Bentrovati al Thriller Café! Oggi ci trasferiamo – purtroppo solo con la fantasia – a Palermo, per recensire La grande meretrice di Vincenzo Ieracitano, un romanzo noir edito da I Buoni Cugini Editori.
Vi presento Vincenzo Geraci, il protagonista. È un “Ex ispettore di polizia. Un Ex sbirro, e forse anche un Ex se stesso”. C’è stato un tempo in cui inseguiva la giustizia e la verità con la tenacia di un mastino, ma oggi si accontenta di tirare a campare.
Nella sua vita c’è una sola costante: tutti i soldi che riesce a guadagnare se li gioca all’ippodromo o alla sala corse. Tra una scommessa e l’altra lavora in un’agenzia investigativa e accumula debiti uno sull’altro, dovendo poi dribblare e tenere a bada i creditori.
Un giorno, un suo amico di infanzia viene trovato morto in una discarica. La pistola che stringe in mano è legata a una serie di omicidi efferati, a sfondo omosessuale. Pierino La Grassa era un “uomo d’onore” (leggi mafioso), un rapinatore di banche e un killer spietato, ma Geraci non riesce a credere che fosse coinvolto in quella storia. Inizia così un’indagine senza respiro tra le luci e le ombre di Palermo.
A dire il vero, Palermo in questo caso è ben più che uno scenario: è la protagonista stessa, che prende vita e corpo attraverso le pagine di questo bel romanzo. È lei “La grande meretrice” di cui parla il titolo: “Palermo è come una splendida e imprevedibile donna di strada. Magari lacera, sporca e inaffidabile, ma le basta un semplice gesto, un’occhiata maliziosa e di sottecchi, accompagnata da un ferino e osceno allargarsi delle cosce sode e tornite perché tu sia perduto per sempre. La ami e la odi, ma nulla sarà come prima.” Tra le sue strade caotiche, dense di profumi e volti, incontrerete una galleria di personaggi paradossali, raffigurati con tratti sapienti, capaci di catturarne l’anima e la profonda umanità.
Vale la pena soffermarsi anche sulla colonna sonora del libro, perché Geraci ha gusti musicali raffinati e tra le pagine potrete trovare degli spunti interessanti per gli ascolti. Per esempio, avete mai sentito parlare di Darius Milhaud o di Charles Koechlin? Li trovate qui e qui.
Insieme a loro anche Astor Piazzolla e un finale potente sulle note di Sostakovic.
Non sto a parlarvi dei dolci: sfincie, iris fritte, cannoli e cassate sono un leitmotiv ricorrente, che fa da contrappunto alle torbide vicende. In mezzo alla narrazione troverete dei veri e propri miracoli alchemici, capaci di trasformare l’inchiostro in ricotta di pecora, mandorle e glassa.
Alcuni dei passaggi più belli sono dedicati al mondo delle corse ippiche, con il loro fatale mix di adrenalina e disperazioni. Vincenzo Geraci fa venire in mente Charles Bukowski: entrambi, infatti, fanno parte del “popolo dei giocatori” che “è costituito in gran parte da uomini in fuga: in fuga dal tempo, dalle abitudini, dagli impegni, dal destino e, forse, anche da se stessi. Uomini che seguono tenacemente le brevi ed eteree parvenze di un’emozione, illusi di cambiare qualcosa, di rimettere in gioco la propria vita. Non ci riescono mai, ma sono sempre lì.”
Il dialetto siciliano affiora spesso e volentieri nei dialoghi, ed è inevitabile che venga in mente il compianto Andrea Camilleri. Tuttavia, lo stile di scrittura e i temi trattati mi ricordano piuttosto il grande Attilio Veraldi, uno scrittore quasi dimenticato che amo molto, proprio per la capacità di declinare l’hard boiled in modo del tutto personale e mediterraneo.
Insomma, La grande meretrice di Vincenzo Ieracitano è un romanzo di centocinquanta pagine che si legge tutto d’un fiato, ma con un retrogusto dolceamaro che persiste nella memoria.
Per scheda del libro e acquisto, visitare il sito de I Buoni Cugini Editore.
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