Meno uno: con La morte mi è vicina Sellerio ha quasi completato la riproposta dei romanzi di Colin Dexter. All’editore palermitano rimane soltanto da pubblicare The Remorseful Day e ogni serio fan dell’ottimo autore britannico potrà così vantare nella propria libreria l’intero ciclo dedicato all’ispettore Morse, in una veste editoriale più che dignitosa.
Avevamo lasciato Morse e il suo fido Lewis circa un anno fa, alle prese con l’enigma de Le figlie di Caino, e lo ritroviamo ora in un volume che, come gli altri della serie, è già apparso precedentemente in Italia.
Death Is Now My Neighbour, questo il titolo originale dell’opera, apparsa in patria nel 1996, è arrivata l’anno seguente da noi ne Il Giallo Mondadori n. 2534, come Il passo falso, ed entra ora nel catalogo di Sellerio come La morte mi è vicina, con traduzione dall’inglese di Luisa Nera.
Parlando de Le figlie di Caino abbiamo impiegato il termine “enigma”, ma in realtà tale definizione si adatta a tutta la narrativa di Colin Dexter, che riflette la sua passione per rebus e parole crociate.
Passione che non solo è condivisa dal suo protagonista, ma che influenza anche le strutture dei romani e gli andamenti delle indagini, nelle quali la fervida immaginazione e il raffinato intuito di Morse sono costantemente messi alla prova.
E, come nei migliori tentativi di risoluzione di enigmi e rebus, è proprio il continuo processo di prove, errori e conseguenti modifiche a portare infine il nostro ispettore sulla strada giusta, senza mai dimenticare il basilare apporto di Lewis.
Classico rappresentante del gruppo di personaggi che operano da spalla al protagonista, Lewis è indispensabile al suo capo. Senza di lui l’ispettore tenderebbe a esagerati voli pindarici da un lato, e a farsi prendere eccessivamente dalla malinconia in altri momenti.
Ma grazie al realismo e alla concretezza di Lewis i lati più eccessivi e gli spigoli più vivi di Morse sono contenuti e smussati, rendendolo una inarrestabile macchina investigativa.
Cerchiamo di scoprire come agiranno i due in questo casa, andando a illustrare qualche elemento della trama de La morte mi è vicina.
Una donna giovane e affascinante è stata assassinata da un colpo di pistola, colpita attraverso la finestra del soggiorno di casa sua, che ha la particolarità di essere posizionata in un corto viale con poche abitazioni, un luogo dove tutti conoscono tutti e che ricorda più un ampio cortile che una lunga via.
L’ispettore capo Morse sembra inizialmente essere già molto avanti con le indagini grazie a due indizi notevoli: da un lato c’è la fotografia di un uomo con i capelli grigi, la cui identità è sconosciuta, e dall’altro lato un messaggio che nasconde cripticamente ora, luogo e data di un appuntamento.
A questi due indizi si aggiunge poco più tardi anche un probabile errore di calcolo del tragitto da parte dell’assassino, e il caso pare davvero vicino a essere chiuso. Ma ci sono alcuni elementi che ostacolano le indagini: non c’è nulla nella biografia della vittima che possa suggerire un movente o motivo valido per volerla morta, eppure la tecnica di attuazione dell’omicidio sembra suggerire la mano di un professionista.
Il principale indiziato, in più, oltre a non avere un movente è anche in possesso di un alibi che lo esclude dalla tempistica. E l’ambiente dove si conducono le indagini, ovvero la strada dove abitava la donna, è pacatamente ostile a ogni intrusione. I vari testimoni, quasi tutti esponenti della classe agiata e intellettuale di Oxford, sono un misto di ipocrisia e buone maniere, e si sovrappone al tutto il fatto che il vecchio rettore dell’università sta per ritirarsi, e ci sono scontri e lotte intestine fra le vari fazioni per la successione.
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