Fino a questo momento le mie recensioni hanno riguardato libri che ho apprezzato, ma questa volta è il turno un romanzo che non mi ha colpito in modo particolare: La legge del deserto di Wilbur Smith.
Parto da una premessa che potrebbe fare storcere il naso a qualcuno: non avevo mai letto un’opera di Smith. Ammetto di non essere un amante dei libri d’avventura, preferisco di gran lunga il genere Action Thriller, in cui abbondano sparatorie e inseguimenti. Sono stato attirato da La legge del deserto proprio perché ammiccava al romanzo d’azione.
Di Wilbur Smith penso non ci sia bisogno di presentazioni, visto che è considerato uno dei più importanti autori di romanzi d’avventura.
La Legge del deserto è, invece, un romanzo d’azione a tutti gli effetti, in linea con i canoni standard del genere: eroi tutti d’un pezzo, parecchi cattivi da stendere, sparatorie, combattimenti è in ultimo anche scene di sesso più o meno spinto.
La trama è interessante. Hector Cross è un ex militare a capo di una società che fornisce servizi di sicurezza. Tra le sue migliori clienti c’è Hazel Bannon, ex tennista e ricca imprenditrice nel settore energetico. Tra i due non corre buon sangue, ma Hazel sarà costretta a ricorrere alle competenze di Hector quando sua figlia Cayla verrà rapita da un gruppo di terroristi con base in Somalia.
Autore blasonato e storia intrigante sono gli ingredienti che mi hanno fatto sperare in un romanzo di livello, tuttavia, andando avanti con la lettura sono rimasto perplesso e deluso.
Diversi aspetti della costruzione non mi hanno convinto, iniziando dal prologo, a mio avviso troppo lungo e discorsivo.
In un passaggio nelle fasi iniziali viene descritta una lunga scena di combattimento usando passato e trapassato prossimo. La lettura risulta appesantita, tanto che forse sarebbe stato meglio inserire un flashback.
Andando avanti con la storia, si scopre che il capo dei terroristi ha un lungo contenzioso in atto con Hector Cross. La questione, sa mio avviso rilevante, viene liquidata riassumendola in poche righe, mentre in altre circostanze l’autore di dilunga a descrivere vacanze e cene dei protagonisti.
Leggevo su internet che l’editore di Smith aveva proposto di dividere il romanzo in due libri separati, ma l’autore aveva rifiutato. Senza andare a svelare troppo della trama, posso dire di essere in accordo con l’editore. A un certo punto della storia, l’impressione è proprio quella di aver finito un libro e di iniziarne uno nuovo.
Come ho già accennato, sono presenti scene di sesso, tra l’altro piuttosto esplicite. Ci sta in un romanzo d’azione. Quello che mi ha disturbato è la descrizione dettagliata di uno stupro, senza contare il racconto della mutilazione di un bambino da parte di terroristi islamici. Posso capire l’intento dell’autore di fare odiare ai lettori i nemici, tuttavia, avrei reso più vaghe le scene in questione. Ciliegina sulla torta, l’antagonista principale ha anche a disposizione un harem di bambine con il quale dilettarsi. Per fortuna, Smith ha almeno avuto il buon gusto di non dispensare altri particolari. Rimane il fatto che anche solo leggere quel passaggio mi ha dato fastidio.
Per quanto riguarda l’azione, anche qui devo affermare di aver letto di meglio. Le scene sono piuttosto vaghe e molto fantasiose. Mi ha fatto sorridere un passaggio in cui un protagonista si paracaduta da un aereo indossando dei sandali, mentre mi ha incuriosito l’arma utilizzata spesso da Hector e i suoi compagni: un fucile d’assalto Beretta SC 70/90. Il fucile, in dotazione alle Forze Armate italiane, non è certo tra i modelli più famosi e blasonati del mondo.
In conclusione, non penso che La legge del deserto possa essere considerato un capolavoro del genere Action Thriller. In ogni caso, può garantire agli appassionati diverse ore di distrazione, magari tappandosi metaforicamente il naso.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.