Recuperiamo oggi al Thrillercafé il secondo noir scritto da Antonio Fusco che, dopo “Ogni giorno ha il suo male”, regala ai lettori una nuova strabiliante prova di profondità e emozione con La pietà dell’acqua.
Un romanzo, ma molto altro ancora. Un viaggio nel dolore della memoria di un’intera nazione che non ha mai del tutto fatto i conti col suo passato. Un romanzo tutto italiano, scritto magistralmente, che rimane nel cuore e nella memoria dei lettori.
È un ferragosto rovente e sulle colline toscane ai confini di Valdenza viene trovato il corpo di un uomo, ucciso con una revolverata alla nuca, sotto quello che in paese tutti chiamano “il castagno dell’impiccato”. Non un omicidio qualunque, ma una vera e propria esecuzione, come risulta subito evidente all’occhio esperto del commissario Casabona, costretto a rientrare in tutta fretta dalle ferie, dopo un’accesa discussione con la moglie. Casabona non fa in tempo a dare inizio alle indagini, però, che il caso gli viene sottratto dalla direzione antimafia. Strano, molto strano. Come l’atmosfera di quei luoghi: dopo lo svuotamento della diga costruita nel dopoguerra, dalle acque del lago è riemerso il vecchio borgo fantasma di Torre Ghibellina, con le sue casupole di pietra, l’antico campanile e il piccolo cimitero. E fra le centinaia di turisti accorsi per l’evento, Casabona si imbatte in Monique, un’affascinante e indomita giornalista francese. O almeno, questo è ciò che dice di essere. Perché in realtà la donna sta indagando su un misterioso dossier che denuncia una strage nazista avvenuta proprio nel paesino sommerso. Un dossier scottante, passato di mano in mano come una sentenza di morte, portandosi dietro un’inspiegabile catena di omicidi. E tra una fuga a Parigi e un precipitoso rientro sui colli, Casabona sarà chiamato a scoprire che cosa nascondono da decenni le acque torbide del lago di Bali. Qual è il prezzo della verità? E può la giustizia aiutare a dimenticare?
Una storia emozionante, affrontata con grazia e semplicità, impregnata del dolore di persone che hanno subito la violenza fisica e uccise una seconda volta dall’indifferenza di coloro che agiscono in nome della giustizia. L’acqua del lago di Bali ricopre il luogo dove è stato versato il sangue di molti innocenti. Pietosamente lo sottrae agli occhi degli uomini, ma ne conserva intatto l’immenso dolore. La notte del 20 novembre del 1944 qualcosa di tremendo accadde a Torre Ghibellina. Lo scrittore Antonio Fusco, funzionario nella Polizia di Stato e criminologo forense, dà voce a quegli avvenimenti, realizzando un romanzo che inchioda tutti alle proprie responsabilità.
La lettura fluida permette di leggere il libro in pochissimo tempo, lo svolgimento dei fatti è ben ricostruito e credibile, i personaggi sono definiti con debolezze e virtù, le riflessioni rendono la storia ancor più profonda e appassionante. Tassello dopo tassello ogni cosa trova la sua giusta collocazione.
Il punto in comune con Ogni giorno ha il suo male, in questo caso, risiede nella scorrevolezza della storia, nella perfezione del linguaggio, nei capitoli brevi e, soprattutto, in quella mancanza di fronzoli che contraddistingue la scrittura di Fusco, donandoci il piacere di romanzi che si leggono tutto d’un fiato, di un personaggio che conquista e di storie di cui si ha bisogno.
Un romanzo realistico, forte e dolce al contempo, vero, basato su una realtà che l’autore tocca con mano quotidianamente e che riesce a trasformare in storie e parole con una semplicità che ben si adatta a chi ha bisogno di un giallo italiano di quelli veri e di un personaggio mai sopra le righe.
Nessun paragone è possibile fare tra il Commissario Casabona e il tanto amato vicequestore Rocco Schiavone, nato dalla penna di Antonio Manzini. Sono due uomini diversi, creati da due scrittori diversi. Ma entrambi riescono a conquistare e a far nascere il desiderio di scoprire sempre più delle loro vite. Mentre più facile è ricondurre le opere di Fusco, e soprattutto questo romanzo, alla penna del bravissimo Marco Vichi, per ambientazione, periodo storico affrontato e quell’aria noir tutta italiana che ha fatto del commissario Bordelli uno dei personaggi meglio riusciti del panorama attuale di settore.
In definitiva, La pietà dell’acqua è un romanzo di alto spessore, vero, crudo, ma allo stesso tempo leggiadro e dolce, da leggere “in punta di piedi”, con rispetto e attenzione, per non disturbare l’eterno riposo delle anime violate.
Recensione di Nicola Agrelli
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- Fusco, Antonio (Autore)
Articolo protocollato da Nicola Agrelli
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