Aprì la portiera, ma quando provò a scendere vide l’acqua nera oltre il parapetto e le sue gambe si fecero di piombo. Uno spasmo la costrinse a serrare le ginocchia. Riusciva a pensare solo all’altezza. Al vento. All’acqua. Alla caduta. Non poteva uscire dall’auto.
Sin dall’inizio il romanzo si caratterizza per le splendide descrizioni dell’autore, pur senza dilungarsi in rappresentazioni infinite esterne alla trama e rallentare la lettura. Perfetta anche la narrazione dei momenti di maggior tensione, in cui Freeman con un linguaggio efficace e quasi poetico riesce a far penetrare la paura fin nel profondo dell’animo del lettore.
Fuori campo, si udì un grido di donna. C’erano tanti tipi di grida, ma quello era uno che Frost non aveva mai sentito prima. Un urlo che proveniva da un buco nero, un luogo in cui la morte era preferibile alla vita.
Nonostante l’argomento ipnosi non sia stato usato per la prima volta in un thriller, Brian Freeman riesce a costruirci intorno una trama del tutto originale da sembrare quasi una storia vera. Un thriller psicologico che gioca non solo con la mente ma è un’immersione nel lato oscuro della città e dell’animo umano.
La donna che cancellava i ricordi è un romanzo davvero ben riuscito, avvincente, e conturbante. Da leggere.
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