Questa settimana al bancone del Thriller café c’è odore di foglie che bruciano, di fuochi campestri e tradizioni antiche. C’è memoria di un tempo andato che lotta per non scomparire insieme alle sue culture preziose. Merito forse di questo drink che ci stiamo bevendo. Oggi al bancone serviamo una tisana alle erbe e si ascolta il suono del deserto uscire dal juke-box.
Per i più esigenti abbiamo anche un bourbon appena aperto e della tequila, ma per me la tisana potrà bastare. Sedetevi.
Ho letto per voi un classico del genere poliziesco uscito per la prima volta nel 1973 e da poco riproposto in Italia da HarperCollins.
Siamo nel Nuovo Messico, a cavallo tra la riserva indiana dei navajo e quella degli zuni. Ernesto e George sono soltanto due ragazzini, due amici. Il primo si sta preparando per partecipare a una delle principali festività degli zuni nella quale interpreterà il ruolo di Shulawitsi, il Dio del Fuoco. Il secondo invece, George, è un navajo.
Quando entrambi scompaiono lasciando dietro di sé soltanto una traccia di sangue, il tenente Joe Leaphorn della polizia tribale navajo e il capo della polizia zuni Ed Pasquaanti si troveranno a collaborare. L’indagine di Leaphorn verrà ostacolata dalla presenza di uno scavo archeologico e dall’ombra della superstizione legata ad alcuni reperti che sarebbero stati sottratti allo scavo. Uno spirito senza controllo aleggia sui villaggi in cerca di vendetta? Alcuni dicono di aver avvistato un kachina – uno spirito delle popolazioni del Pueblo, – ma Leaphorn non si fa spaventare. Nella strada per ritrovare George ed Ernesto la verità emergerà in tutta la sua drammatica realtà lasciandosi alle spalle i miti e le credenze.
Ho trovato questo secondo romanzo di Hillerman dedicato alla polizia navajo – con Joe Leaphorn e Jim Chee, – di non semplice accesso per una lettrice come me, che non conosce le tradizioni native americane e i suoi popoli. Allo stesso tempo, però, la scrittura puntuale e ritmata dell’autore, la sua precisione antropologica nel raccontare le sfumature culturali dei personaggi e l’incastro giallo mi hanno fatto tornare alla lettura anche quando l’occhio si stancava di inseguire i nomi complessi e il lessico di ciascuna delle tradizioni raccontate da Hillerman.
Una lettura che forse risente del tempo che è passato più di altri classici, ma che mantiene un fascino unico nel genere e ha avuto il grande pregio di essere uno dei primi romanzi polizieschi che avesse per protagonista la grande cultura nativa americana.
Lo consiglio a tutti quelli che hanno letto Tex, perché qui gli stereotipi vengono meno e rimane la grande umanità a occupare la scena. A tutti coloro che amano la natura sconfinata dell’America dei deserti e delle praterie e di tutti suoi antichi segreti.
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