Cari amici del Thriller Café, oggi vi proponiamo il terzo romanzo scaturito dalla penna sempre di alto livello dello scrittore fiorentino Gigi Paoli, dal titolo “La fragilità degli angeli”.
Dopo “Il rumore della pioggia” e “Il respiro delle anime”, nel 2018 si impone nelle classifiche italiane questo terzo romanzo con protagonista il giornalista Carlo Alberto Marchi, addetto alla cronaca giudiziaria del Nuovo Giornale di Firenze.
Ormai i lettori del noir all’italiana si sono affezionati a questo anti-eroe quarantenne, con una figlia che in questo romanzo è alle soglie dell’adolescenza, sfortunato in amore perché troppo preso dalla sua vita e dal suo lavoro di babbo e di giornalista, ma con un acume esemplare e una correttezza che lascia sbigottiti.
Questa volta Paoli ci dona un romanzo diverso, molto più intenso, più morale, più emozionante anche se forse meno d’impatto scenico e con meno colpi di scena rispetto ai precedenti.
Infatti, ci accompagna in una Firenze terrorizzata dalla scomparsa di un bambino di quattro anni, sparito nel nulla, ripiombata nell’incubo del Mostro, mai davvero dissipato.
Un caso forte, che coinvolge le anime di tutti i protagonisti, siano essi giornalisti, investigatori o pubblici ministeri. Carlo Marchi è travolto dalle vicende per cui deve scrivere, è il suo lavoro, buttando un occhio sempre e soprattutto ora, alla giovane figlia Donata, alle prese con la ribellione adolescenziale.
Un’inchiesta scioccante che tira a sé in un buio tunnel della mente dove si annidano le peggiori paure, infarcite di lettere di rivendicazione e promesse di ripetizione di quella indicibile barbarie.
Un romanzo questo, come si diceva, diverso. Più noir e meno giallo del solito, con atmosfere più cupe e meno luminose e con un parterre di personaggi collaterali ben caratterizzati, simpatici, credibili per lo più nei loro ruoli. Il tutto, infarcito da un’opinione pubblica che esige la verità, quella verità che né inquirenti né giornali hanno e non riescono a fornire. Una verità non solo scomoda, ma anche ardua da trovare.
Ciò porterà le indagini su vari e a volte errati fronti, vagliando aspetti e piste credibili e incredibili, e regalando, nelle ultime pagine, un bel colpo di scena (forse intuibile poco prima).
Insomma, non è questo il giallo per eccellenza, non ha quei cambi di trama e quegli sconvolgimenti dei precedenti romanzi, il finale, forse un tantino sopra la soglia della effettiva credibilità e pertinenza alla trama, ma certamente apprezzabile e ben scritto. Ma “La fragilità degli angeli” ha qualcosa di diverso.
È intenso, costringe a riflettere e trasmette quella innata paura che il mostro sia tornato, ma con la consapevolezza che un mostro ci sia, perché del piccolo Stefano Ristori non si sa più nulla, sparito dal giardino di casa. E poi trasmette un insegnamento, la correttezza. La correttezza di Carlo Alberto Marchi che sa e non potrebbe sapere, sa e non può scriverne. Il suo lavoro è cercare notizie e informarne i lettori del suo giornale, invece qui i parametri cambiano, le notizie non sono scoop, sono indizi, prove, in una caccia all’uomo che ha il sapore amaro del fallimento.
In definitiva, per chi ama i romanzi noir italiani, o che abbia già letto Gigi Paoli, questo è un romanzo che regala una svolta nell’autore e nel protagonista. Per coloro i quali, invece, non hanno ancora letto Paoli, una sola domanda: cosa aspettate?
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