Una protagonista sorprendente, una trama intrigante: La primavera degli scomparsi, primo capitolo di una trilogia di grande successo in patria, è una inaspettata sorpresa che arriva dalla Polonia.
La vita della ex poliziotta Krystina a Katowice, Bassa Slesia, potrebbe scorrere nei binari della consuetudine e della noia che spesso accompagna i pensionati, tra passeggiate, chiacchiere al parco e serie tv. Sulla vita di Kristyna però pesa ancora una vecchia storia di più di 50 anni prima, quando l’amatissimo fratello Romek scomparve in circostanze mai chiarite durante una gita sui Monti Tatra: solo Jacek, unitosi agli amici all’ultimo momento, era tornato. Sospettato della morte degli altri ragazzi, senza aver dato risposte plausibili, aveva cambiato identità ed era scomparso. Da allora il silenzio, almeno fino al giorno in cui Kristyna lo riconosce proprio lì, a Katowice: decisa a scoprire la verità sulla scomparsa di Romek e degli altri compagni, elabora un piano che prevede – forse – la morte di Jacek, ma quando Kristyna entra in casa del vecchio amico armata di coltello scopre che qualcuno l’ha preceduta, uccidendolo. Coinvolta suo malgrado nelle indagini da un vecchio collega si ritroverà a scavare nella vita dell’uomo alla ricerca di un colpevole e di risposte.
E nel frattempo, nel quartiere, alcuni cani scompaiono.
E’ sempre un piacere scoprire un autore sconosciuto, soprattutto se di provenienza diversa dal mondo anglosassone che, nel bene e nel male, predomina nel panorama letterario e influenza spesso il gusto del lettore: Anna Kantoch propone un romanzo sorprendentemente fresco, con una trama solida e sprazzi di vita quotidiana di una Polonia per certi aspetti inaspettata.
Il merito principale però è sicuramente quello di aver creato un personaggio principale carismatico, in grado di proporre una visione del tutto cinica e originale della vecchiaia: Kristyna è diversa “perché non mi comportavo come le altre nonne. Perché invece di farmi dondolare mia nipote sulle ginocchia e guardare con lei i cartoni animati con gli animali, una volta le avevo mostrato l’arma di servizio. Perché avevo raccontato a mio nipote che effetto fa uccidere una persona, e forse nelle mie parole era mancata la giusta dose di orrore o di condanna per chi fa certe cose”.
E’ questo personaggio che regge – egregiamente – il peso della storia: non solo perché il vecchio istinto da poliziotta non l’ha abbandonata, ma anche perché la sua voce disincantata e ironica racconta una vecchiaia alla quale non vuole rassegnarsi, indigestioni di The Crown e serie Netflix, equilibri familiari difficili e acciacchi di salute inevitabili.
E’ un racconto incredibilmente vivido quello che si snoda nel romanzo della Kantoch, anche attraverso comprimari mai banali: talvolta sono espressione della Polonia odierna, che conferma alcuni stereotipi occidentali sul paese dell’ex blocco sovietico e le chiusure dell’attuale regime, ma anche imprevista e contemporanea, afflitta da solitudini esistenziali, incapacità di comunicare, disagi sociali. Talvolta i personaggi più giovani sono del tutto identici ai Millenials e ai GenZ occidentali, con il loro bagaglio di incertezze e indifferenze, pronti a stordirsi di alcool o a salvare cani abbandonati.
La scrittura fluisce leggera e tagliente attraverso le parole di una donna di settantatré anni che è tutto tranne che una vecchia signora rassegnata: il mistero della scomparsa di Romek non verrà risolto (non è spoiler, lo dichiara subito l’autrice), ma verrà svelato nei successivi due romanzi. La primavera degli scomparsi è però il racconto di un uomo che ha passato il suo tempo a nascondersi e di una vecchia amica che gli ha dato la caccia per tutta la vita, e vale la pena di essere letto.
L’autrice
Anna Kańtoch è tra le voci più eclettiche e talentuose della letteratura polacca contemporanea, è autrice di una vasta produzione narrativa che le è valsa numerosi premi. In Italia sono stati pubblicati Buio (Carbonio, 2020) e Gli incompiuti (Moscabianca Edizioni, 2023).
La primavera degli scomparsi, primo volume di una trilogia che ha avuto in patria un’accoglienza straordinaria, ha ricevuto nel 2021 il Nagroda Wielkiego Kalibru come migliore romanzo poliziesco polacco.
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