Con questa recensione voglio dar seguito al mio disappunto nei confronti delle case editrici, già espresso in occasione di Rosso Italiano di Massimo Rainer (ed. Barbera 2007) a proposito di libri messi anzitempo fuori catalogo, nella speranza di sensibilizzare i lettori e magari qualche editore a voler leggere, cercare, o ripubblicare delle ottime opere di romanzieri più o meno conosciuti, che altrimenti sarebbero dimenticate.
Il libro di oggi è La donna che parlava con i morti di Remo Bassini, pubblicato nel 2007 da Newton Compton Editore e già fuori catalogo.
Gravissimo errore per due motivi fondamentali.
Primo perché Remo Bassini è uno dei pochi narratori italiani contemporanei che con profonda e lucida semplicità riesce a descrivere le contraddizioni delle provincie del nord Italia nella solco della tradizione tipica di grandi scrittori come Cesare Pavese, Dino Buzzati ed altri noti (e questo posso dirlo poiché non sono di parte e non ho alcun interesse personale).
Secondo perché l’opera è di alto valore letterario e a distanza di cinque anni è ancora attuale, godibile e credo unica nel suo genere “giallo”.
La trama
È il primo giorno di settembre, fa caldo. Nell’aria, Anna Antichi sente l’angoscia del suo fallimento esistenziale: un incubo di giornate sempre uguali da consumare in un paese troppo piccolo per i suoi sogni. Con l’anima spezzata da un grave lutto familiare, Anna è una ragazza invecchiata troppo presto e il corso degli eventi aggiungerà dolore al suo dolore. Fabrizio, lo strano poliziotto di cui si è innamorata, è scomparso improvvisamente: i suoi colleghi brancolano nel buio e Anna si rifiuta di credere a una realtà troppo dura da accettare. Dal passato di Fabrizio affiorano, infatti, le tracce che portano fino alle profezie di una misteriosa Marta. Fili sottili che Anna è costretta a seguire nel tentativo di liberare se stessa e l’uomo che ama da un destino di disperazione.
Anna Antichi è un personaggio semplice e complesso al tempo stesso. È anarchica figlia d’anarchico. Testarda come un mulo. Sfrontata, irritante, impulsiva, paranoica, complicata, inquieta, vive solo “il tutto o il niente” ed è piena di difetti, ma ha pure delle qualità contrapposte. È forte dentro. È molto sensibile. Coraggiosa, pratica, intelligente, onesta e soprattutto è innamorata e soffre. Soffre molto per amore, e non solo per quello di Fabrizio, ma anche per quello rimpianto del padre e per quello inespresso della madre.
Anna Antichi è un personaggio vero, o meglio, Remo Bassini riesce a creare un personaggio vero, vivo, ricco di una sensibilità femminile così intensa, da far credere che sia stata addirittura descritta da una donna, per come è intimamente spiegata. Da uomo non è facile scavare nell’animo di una donna. Non lo è affatto nelle sue passioni, nel suo amore e soprattutto nel suo dolore, nel suo tormento senza pietà. Scusate ma tutto questo, non è poco.
Anche gli altri personaggi del romanzo sono perfetti e indimenticabili. Ognuno di questi, a partire dall’amato Fabrizio è completo, ben caratterizzato e con un ruolo preciso e funzionale nell’insieme della storia. Ognuno introduce sempre un tema o rappresenta qualcosa. Un qualcosa d’importante come l’onestà intellettuale (il padre anarchico di Anna), l’amicizia (Fabrizio), l’invidia, la caparbietà, l’onore, la giustizia, il passato con la sua storia, la guerra, l’omicidio di una giovane innocente, l’omicidio di un giovane idealista. Il mistero. Fili tutti legati dall’amore, dalla sofferenza e dal tormento dell’anima.
Il vero protagonista del romanzo è il dolore, assoluto, incondizionato. In una sola parola Potente. Protagonista da subito di una escalation senza uguali, fino a diventare lirismo. Un dolore vero che scaturisce dalla passione, inserito in un sordo contesto quotidiano, mai espresso in modo sensazionale e confinato a restare intimo. Un dolore che muta e fa crescere.
Lo sfondo della narrazione è come sempre quello della provincia Italiana del nord Italia, con le sue atmosfere e contraddizioni, messe impietosamente a nudo, insieme ai difetti, alle ipocrisie e alle sue devastanti indifferenze. Raccontare di questo, e così bene, senza essere un “grillo parlante” retorico e moralista, oggi lo sanno fare davvero in pochi, e credo, veramente molto pochi se si tratta di un giallo intriso di mistero.
A proposito del genere letterario scelto da Remo Bassini c’è da dire che si tratta di un “giallo” piuttosto atipico, dove l’azione scenica è sostituita dall’evoluzione psicologica dei suoi personaggi, e della protagonista in particolare, fino a superare l’essenza stessa del genere narrativo per uno di gran lungo respiro che tocca le corde dell’opera letteraria.
La genialata del romanzo La donna che parlava con i morti, (titolo inquietante e retrò), è l’enigma che ruota intorno a questa donna che fino all’ultimo non sarà svelato.
In conclusione la narrazione di Remo Bassini ha sempre un’anima forte e bella che penetra nella psiche del lettore come un soffio vitale fino a trasformarsi in essenza del quotidiano e sublimazione del leggere.
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