La rete porpora, di Carmen Mola

Dopo “La sposa gitana“, siete pronti ad aprire un nuovo romanzo Salani per ingaggiare un nuovo match con i mostri che lacerano l’anima all’ispettrice Elena Blanco? “La rete porpora” va sgominata e il collettivo Carmen Mola ci spronerà a macinare pagine e pagine per acciuffare i colpevoli. Vamonos!

Da una parte, suo figlio o l’amore della sua vita, ecco la sua inquietudine personale, la luce; dall’altra, la Rete Porpora, ecco la sua inquietudine professionale, l’ombra. Sono le uniche due cose che ha in mente.

Elena Blanco è a capo della BAC, la prestigiosa Brigada de Análisis de Casos della Polizia spagnola e pur potendo contare su un nutrito gruppo di qualificatissimi collaboratori, la sua diffidenza verso la condivisione delle informazioni investigative è proverbiale.

Solitaria, scontrosa, amante del karaoke, delle buone grappe e della canzone italiana, dedita al sesso occasionale, la Blanco sembrerebbe non brillare né per moralità né per spirito di squadra. Ma nonostante ciò, i suoi sottoposti la adorano e la appoggiano in molte iniziative al limite del legale, perché sanno che è una donna integerrima ma dilaniata da una sofferenza autodistruttiva.

Otto anni prima, infatti, le venne letteralmente strappato di mano il figlio Lucas in piena Plaza Mayor, affollata di bancarelle natalizie. Da quel momento Elena non si è più ripresa e ha fatto del ritrovamento del figlio la pietra angolare di ogni investigazione, finché non le venne recapitato un video che le sconvolse la vita: suo figlio Lucas, ormai adolescente, vi appare in atteggiamenti inequivocabilmente violenti nei confronti di una ragazza, in quello che ha tutta l’aria di essere un atroce snuff movie. Rivolgendosi alla telecamera e direttamente alla madre, le intima di smettere di cercarlo, perché ormai è diventato parte del sistema che lo aveva rapito.

Elena è devastata ma, ostinata nel proprio mutismo, decide di non fare parola di quel video con chicchessia neanche quando Mariajo, la sessantenne hacher della BAC sta tracciando l’ID di un computer collegato alla famigerata Rete Porpora per assistere all’uccisione in diretta di una ragazza, per la modica cifra di sei mila euro in bitcoin.

Una squadra di intervento speciale è stata attivata per condurre l’ispettrice Blanco e Mariajo all’indirizzo del computer incriminato, mentre Zárate, Chesca e Orduño resteranno in attesa di istruzioni al Centro de Medios Aéreos de la Policía Nacional. Il dottor Buendía resterà di guarda negli uffici della squadra, pronto a dare supporto all’azione dei suoi colleghi. Il grande spiegamento di forze, però, non darà l’esito sperato: l’ID è falso e lo spettacolo drammatico dell’uccisione della ragazza andrà in scena senza che la BAC possa trarla in salvo.

Una sconfitta bruciante per l’intera squadra, se non fosse che Mariajo è riuscita a tracciare un altro ID, quello del pc di un adolescente che riescono a trarre in arresto, facendo irruzione nella sua casa, di fronte alla famiglia attonita. Quella debole traccia servirà alla Blanco per arrivare al cuore della Rete Porpora e, forse, anche a quello del figlio perduto.

Se un giorno Lucas dovesse ricomparire, non sa se sarà in grado di evitare di guardarlo come si guarda un essere senz’anima.

Il romanzo apre proprio con la sequenza del rapimento di Lucas bambino e il disvelamento dei responsabili, che fa da trait d’union con il romanzo precedente. La rete porpora però non è solo un tuffo nelle atrocità del dark web ma anche, in un certo senso, uno spaccato sociale che mette a fuoco le contraddizioni della società spagnola attuale e, più in generale, dei grandi stati dove il benessere sembra albergare.

Gli Autori tratteggiano in modo impeccabile il sottobosco della periferia sud-est di Madrid con le sue piazze di spaccio, le scommesse clandestine, la prostituzione dilagante, le case famiglia che accolgono troppo spesso donne e bambini dalla vita già segnata (il personaggio del Rumeno mi è rimasto nel cuore, l’unico che nonostante tutto vuole cambiare le cose con una piccola delazione, ma che ne fa le spese, come è nell’ordine delle cose, così come quello di Aurora, che lotta per ricostruirsi una vita e per salvare la madre tossicodipendente).

