Inghilterra, 1960. Rebecca siede nella centrale di polizia, ma fatica a capire le domande che le vengono poste, perché nella sua mente sono ancora troppo forti le grida del padre e l’odore della polvere da sparo. La notte in cui viene portata alla centrale è la notte in cui il padre, dopo anni di abusi e violenza, ha ucciso la madre: i ricordi di Rebecca sono confusi, ha sentito una presenza estranea in casa, ma la polizia non le crede. E’ anche la notte in cui Rebecca seppellisce dentro di sé i ricordi di quella sera, e non ne parlerà mai più.
Inghilterra, oggi. La figlia di Rebecca, Jessie, scompare dall’ospedale con la figlia appena nata: cresciuta dal padre e dalla matrigna, Jessie non è mai stata una ragazza equilibrata, ma gli ultimi periodi della gravidanza erano stati duri per lei, afflitta da depressione e paranoia, e i timori che possa fare del male a sé stessa o alla piccola sono forti. E’ per questo motivo che la sorella Iris va
Seaview Cottage, il posto nel quale è cresciuta e dove non rimette piede da anni, e dove il tempo sembra intrappolato nella vecchia casa avvolta nella nebbia, come i segreti che Rebecca nasconde da una vita. Iris non ha mai avuto un gran rapporto con Rebecca, che è sempre stata fredda e distante, ma la volontà di trovare Jessie e la bambina è più forte dell’ostilità che prova nei confronti della madre ormai anziana: non sapendo che il passato può essere legato al presente da fili invisibili.
Disagio, rabbia, sensazione di disastro imminente: queste sono le sensazioni che pervadono questo romanzo bello e difficile di Emily Gunnis, nel quale l’autrice affronta temi importanti, temi che pesano come le malattie mentali e la condizione delle donne nell’Inghilterra – nel mondo – negli anni ’60.
“Cosa ha fatto tua madre per far arrabbiare tua madre?”, questa è la domanda che Rebecca si sente fare la notte che il padre ha ucciso la madre: poco importa se il padre era un violento, se la guerra con ogni probabilità gli aveva provocato un disturbo da stress post traumatico che l’aveva reso un uomo cupo e depresso. La colpa delle violenze subite non poteva che essere in ogni caso della donna, delle sue mancanze, della sua incapacità di essere una brava moglie: del resto erano gli anni in cui, per la quasi impossibilità di divorziare, gli uomini potevano ancora far internare le donne in manicomio per presunte psicosi.
E il tema delle psicosi permea il romanzo e accompagna le protagoniste del romanzo nel corso degli anni, in un racconto a tratti cupo e impotente che una scrittura elegante e empatica rende però appassionante fino a un finale che scioglie alla luce del sole i segreti per troppo tempo custoditi.
I capitoli sono brevi, le voci si alternano nel racconto: c’è quella del diario di Harriet – la madre di Rebecca – , quella di Iris, e non meno potenti sono i silenzi dolorosi di Rebecca.
Un romanzo bello e potente, che non perde mai di vista l’importanza di una trama solida: da leggere, sapendo che le storie che racconta ci resteranno dentro a lungo. Emily Gunnis vive a Brighton, East Sussex, con il marito e le due figlie. Dopo la laurea ha lavorato come sceneggiatrice per la televisione. Con l’esordio La figlia del peccato, Emily Gunnis ha raggiunto le vette delle classifiche in Inghilterra, dove ha venduto più di 300.000 copie: La madre scomparsa è il suo secondo romanzo.
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