Si intitola La salita dei saponari ed è uscito il 16 giugno per Einaudi, il terzo giallo della fortunata serie con protagonista Vanina Guarrasi, vicequestore aggiunto alla Mobile di Catania, nata dalla penna di Cristina Cassar Scalia (precedenti: Sabbia nera e La logica della lampara).
Lasciata in standby una questione irrisolta che l’aveva portata temporaneamente alla Catturandi di Palermo, Vanina Guarrasi si appresta a tornare alle pendici dell’Etna quando viene informata che un cadavere è appena stato trovato in un’auto al parcheggio dell’aeroporto di Catania. Si tratta di Esteban Torres, anziano e a dir poco misterioso viveur di origine cubana, ma residente in Svizzera con passaporto americano. L’arma con cui gli è stato inferto un colpo al petto è sua, ma non si trova e per giunta non è un’arma comune… sono molti gli indizi che fanno pensare che quest’intrigo internazionale sarà una bella cammurrìa.
«Manco il tempo di arrivare e Vanina era già in movimento. Di corsa, per giunta, come piaceva a lei. Aveva ragione Adriano: per entusiasmarla veramente, per sentirselo suo, un caso doveva avere un indice di “rognosità” tale da occuparle la mente per giorni, fino alla sua totale risoluzione. L’omicidio di Esteban Torres, a occhio e croce, prometteva bene».
Nonostante l’aiuto della sua squadra al completo – commissario Patanè incluso – e, viste le implicazioni internazionali del caso, di un’utile aggiunta milanese che sopperisce alla misteriosa latitanza dell’ispettore capo Spanò, le indagini non decollano: l’assassino guizza, scivola come sapone e sguscia via inafferrabile. Quando poi viene rinvenuto un secondo cadavere, appartenente ad un’intima amica della prima vittima, invece di sbrogliarsi, la matassa si aggroviglia sempre di più. Perché un uomo ricchissimo, dagli affari dubbi e dal passato nebuloso, viene a morire proprio a Catania? Cos’ha veramente a che fare Torres con Bubi Geraci, l’organizzatrice di eventi ritrovata uccisa a Taormina? E chi è – e soprattutto dov’è – il bel giovane dagli occhi verdi che ha chiesto notizie del morto e che al momento aleggia come un fantasma nel bel mezzo dei due omicidi? Troppi enigmi, troppi punti da chiarire… e intanto la mente di Vanina è distratta, rosa da una situazione sentimentale complessa e instabile e da mille dubbi e pensieri che le procurano sonni agitati.
“S’era rigirata nel letto per metà della notte e per l’altra metà aveva dormito un sonno leggerissimo, in cui la rivoluzione cubana si sovrapponeva ai toy boy di Bubi Geraci. Si alzò dal letto che il sonno la stava cappuliando.
Dopo che Giuli e Adriano se n’erano andati, Vanina aveva aperto il computer e c’era rimasta davanti fino all’una e mezzo per farsi un’idea – vaga – della storia di Cuba; dal 1959 ai giorni nostri.
Doveva decidersi a trovare un rimedio. Qualcosa di serio che la aiutasse a dormire. Ma ogni volta si faceva prendere dal timore che quei farmaci – di cui Adriano, per esempio, faceva largo uso – potessero inibire la sua creatività investigativa, e si teneva l’insonnia.
E poi c’era il pensiero di Paolo. Quella doppia spunta che grigia era quando aveva chiuso gli occhi, e grigia era rimasta quando li aveva riaperti quella mattina.”
Se volessimo trovare una parola chiave, un concetto attorno al quale far ruotare le implicazioni di questo bel giallo, forse potremmo usare “famiglia”: nella vita di ciascuno dei personaggi di questo libro, la famiglia ha un ruolo cruciale che determina azioni, comportamenti e priorità. C’è chi un giorno è dovuto fuggire dal suo Paese e la famiglia l’ha lasciata – l’hanno fatto in tanti, anche in queste pagine -; c’è chi sta cercando, a modo suo, di salvarla, la sua famiglia (vedi ispettore Spanò); c’è chi, giocandosi il tutto per tutto, cerca di preservare legami e ricordi; c’è chi, come Vanina, combatte ogni giorno contro i mafiosi che le hanno ucciso il padre ed ha paura di costruirsene una nuova, di famiglia. Paura, purtroppo, ragionevole, visto che i fantasmi del passato seguono lei e il suo Paolo Malfitano, il giudice di cui è innamorata e cui ha salvato la vita… e nuove ombre sembrano allungarsi a turbare il loro futuro. Fortuna che Vanina non è sola in questa lotta: ha angeli custodi che vigilano sulle sue giornate (la vicina, la sua squadra, i suoi tanti amici che aumentano ogni volta che abbiamo il piacere di incontrarla)… e poi lei è forte, è tenace, è di ferro… grigio ferro, come il suo sguardo. E, soprattutto dopo il finale a sorpresa – cosa cui Cristina Cassar Scalia ormai ci ha abituati – non vediamo davvero l’ora di ritrovarlo, quello sguardo.
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Articolo protocollato da Rossella Lazzari
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