Puntuale come l’orologio più preciso, ricco di complicazioni se ci affidiamo al gergo degli orologiai, o di sorprese se rimaniamo nella classicità delle classificazioni letterarie, arriva un nuovo libro di Jeffery Deaver, dove sarà protagonista la lotta tra il consulente più famoso del crime, Lincoln Rhyme, e uno degli arcicattivi più carismatici, intelligenti ed imprevedibili. Lo dice il titolo: in questo romanzo dovremo vedercela con lui, l’Orologiaio.
Un ritorno che i fan dei libri dell’autore sono certa attendevano. Perfetto, meraviglioso, ma c’è un’avvertenza. Se volete capire tutto, per godere appieno del thriller, allora consiglio almeno la lettura dei due precedenti volumi dove compare questo protagonista in nero, ovvero: “La luna fredda” e “Il filo che brucia”. Con “La mano dell’Orologiaio” queste opere compongono una trilogia, una serie nella serie, arrivata ad oggi a sedici libri, dedicata a Rhyme.
Nel romanzo la città di New York è messa sotto scacco da misteriosi avversari, che fanno crollare imponenti gru, causando danni, morti e timore, per ottenere alloggi a costi abbordabili per tutti. C’è un conto alla rovescia che scandisce il ritmo degli attentati e l’unico che possa capire e sopratutto fermare i crolli è lui, Lincoln Rhyme. Coadiuvato dalla moglie Amelia e dai soliti e ormai ben noti compagni di indagini, lo scienziato capirà ben presto che la mano criminale è quella dell’Orologiaio. Eppure arrivare al perché e a chi lo ha assoldato non è facile per nulla. L’Orologiaio lavora su commissione e i suoi piani sono così complessi e articolati che vedere oltre la cortina di fumo è difficilissimo, soprattutto perché le prove da esaminare sono poche. Ulteriore tensione è data dal fatto che tra Rhyme e il suo antagonista è in corso una lotta personale, che vuole la fine di uno dei due. Uno scontro mai tramontato tra bene e male, rivisitato in chiave moderna.
Sono tanti e diversificati i colpi di scena che si trovano nel romanzo. Il lettore cambierà idea più volte, perché le indagini daranno risultanze sempre diverse, mentre il conto alla rovescia regala una tensione e un ritmo serrato che si sente attraverso le pagine. Se le continue rivoluzioni e sorprese fanno la gioia dei lettori più legati al lato investigativo dei casi, la precisione e la semplicità nelle spiegazioni dell’indagine scientifica, saranno una manna dal cielo per gli appassionati di CSI. Deaver è sempre accurato e informato sulle armi della scienza e sulle procedure degli agenti della scientifica. L’autore resta al passo anche sulle nuove scoperte tecnologiche, sia in campo poliziesco che nella vita di tutti i giorni: gestione delle informazioni, IA, droni e IED. C’è tutto per rendere quest’opera moderna e avvincente.
I personaggi poi, con le loro caratteristiche, indoli e passati, rendono il lato umano ed emozionale di un libro che non resta mai fredda e sterile indagine tra provette e gascromatografo, ma regala tutto l’impatto empatico che rende una trama degna di essere seguita e vissuta dal lettore.
Deaver crea protagonisti fuori dagli schemi, forti e fragili che hanno una elevata dose di carisma. Si parte con Lincoln, tetraplegico a causa di un incidente occorso su una scena del crimine. É bloccato su una sedia a rotelle, dipendente da Thom il suo caregiver, ma se il corpo è fermo il suo cervello invece viaggia lontano e veloce; è brusco, impaziente, a volte si comporta da vero stronzo e questo potrebbe renderlo inviso a molti, ma chi lo conosce bene sa che tiene alle persone a lui vicine, per le quali farebbe ogni cosa. Poi c’è Amelia, detective del NYPD, sua collaboratrice e moglie: impavida, precisa, infallibile con la pistola, spregiudicata alla guida, eppure con quell’ansia che la porta a martoriarsi il cuoio capelluto. A particolarità che li rendono sia riconoscibili che comprensibili sono messi bene anche gli altri collaboratori: da Sellitto al giovane pupillo Ron, da Cooper a Thom. Deaver ha creato per ognuno di loro personalità e retroterra che permettono di capirli e amarli.
Questo già sarebbe bastante a creare motivi per appassionarsi alla serie, ma no, Deaver fa di più, non si risparmia nemmeno nella creazione dei suoi antieroi. L’Orologiaio ne è un esempio: anche i cattivi, la squadra del male, è raccontata in maniera accattivante, intrigante. Non si può non provare ammirazione per l’Orologiaio, per la sua astuzia, cultura, capacità manuale. Tra lui e Rhyme è in corso una partita a scacchi dove le torri si vedono chiaramente, mentre tutto ciò che porterà alla cattura di uno dei re è nascosto, celato. Si parteggia per i buoni certo, ma sotto sotto si fa anche il tifo per l’altro, perché quello che ci mette davanti è sia spaventoso e imprevedibile che delizioso e interessante: una partita così bella tra due menti eccelse si segue con una curiosità sempre accesa.
Mentre veniamo avvolti dal thriller non manca l’occasione per soffermarsi su temi sociali e più corali. Il prezzo degli alloggi che, in una città come NY, ma anche nelle nostre realtà, diventano sempre più alti, per location esclusive che aprono ulteriori divari tra le persone. Presente è il tema politico, con gli intrallazzi e i maneggi per essere eletti o far passare leggi, e quello economico che sempre più infiltra la quotidianità e la qualità della vita. C’è anche modo per riflettere sulla sicurezza dei dati e di tutto ciò che conserviamo nei cloud credendolo al sicuro e intoccabile. Tanti momenti di dimostrazione e quindi di riflessione che rendono la storia ancora più vicina al nostro sentire.
“La mano dell’orologiaio” è un nuovo grande thriller di Deaver, che ha all’attivo oltre trentacinque libri tradotti in venticinque paesi. Un vero maestro del genere.
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Articolo protocollato da Tatiana Vanini
Libri della serie "Lincoln Rhyme"
La mano dell’Orologiaio – Jeffery Deaver
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