A Carabanchel sono i Los Gordos a gestire questi affari. Anche se la situazione è grave, non lo è comunque tanto come a San Diego, a Vallecas: lì sono stati censiti trentacinque narcospisos nell’arco di pochi isolati.[…] In Spagna la droga  muove migliaia di milioni l’anno.

E poi la piaga del deep web, al quale ha accesso ogni tipo di persona, anche gli adolescenti come quel Daniel che viene arrestato in flagrante e il cui padre, sconvolto, vorrebbe disconoscere.

La rete porpora è un poliziesco crudo, a tratti spiazzante, ma dannatamente realistico e ritmato che non consente tregua né al lettore né ai personaggi, frutto della perizia di tre sceneggiatori d’eccezione come Díaz Cortés, Martínez e Santos Mercero.

La caccia alla Rete Porpora è piena di insidie e di colpi di scena per la BAC, come pure impegnativa è la lettura per noi appassionati del genere, ma vi assicuro che il lungo viaggio verso l’inferno vi risulterà magnetico.

“So che le persone comprano da lei i link per vedere gli eventi della Rete Porpora. Ma ci sono due tipi di abbonamento: uno per essere semplici spettatori e un altro con cui si ha anche il diritto di decidere.”

“Proprio come nella vita, ispettrice. Ci sono persone che viaggiano in classe turistica e altre in Business Class.”

Senza spoiler alcuno, vorrei fare un’affermazione sul finale abbastanza criptica, che capirete appieno solo a fine lettura, e della quale vi pregherei di lasciare una deposizione sui social di Thriller Café per poterci confrontare sul punto: avrei preferito di gran lunga che l’esito finale dell’ultimo combattimento fosse stato deciso da un membro della BAC con un colpo sparato alla testa di chi… non vi dirò mai, neanche sotto tortura! Oltre all’effetto scenico più cinematografico, diciamo così, ci sarebbe stato un effetto psicologico di maggior impatto su chi invece è sopravvissuto a quell’incontro, generando magari una rabbia strisciante, catalizzatore di altre avventure.

E siccome non lascio mai le cose a metà, figuriamoci a due-terzi, chiudo dandovi un arrivederci al terzo romanzo di questa rocambolesca trilogia, La bambina senza nome che farò in modo e maniera di farmi assegnare prossimamente dal Barman!

Who is who?

Carmen Mola è lo pseudonimo di tre scrittori e sceneggiatori spagnoli, Jorge Díaz Cortés, Agustín Martínez e Antonio Santos Mercero.

La rete porpora è il secondo atto della trilogia che vede come protagonista l’ispettrice Elena Blanco, preceduto da La sposa gitana e conclusasi con La bambina senza nome, sempre editi da Salani – Le Stanze. Nel 2021 con il romanzo “La Bestia” hanno ottenuto il Premio Planeta.

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Articolo protocollato da Monica Bartolini

Monica Bartolini (Roma 1964) si afferma nel mondo della scrittura gialla con i romanzi della serie del Maresciallo Nunzio Piscopo (Interno 8 e Le geometrie dell'animo omicida, quest'ultimo finalista al Premio Tedeschi nel 2011). Nel 2010 vince il Gran Giallo Città di Cattolica per il miglior racconto italiano in ambito mystery con il racconto Cumino assassino, compreso nell'antologia 10 Piccole indagini (Delos Digital, 2020). Autrice eclettica, per I Buoni Cugini Editori pubblica nel 2016 Persistenti tracce di antichi dolori, una raffinata raccolta di racconti gialli storici che ha per filo conduttore le vicende legate al ritrovamento di alcuni reperti storici, che ancora oggi fanno bella mostra di sé nelle teche dei musei di tutto il mondo, e nel 2019 la terza investigazione del suo Maresciallo dal titolo Per interposta persona. Collabora con i siti www.thrillercafe.it e www.wlibri.com per le recensioni ed è membro dell'Associazione Piccoli Maestri - Una scuola di lettura per ragazzi e ragazze che si occupa di leggere i classici nelle scuole italiane. Bibliografia completa in www.monicabartolini.it Contatti: [email protected]

Monica Bartolini ha scritto 99 articoli:

Libri della serie "Elena Blanco"

La rete porpora – Carmen Mola

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