Acclamato autore de La stanza dei morti, Franck Thilliez in questo La macchia del peccato non mi ha convinto molto. Vi racconto perché…
Titolo: La macchia del peccato
Autore: Franck Thilliez
Editore: Nord
Anno di pubblicazione: 2009
Pagine: 380
Traduttore: M. Ferrari, R. Tappa
Trama in sintesi
Sono trascorsi sei mesi da quando Suzanne è sparita nel nulla. Una notte non è tornata a casa dal lavoro: da allora nessuna notizia, nessun indizio su cosa le sia successo. E da sei mesi, suo marito, il commissario Franck Sharko, è perseguitato dai sensi di colpa, ignora i richiami del mondo e qualsiasi luce di speranza. Ma la realtà irrompe nella sua vita sotto forma di una donna dapprima mutilata, poi uccisa e infine disposta come una macabra opera d’arte. E’ soltanto l’inizio di una lunga serie di delitti da parte di un assassino che desidera essere apprezzato per la sua mente superiore. Tra le cave di granito in Bretagna e i bassifondi di Parigi, si aprirà la caccia al serial killer.
Nell’ultimo periodo mi è capitato di leggere diversi thriller incentrati su delitti seriali, e devo dire che questo è sicuramente il meno incisivo. In quanto a ferocia dell’assassino, in teoria avrebbe potuto essere accostato a L’ombra, ma siamo purtroppo su due livelli molto diversi. Mentre il romanzo di McFadyen riesce a suscitare sensazioni forti, La macchia del peccato scivola via quasi anonimo nella sua scontatezza. Espedienti narrativi già visti e personaggi ectoplasmatici senza eccezione alcuna: dai comprimari al protagonista, che nonostante il nome da squalo sembra più spesso una sogliola che cerca di fare la dura. Thilliez prende a piene mani dal genere senza inventarsi niente di nuovo, e per quanto questo possa essere molto anche accettabile è invece grave non riuscire a trovare quasi mai l’empatia del lettore, neanche nei passaggi più cruenti. Il semplice fatto che a un certo punto mi sia chiesto “E questa come è morta?”, riguardo a una vittima di cui non ricordavo neanche d’aver letto, già dice molto.
Si fanno apprezzare soltanto le pagine del prefinale, le uniche in cui si avverta un minimo di tensione, ma per il resto l’esperienza con questo libro si è rivelata per me piatta e inutilmente lunga. In conclusione, non rientrerà di sicuro tra la mia top 10 del 2009.
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