Quando si prende in mano il romanzo “La protetta” (Neri Pozza luglio 2024) e se ne legge la trama, si arriva alla conclusione di essere in procinto di leggere un giallo.

Scopriamo come nel passato narrativo del libro, un uomo ricco, amante dell’arte e dell’antiquariato, sia finito davanti a una fattoria e al suo granaio, un ricettacolo di cianfrusaglie e, al contempo, una camera del tesoro. Lo stesso uomo non solo farà affari d’oro a discapito del padrone della fattoria, ma si prenderà anche l’onore e l’onere di educarne la figlia, una ragazzina selvaggia, sporca, abbandonata a sé stessa eppure contraddistinta da un’intelligenza rara, curiosa e soprattutto insaziabile di sapere e ossessionata dall’apprendere. Majja, con due j, questo il nome della bambina, è la protetta del titolo, indiscussa protagonista dell’opera e la sua particolarità conquista il lettore. Nel presente narrativo l’uomo ricco muore nella sua villa simile a un castello, vittima di un delitto dall’oscuro movente, ed ecco l’incastro giallo che farà partire l’indagine dell’investigatrice Karin Klinga col coinvolgimento della protetta Majja, ora adulta, professionista della casa d’aste più importante di Svezia e, ancora, bizzarramente unica.

La conclusione iniziale di essere in un giallo si rafforza, eppure è errata.

C’è un delitto, sì. Un’indagine, tra indizi, testimonianze e ipotesi da verificare, testimoni e potenziali colpevoli, ma il caso è accessorio.

La protetta” è un romanzo di formazione, che parla di arte e di famiglia, di difficoltà e di disagi. È un’opera di grande delicatezza e profondità, capace di scavare nell’animo umano, dove sono le persone e i loro comportamenti a fare la differenza, a dare quel quid in più che scatena curiosità e interesse, che spinge a continuare nella lettura. Ci sono segreti, storie sordide, c’è l’amore e la disperazione, la delusione del sentirsi traditi, la tristezza del non essere capiti ed è un viaggio dalle campagne della Svezia alla città di Stoccolma, in una fuga che non vorrebbe rimpianti o sguardi all’indietro, poi è un ritorno, dalla città alla campagna perché la verità deve illuminare i ricordi, smussare gli angoli dei giudizi e far giungere alla comprensione. Un viaggio di chilometri e un cammino di anni, di crescita, consapevolezza, promesse e perdono.

Dalla descrizione si potrebbe pensare a un libro complesso, ma così non è. L’autrice è brava a rendere tutto fruibile, grazie a una scrittura scorrevole. Il lato intimo, profondo e importante della trama, inficia il ritmo, che non possiede la dinamicità tipica di un giallo, dando un senso di placido andare. Un ritmo blando, quindi, perfetto per assorbire e capire tutte le sfaccettature dei personaggi, che sono il punto forte in “La protetta”.

Le figure dell’opera a uno sguardo superficiale appaiono una raccolta incredibile di casi umani. Ci sono l’ubriacone, il violento, l’ignorante, la disadattata, il ricco egocentrico, l’avvocato antipatico, la matta, la governante ciarliera e il saggio guardiano, anche la poliziotta con la patologica ossessione per l’igiene e via così. Nessuno è normale, e queste particolarità all’inizio del libro appaiono esagerate, ridondanti, in una parola troppe. É con l’avanzare delle pagine e della conoscenza che vediamo altro, che capiamo e, se abbiamo pazienza, apprezziamo.

Scritto su due piani temporali diversi, dove il passato di Majja e la sua formazione sono la parte predominante sul presente e l’indagine per omicidio, “La protetta” immerge anche nel mondo sfaccettato e incantato degli oggetti d’arte. Oggetti inanimati capaci di raccontare storie straordinarie a chi ha la capacità e il tatto di ascoltare. Il lato artistico del romanzo è molto suggestivo, carismatico, fa venire voglia di sfogliare il catalogo di un’asta, visitare un museo. Non sorprende che l’autrice abbia lavorato presso due case d’aste e sia attualmente sovrintendente del Palazzo Reale di Stoccolma. La passione della Gullberg, la sua competenza, si sentono forti, nette, riuscendo così a rendere Majja credibile e tridimensionale. Non è strano nemmeno che l’esordio letterario sia stato nel genere storico, è tutto un cerchio perfetto.

Poi è arrivata “La protetta” che di giallo ha l’impronta, ma non l’anima, anzi, i lettori più smaliziati e navigati nel genere, a scoprire il colpevole ci arrivano ben prima dell’investigatrice, ma una volta arrivati alla fine ci si stacca con dispiacere da Majja, sentendo la necessità di un nuova storia che magari mescoli in maniera più bilanciata arte e giallo, un po’ come accade con i libri di Valeria Corciolani dedicati alla critica d’arte Edna Silvera. E difatti una serie dedicata a Majja c’è, noi dobbiamo solo aspettare che venga portata in Italia.

La protetta”: un giallo blando, ma un libro che con la sua profondità regala tanto e fa riflettere.

Recensione di Tatiana Vanini.

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La protetta
  • Gullberg, Hélène (Autore)

Articolo protocollato da Tatiana Vanini

Biologa per studi e mamma a tempo pieno, sono una lettrice compulsiva da quando, a otto anni, ho scoperto i romanzi gialli. La mia passione è nata con “Poirot e i Quattro” di Agatha Christie e non si è ancora spenta. Leggo gialli e thriller, sì, ma sono autrice di romanzi fantasy umoristici come La saga di Etreia, con i due volumi di “Veni, vidi... Etreia!”, la raccolta di racconti “Schegge di ordinaria allegria” (auto pubblicati) e poi nel 2023 è uscito per Edizioni Convalle “Scacco di torre per l'ispettore Ovvius” dove sono finalmente approdata al giallo anche nella scrittura. Gioco a D&D, scrivo recensioni e colleziono puffi. Adoro il Natale alla follia e quindi, i romanzi che prediligo sono proprio i mistery classici all'inglese ambientati nelle feste. Non c'è nulla come una bella riunione di famiglia per scatenare l'istinto omicida!

Tatiana Vanini ha scritto 23 articoli: