La morte è cieca di Karin SlaughterForte dell’apprezzamento di pubblico e critica nei confronti di Karin Slaughter, HarperCollins Italia comincia a ripescare nella produzione passata della scrittrice statunitense e ristampa La morte è cieca.

Apparso in originale nel 2001 con il titolo di Blindsighted, La morte è cieca era già stato pubblicato in Italia nel 2002 da Sonzogno e ci viene ora riproposto con la traduzione di Anna Ricci.

La morte è cieca ha il duplice merito di essere in sostanza il titolo che ha dato l’avvio alla carriera letteraria di Karin Slaughter e, allo stesso tempo, il primo volume della fortunata serie di Grant County che, insieme a quella dedicata a Will Trent, rappresenta la parte principale delle opere dell’autrice americana.

Già al suo esordio, erano presenti nella poetica della Slaughter molti fra gli elementi che l’avrebbero resa famosa in seguito, a partire da una certa durezza e violenza in alcune scene, poi diventate marchio di fabbrica per l’autrice della Georgia.
Andiamo a scoprire alcuni elementi della trama de La morte è cieca, per poi cercare di fornire una opinione sull’opera.

In una piccola e tranquilla città della Georgia viene scoperto il cadavere agonizzante di una giovane professoressa. Il corpo è stato brutalmente mutilato e l’avvenimento scuote l’intero paese: l’autopsia è affidata a Sara Linton, pediatra locale che copre anche la posizione di coroner, e l’esame post mortem rivela ancora di più la tragica e violenta opera di una mente perversa, che si è scatenata sul corpo della malcapitata.

Jeffrey Tolliver, capo della polizia locale ed ex marito di Sara, conduce le investigazioni che si rivelano fin da subito complicate e difficoltose. Mentre l’uomo segue una pista composta da particolari e risvolti sempre più macabri e allucinanti, un nuovo omicidio arriva a mettere sotto pressione l’operato delle forze dell’ordine.

Tocca nuovamente a una giovane donna, che viene trovata morta, crocefissa, pochi giorni dopo il primo assassinio. Diventa evidente che in città stia operano un feroce killer psicopatico e per Tolliver le cose si complicano visto che la sua più fida collaboratrice, la detective Lena Adams, è anche la sorella della prima vittima e sembra intenzionata a mettere da parte i suoi doveri per cercare di farsi giustizia da sola.

In mezzo a tutto il caos diventa sempre più evidente che la soluzione del caso e la scoperta dell’identità del killer gravano su Sara e su un segreto nascosto nel suo passato. Un segreto che potrebbe essere la chiave per fermare l’assassino, ma che potrebbe anche mettere in pericolo l’incolumità di Sara.

Pur ancora giovane e alle prime mosse nel mondo della narrativa, Karin Slaughter mostra già una notevole propensione per una scrittura aggressiva, in grado di colpire il lettore e per certi versi giocare sporco. L’autrice infatti, pur cercando di organizzare il mistero, disseminare indizi, creare twist e svolte nella trama e in definitiva tenere per quanto possibile nascosta l’identità dell’assassino, mostra di essere più attirata dallo shock value che da una costruzione certosina degli accadimenti.

È una scelta che può risultare divisiva ma che nel corso del tempo ha fatto guadagnare un fandom fedele alla scrittrice, che comunque con il proseguire della sua carriera ha limato alcune incertezze e riesce ora a bilanciare ancora meglio esigenze di costruzione di trama con l’occhio per il dettaglio grafico forte.

La vicenda parte a razzo fin dalle prime pagine e mentre siamo introdotti a quelli che saranno i personaggi principali della serie, veniamo allo stesso tempo colpiti da un omicidio efferato, ad alto tasso sadico. Sara in pratica assiste in diretta alla morte della malcapitata e quando si trova a eseguire l’autopsia scopre particolari scabrosi: la vittima è stata stuprata e sodomizzata.

Stessa sorte capita in occasione della donna trovata crocefissa e, in quel caso, assistiamo anche a un massaggio a cuore aperto quali se ne vedono pochi nei romanzi thriller. Nel frattempo i lettori più esperti avranno già scoperto l’identità del killer ma, a fronte dell’intensità di alcune pagine, è difetto di poco conto.

Ci troviamo quindi di fronte a una scelta di gusto piuttosto netta: determinati particolari non sono adatti a tutti i lettori e chi è in cerca di qualche vicenda alla Agatha Christie farà bene a tenersi distante dalle pagine grondanti sangue e violenza de La morte è cieca.

Ci sono poi altri elementi che sembrano poco ispirati, in primis il tira e molla emotivo e amoroso fra i protagonisti, ma è elemento che sarà raffinato nei successivi romanzi.
Occorre inquadrare La morte è cieca tenendo conto che si tratta di un esordio, anche se lo stiamo leggendo ora che la scrittrice è diventata famosa. All’interno di quest’ottica ci troviamo di fronte a un’opera dignitosa, che lascia intravedere tutto il potenziale della Slaughter.

La serie di Gran County, che in seguito si fonderà con quella di Will Trent, è poi proseguita per altri cinque volumi, tre dei quali apparsi anche in Italia per Piemme: Tagli (Kisscut, 2002), Corpi (A Faint Cold Fear, 2003) e Indelebile (Indelible, 2004).

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Libri della serie "Grant County"

La morte è cieca – Karin Slaughter

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