Ci sono libri che durano tre mesi e ci sono libri che non muoiono mai. Oggi recensiamo uno di quest’ultimi, data 1939: La maschera di Dimitrios di Eric Ambler. Un romanzo imprescindibile per chi ama la spy-story.
Titolo: La maschera di Dimitrios
Autore: Eric Ambler
Traduzione: Franco Salvatorelli
Editore: Adelphi
Anno: 2000
Con La maschera di Dimitrios (2000) gli Adelphi tornano a rendere omaggio a uno dei grandi maestri riconosciuti della spy-story. Scrittore, giornalista e sceneggiatore, Eric Ambler (Londra 1909-1998) è tuttora ritenuto, insieme a Graham Greene, uno dei pionieri più illustri del poliziesco “sofisticato”, nonché autore imprescindibile per chi voglia conoscere – attraverso trame intriganti ed esotiche – la realtà balcanica di un periodo che va dagli anni’30 agli anni’50 del secolo scorso.
Pubblicato per la prima volta nel 1939 con il titolo A Coffin for Dimitrios e considerato a ragione un capolavoro di suspense, il romanzo trova il suo incipit a Istanbul intorno alla metà degli anni Trenta. Durante un classico ricevimento frequentato da autorità straniere, Charles Latimer, giallista inglese di successo, viene avvicinato da un imprevedibile ammiratore, il colonnello Haki. Haki è un alto ufficiale dei servizi segreti, scrive per diletto. Ciò che propone a Latimer è una trama da sviluppare in proprio: Latimer la trova però forzata, artificiosa. Per un professionista è quasi impossibile accettare di prendere spunto dalle idee di un colonnello-scrittore alle prime armi. Ma poi Haki allude alla misteriosa vicenda di Dimitrios Makropoulos, forse il più noto criminale di quegli anni, coinvolto in ogni tipo di delitto, dai traffici illeciti all’assassinio politico, e naturalmente introvabile. Da pochi indizi contraddittori disseminati in una conversazione apparentemente casuale (Dimitrios esiste?) e solo all’inizio priva di stimoli, Latimer si farà ossessionare dalla figura inarrivabile e quasi “mitologica” di Dimitrios. Si lascerà coinvolgere in un inquietante esperimento investigativo che lo porterà – attraverso i sinistri personaggi che sostengono di averlo conosciuto – sulle tracce del criminale fra l’Egeo, Sofia e Bucarest. La letteratura gialla cita se stessa in un romanzo a tinte forti dove lo scrittore di successo, vagamente annoiato, si trasforma da distaccato scrutatore della vita aristocratico-borghese a protagonista di un’inchiesta tanto pericolosa quanto folle. La maschera di Dimitrios rimane ancora oggi la grande testimonianza di un’epoca in cui la civiltà europea – attraverso i suoi scrittori “polizieschi” – ha provato la necessità di indagare su una realtà considerata in quegli anni inafferrabile e oscura, la polveriera balcanica e il melting pot di razze e personaggi che questa ispirava.
Le trame esotico-sofisticate di Ambler hanno suscitato interesse anche nel cinema; qualcuno ricorderà il celebre Topkapi di Jules Dassin (1964). Vale dunque senz’altro la pena procurarsi questa versione cinematografica b/n americana del 1944: The Mask of Dimitrios, di Jean Negulesco, con l’ottima interpretazione di Peter Lorre… rigorosamente dopo aver letto il romanzo!
Marta Antolovich
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