Che la notte abbia sempre esercitato un fascino sull’immaginario degli scrittori di thriller non è una novità. L’oscurità favorisce il delitto in tutte le sue forme e nasconde i criminali, oltre a essere il momento nel quale i peggiori demoni visitano ognuno di noi. Ce lo ricorda Guillaume Musso, con il suo “La ragazza e la notte”, che oggi recensiamo qui al Thriller Café. La Nave di Teseo ha infatti ripubblicato il romanzo del 2018 nella collana “I grandi delfini”, anche grazie all’uscita della serie “The Reunion” che ne è la trasposizione sul piccolo schermo.
Siamo a Sophia-Antipolis, progetto urbanistico francese ubicato in Costa Azzurra e destinato a imitare analoghe realtà esistenti in Silicon Valley. I creatori hanno pensato di aggregare, in un contesto naturale stupendo, le migliori menti francesi ed europee in una sorta di “cittadella dell’intelligenza” nella quale hanno sede i centri di ricerca delle principali aziende tecnologiche mondiali. Musso colloca in questa piccola cittadina un immaginario Liceo Saint-Exupery fondato nel 1992, del quale si festeggia nel 2017 il venticinquennale.
Thomas Degalais è un ex alunno che è diventato un affermato scrittore e vive a New York e che decide, proprio per la ricorrenza del 2017, di tornare in Costa Azzurra, dove trova ad aspettarlo Maxime Biancardini e Fanny Brahimi, suoi vecchi amici dell’epoca. Il ritrovo è anche l’occasione per ricordare insieme Vinca Rockwell, grande amica di tutti e tre, che nelle vacanze di Natale del 1992 è scomparsa misteriosamente. Ma il liceo Saint-Exupery, che all’apparenza è una scuola di lusso frequentata dai figli di famiglie altolocate, si rivela ben presto, attraverso i ricordi dei tre amici, un luogo dove sono avvenuti episodi delittuosi di ogni tipo, spesso rimasti celati fino al 2017. La festa sarà allora l’occasione per far venire a galla questi fatti, con un epilogo che imprimerà una svolta inaspettata al corso delle cose.
Musso costruisce uno dei suoi soliti romanzi scoppiettanti, ricco di citazioni colte e di rimandi ad altre opere d’arte di ogni tipo: quadri, canzoni rock, opere sinfoniche, opere letterarie e così via. Lo fa con un intreccio che utilizza spesso il flash-back come strumento che è, contemporaneamente, di sollecitazione della memoria e di analisi (o di auto-analisi). In un crescendo che vuole indagare le ragioni e i fatti relativi ai delitti commessi al Saint-Ex (come lo scrittore chiama affettuosamente il liceo), ma anche la psiche profonda in primis di Thomas, alter-ego dello stesso Musso, che deve attraversare la sua notte, popolata di tutte le sue paure e frustrazioni. Per concludersi in una sorta di celebrazione del ruolo dello scrittore, per il quale vi raccomando il breve capitolo finale “Il privilegio del romanziere” che, a vicenda narrativamente esaurita, rappresenta una piccola post-fazione concettuale dell’autore.Sullo sfondo, oltre a una raffigurazione meravigliosa della splendida Costa Azzurra e della cittadina di Antibes in particolare, i temi “classici” della poetica dell’autore: il rapporto tra il reale e la finzione letteraria (e artistica in generale), l’inafferrabilità dei reali sentimenti umani, il rovesciamento dei ruoli (chi appare inizialmente come colpevole sembrerà alla fine il più puro dei personaggi e viceversa). Fino alla scoperta degli abissi che sono celati nella psiche di ogni essere umano. Ammesso che ce ne fosse bisogno, questo romanzo ci racconta che Musso riesce come pochi altri a combinare una leggerezza narrativa condita di un’ironia graffiante e divertente a una profondità dei temi trattati, che, in fondo, sono i temi che da sempre l’umanità non è riuscita a decifrare. Come ben raffigurato dalla frase di Christian Bobin, che Musso cita in apertura del già citato capitoletto “Il privilegio del romanziere”: “Non è per diventare scrittori che si scrive. È per congiungersi in silenzio con quell’amore che manca a ogni amore.”
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