Presso Einaudi c’è molto entusiasmo per il personaggio di Girolamo Svampa, al punto che con La prigione della monaca senza volto, scritto come di consueto da Marcello Simoni, siamo già giunti alla terza avventura in tre anni del personaggio.
Svampa ha infatti esordito nel 2016 con Il marchio dell’inquisitore e ha proseguito il suo successo editoriale ne Il monastero delle ombre perdute risalente all’anno scorso, per arrivare adesso, con La prigione della monaca senza volto, a una nuova prova sia per lui che per il suo autore.
Se infatti il lancio di questo nuovo personaggio aveva significato per Marcello Simoni sia un trasferimento di scuderia da Newton Compton a Einaudi, che anche un trasferimento “temporale” non da poco, visto che le gesta del nuovo personaggio sono collocate nel Seicento, ora ne La prigione della monaca senza volto l’autore di Comacchio si propone nuove sfide.
Girolamo Svampa andrà infatti in trasferta milanese da Roma e, per alzare ancora un po’ l’asticella della difficoltà creativa, incontrerà alcuni notissimi personaggi manzoniani.
Come sarà possibile tutto ciò? Andiamo a scoprirlo dando uno sguardo alla trama de La prigione della monaca senza volto.
Roma, 1965. Dopo una lunga e sofferta serie di scrutini avvenuta due anni prima, ora Maffeo Barberini “regna” sulla Città Eterna come Papa Urbano VIII e comincia a soffocare Roma sotto una cappa di oppressiva arte barocca cancellando ogni speranza in chi pensava in qualche reale trasformazione intellettuale e umanistica.
E fra i tanti delusi di come stanno andando le cose c’è anche Girolamo Svampa, che deve subire anche l’onta personale di vedere il suo nemico giurato, Gabriele da Saluzzo, libero e prosciolto da ogni accusa. L’enigmatico e potente personaggio non perde tempo e si trasferisce subito a Milano, che in quel momento è sotto il dominio spagnolo.
Ma Svampa ha più di un motivo per recarsi anche lui a Milano: se da un lato intende tenere d’occhio il suo arcinemico, dall’altro dovrà anche provare a ritrovare una monaca sequestrata, e non una persona particolare, bensì la figlia del suo più fido collaboratore, il suo “bravo” Cagnolo Alfieri.
Cagnolo aveva infatti, tramite Svampa, messo sua figlia monaca sotto la protezione del cardinale Federigo Borromeo, ma ora la donna è scomparsa.Ma la ricerca della monaca porterà Svampa in una ragnatela di misteri sempre più fitta, in grado di mettere in dubbio ogni sua convinzione. Agendo in incognito e aiutato da Padre Capiferro, che stanco di essere continuamente piegato sui libri a studiare ben accetta il viaggio al Nord, Svampa si imbatterà quasi subito in un mistero che pare impossibile da risolvere.
È stato infatti rinvenuto il cadavere di una religiosa. Fino a questo punto non ci sarebbe poi molto di strano, se non fosse per il fatto che il corpo è completamente pietrificato.
E a conoscere, forse, qualcosa di importante su questo diabolico o comunque magico processo di pietrificazione troviamo un personaggio “celebre”: suor Virginia de Leyva.
Conosciuta ai più come la Monaca di Monza di manzoniana memoria, suor Virginia de Leyva è stata murata in una cripta per una serie di crimini che ha commesso, ma sembra disposta ad aiutare Svampa e, nel frattempo, comincia a esercitare sull’uomo un’influenza sempre più forte.Aiutato da Capiferro e da Cagnolo, nonché dalla coraggiosa Margherita Basile, Svampa comincerà a mettere insieme alcune dei tasselli, scoprendo che il segreto di queste trasmutazioni in pietra potrebbe nascondersi nel viaggio che fece un pellegrino in Egitto, una decina di anni or sono.
Il mistero si infittisce sempre di più, aumenta la conta dei cadaveri e Federigo Borromeo esercita una pressione sempre più grande affinché Girolamo Svampa faccia quel che fino a questo punto ha dimostrato di saper fare molto bene: risolvere misteri.
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