HarperCollins Italia ha recentemente pubblicato La figlia modello, nuovo romanzo di Karin Slaughter che è stato preceduto e introdotto da A ogni costo, un racconto lungo che vi abbiamo presentato qualche tempo fa.
In quella occasione abbiamo fatto conoscenza con Charlie, l’avvocatessa che è protagonista de La figlia modello.
Pubblicato nel 2017 con il titolo originale di The Good Daughter, La figlia modello è ora disponibile nelle librerie italiane con la traduzione di Anna Ricci.
Prima di discutere del romanzo vorrei soffermarmi e dilungarmi sulla trama de La figlia modello, per darne un sunto un po’ diverso rispetto a quello che sta circolando in questi giorni. Questo non perché ci sia qualcosa di sbagliato nelle sinossi che si possono leggere altrove, bensì perché credo sia utile sottolineare alcuni fatti, importanti, che offrono una percezione diversa di quel che narra Karin Slaughter.
E, prima ancora, vorrei sottolineare che La figlia modello è con ogni probabilità il miglior romanzo fra quelli che ho letto di questa autrice.
Rusty Quinn è un avvocato che risiede a Pikeville con la famiglia: la moglie, Gamma, e le due figlie Charlotte (Charlie), di tredici anni, e Samantha (Sam), di quindici.
Rusty è un uomo convinto che chiunque abbia diritto a una difesa equa, e di conseguenza è un avvocato che finisce con l’accettare tutti gli incarichi che gli altri colleghi non vogliono. A furia di difendere stupratori e pedofili, alcuni colpevoli, altri innocenti, Rusty finisce per farsi una cattiva fama e non è certo la persona più amata e stimata di Pikeville.Non che Pikeville sia una cittadina idilliaca: la corruzione dilaga, molti poliziotti sono dei buoni a nulla e in generale i cittadini fanno in fretta a schierarsi e cercare colpevoli con i quali prendersela per ogni cosa: Rusty è per molti di loro “colpevole” di difendere la feccia.
Una notte due uomini mascherati penetrano nella fattoria dove vivono i Quinn e, non trovando Rusty, uccidono Gamma e sequestrate le due ragazze, sparano in testa a Sam, seppellendola viva mentre Charlie fugge in preda al terrore più assoluto.
Uno dei due uomini ha evitato il carcere proprio grazie a Rusty e questo fatto, unito all’assenza del padre, spingerà Samantha, miracolosamente sopravvissuta, a dar la colpa a Rusty.Ventotto anni dopo Sam è diventata un avvocato di successo a New York mentre Charlie, anche lei laureata in Legge, ha preferito rimanere a Pikeville, a difendere chi non ha molti mezzi, i deboli e le persone che a suo modo di vedere hanno più bisogno. Con una separazione alle spalle e in testa ancora quella fuga, Charlie si reca, fuori programma, alla scuola locale: la sera prima ha fatto sesso con un maestro di storia, ha dimenticato il cellulare e ora entra nell’istituto per recuperarlo, nel bel mezzo di una sparatoria.
Kelly Wilson, una diciottenne con ritardo mentale, ha aperto il fuoco uccidendo il preside e una bambina di otto anni. Charlie, essendo testimone, non può assumere la difesa di Kelly e convince il padre, ormai settantaquattrenne, a farlo. Rusty non ha certo bisogno di un nuovo caso per farsi odiare ancora di più in città, ma ovviamente accetta. L’evento ha risvegliato qualche ricordo in Charlie e quando il padre viene accoltellato, toccherà a Sam sostituirlo alla difesa, e le cose si complicheranno in modo tanto imprevisto quanto destabilizzante e pericoloso. Il passato tornerà alla carica e lascerà macerie emotive che rischiano di dissolvere per sempre la famiglia Quinn.
La figlia modello cita in apertura Flannery O’Connor, per la precisione un estratto da una lettera (alcune missive di questa scrittrice le potete trovare in Sola a presidiare la fortezza, Minimum Fax, 2012), e Flannery O’Connor è presente in tutto il romanzo, vuoi in modo diretto vuoi, più spesso, per una certa vicinanza (fatti tutti i dovuti paragoni, prima che qualcuno si indigni) con Karin Slaughter.
Trovo azzeccato l’accostamento fra queste due autrici e credo che possa essere una delle chiavi di lettura de La figlia modello. Il sud degli USA, rapporti famigliari particolari e particolarmente intensi e, su tutto, la violenza e la durezza.
Entrambe non hanno mai avuto problemi a rappresentare la violenza nelle loro opere, anche se credo che gli scopi siano diversi, e Karin Slaughter conferma anche in quest’opera di essere una delle autrici più esplicite dell’intero genere thriller. E come capita a ogni suo romanzo, anche ne La figlia modello si procede temendo che prima o poi questo utilizzo della violenza diventi pornografico, si trasformi in un mezzo per provocare e scandalizzare, per innestare una reazione di shock puramente pavloviana.
Non accade mai, per nostra fortuna, e credo che il motivo principale per il quale non accade sia da cercarsi nell’abilità che ha la Slaughter nel caratterizzare psicologicamente i suoi personaggi principali.
Charlie e Sam, con i loro litigi e riappacificazioni, emergono dalle pagine come persone, realistiche e credibili, così come accade anche a Rusty, e quindi soggetti e mai oggetti.
Lo stesso rispetto è riservato anche ai personaggi secondari, e questa cura impedisce che le scene più efferate si trasformino in pornografiche: la violenza, il sangue, gli stupri e tutti gli orrori assortiti servono a narrarci qualcosa, a inviarci qualche messaggio, sono funzionali alla storia.
Storia che è un mix bilanciato di dramma di famiglia e thriller legale, con una pianificazione accorta della trama, dei suoi snodi e twist e che coglie Slaughter al top della forma, con un grande controllo sia sulla materia narrata che sullo stile impiegato per narrarla.
Altra piccola marcia in più de La figlia modello rispetto ad altre opere della scrittrice è il maggiore tasso di umorismo e ironia: nulla di esagerato o vistoso, ma ci sono vari momenti divertenti che, per contrasto, rendono ancora più efficaci le scene più dure.
A questo punto, guardando alla produzione di Karin Slaughter, credo di poter affermare di preferire i romanzi stand alone come questo rispetto alle serie che, pur buone, sono più dispersive e devono comunque obbedire a determinate regole.
La figlia modello è Karin Slaughter all’apice della sua carriera, pienamente cosciente dei mezzi a disposizione e anche per questo più ambiziosa del solito, una ambizione che la porta a osare e ottenere migliori risultati. La sensazione è che arriveranno presto altri titoli di simile qualità: la Slaughter è classe 1971, la attendono ancora tanti anni di romanzi intensi e narrazioni potenti.
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- Slaughter, Karin (Autore)