Torna in libreria Leonardo Gori con “La lunga notte” per Tea Editrice e, fatemelo dire, cari avventori del Thriller Cafè, si tratta di un grande ritorno. La notte in questione è quella tra il 7 settembre e l’8 settembre 1943, nella quale si susseguono le trattative frenetiche tra le più alte cariche del Regno d’Italia e le truppe alleate e tedesche, alla vigilia della comunicazione al popolo italiano dell’armistizio e della fuga precipitosa della famiglia reale e del governo Badoglio a Brindisi. Una pagina storica che rimane tuttora priva di un chiarimento completo e un momento nel quale si decidono le sorti della nostra nazione per gli anni a venire. I giorni, per intenderci, che ci portano subito alla memoria lo straordinario film di Comencini “Tutti a casa”, che racconta lo sbandamento, ma insieme l’enorme sussulto di dignità di un popolo, umiliato e devastato dall’orrore della guerra e della dittatura, ma che proprio nei momenti peggiori dà il meglio di sé stesso.

Gori, come sappiamo, intreccia il racconto storico dei fatti realmente accaduti con le vicende del capitano Bruno Arcieri, agente del SIM (il servizio segreto militare). In questo caso, Arcieri è immaginato come colui che scorta i militari americani Taylor e Gardiner (personaggi storici reali) a Roma, per seguire i preparativi dell’operazione Giant 2, che doveva preparare la presa di Roma da parte delle truppe alleate in coincidenza con la proclamazione dell’armistizio. Il nostro eroe vive però anche una sua vicenda privata, nella quale l’amata Elena Contini viene coinvolta in un’indagine su un delitto, che rischia di vederla imputata di omicidio. Come al solito, in questo serrato e avvincente rimando tra vicende storiche e narrazione poliziesca, Gori riesce a esprimere la sua poetica e la sua visione del mondo, in un intreccio tra vicende private e vicende pubbliche che sono una bella modalità per avvicinare i lettori alla storia. Al termine del romanzo, Gori ci propone anche un piccolo racconto, “Le regole del gioco”, una sorta di divertissement nel quale si immagina un Bruno Arcieri pensionato negli anni Settanta, che, come vedrete, non ha perso il suo smalto e anche in età più avanzata si dedica a risolvere questioni spinose.

Bruno Arcieri, in questo romanzo, dà il meglio di sé stesso. Prototipo dell’italiano per bene, rifugge dalle debolezze dei trasformisti che guidavano l’Italia in quei giorni cruciali. Ha la forza di ammettere di aver commesso errori, ma proprio per questo punta a salvare la propria dignità, mentre Carboni, Badoglio e finanche Vittorio Emanuele fanno il doppio e il triplo gioco, umiliando loro stessi e un popolo intero (“Era proprio quella furbizia, quella scaltrezza, la capacità di ingannare come servi infidi, che Arcieri odiava di più, degli italiani”). Mentre firma l’armistizio con le truppe alleate, l’Italia aiuta sotto banco i tedeschi, contribuisce alla deportazioni di migliaia di ebrei e, soprattutto, fugge in modo vile e vergognoso. Gori rende tutto questo in modo estremamente efficace: tiene viva la vicenda del delitto che costituisce l’ossatura del romanzo e dell’investigazione, ci offre un’angolazione privilegiata dalla quale leggere le vicende storiche e costruisce con un’abilità non comune la psicologia dei suoi personaggi. “La lunga notte” è insieme una dichiarazione d’amore per la Storia con la S maiuscola, un pamphlet di critica sociale, una denuncia spietata e senza appello della guerra e delle dittature. Un grande inno senza tempo alla libertà di pensiero e di azione.

Ai più attenti non sfuggirà una frase che Gori ci consegna nei ringraziamenti e che voglio sottolineare.  “Il professore, tanti anni fa, mi esortava a superare il genere e ad approdare al romanzo psicologico. Alla sua cara memoria, dedico questo libro”. Noi, che non abbiamo conosciuto il professore, ma che il genere lo amiamo profondamente, crediamo che proprio dentro al genere risieda il miglior romanzo psicologico e “La lunga notte” ne è uno straordinario esempio.

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La lunga notte
  • Gori, Leonardo (Autore)

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 145 articoli:

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