La scomparsa di Elisa Ohlsen - Antonio Fusco

Alejo Carpentier è stato uno scrittore cubano considerato il fondatore della corrente letteraria realismo magico, caratterizzata da una descrizione della quotidianità in cui si mescolano elementi “magici”, arrivando a confondere la realtà con la fantasia. Uno dei libri più famosi dell’autore è Passi perduti, ed è quello che sta leggendo la diciassettenne Elisa Ohlsen del titolo che recensisco per voi oggi, romanzo targato Antonio Fusco, scrittore napoletano nonché funzionario di Polizia di Stato.

Elisa Ohlsen è in vacanza con i genitori sul litorale laziale, decide di uscire per una passeggiata in compagnia del libro che sta leggendo, e non farà più ritorno. Sette anni dopo viene rinvenuto un cadavere presso l’Idroscalo di Ostia, famoso approdo aeroportuale di Roma fino alla Seconda Guerra Mondiale e tristemente noto perché nel 1975 vi trovò la morte Pier Paolo Pasolini. Tutto fa pensare che si tratti della povera ragazza.

L’Ispettore Massimo Valeri, soprannominato l’Indiano per i tratti somatici che richiamano discendenze sinti, sta indagando sulla recente scoperta del cadavere di un professore di liceo in pensione, ucciso in circostanze misteriose sette anni prima. In breve, tra colpi di scena ben orchestrati, si concretizzerà la sensazione che, ad accomunare il docente ed Elisa Ohlsen, non sia solo lo stesso numero di anni trascorsi prima del ritrovamento del corpo esanime. E si tratterà di un’autentica discesa negli inferi.

Per Antonio Fusco l’esperienza sul campo ha senza dubbio un’importanza determinante nel concorrere a dipingere un quadro molto accurato e avvincente dei meccanismi e delle procedure giudiziarie che muovono un’indagine investigativa, e non potrebbe essere altrimenti. Dagli abissi che il male perpetrato dall’uomo può toccare al dolore che tali brutalità infliggono; dal confine sempre più labile tra verità e menzogna ai rapporti professionali ed umani che caratterizzano i vari protagonisti e le dinamiche in cui sono coinvolti, dove i primi a mostrare fragilità e insicurezze sono proprio i rappresentanti dello Stato.
La lettura de La scomparsa di Elisa Ohlsen tiene incollati fino all’ultima pagina anche grazie alla bravura dell’autore nell’affrontare senza eccessive enfasi e ridondanza argomenti delicati e profondi.

C’è l’inimmaginabile disperazione con cui un genitore che ha perso un figlio è costretto a convivere per il resto della vita.

C’è l’amore, quello elementare e puro, tra due persone che si amano e si rispettano. Ho trovato bellissima una metafora, così semplice nella sua trasposizione da credere che possa benissimo stare nel dizionario: L’amore è la straordinaria esaltazione della normalità. È l’incastro perfetto che non ha bisogno di forzature, la congiunzione che non mostra la crepa.

Una parte fondamentale la giocano anche l’esoterismo e l’occulto, via via più importanti con l’incedere dell’indagine. Ecco l’elemento magico che non stona, anzi, si lega e quasi si mimetizza con la realtà, generando interrogativi religiosi nient’affatto banali.

Vorrei concludere spendendo due parole sul protagonista. Di origini nomadi, orfano di genitori, figlio adottivo, l’Ispettore Massimo Valeri in gioventù è stato vittima di bullismo e non ha trascorso un’adolescenza idilliaca. Tutti eventi che lo hanno reso quello che è, ovvero un tipo tosto, poco empatico, che non si trova a suo agio con le mezze misure ma preferisce di gran lunga i modi spicci e diretti. È un poliziotto che conosce fin troppo bene il significato della parola giustizia e il prezzo da pagare per ottenerla.

Leggere le sue avventure mi ha fatto tornare alla mente il film 007 – Skyfall, forse il migliore della serie interpretata dall’attore Daniel Craig e sicuramente il più introspettivo dell’intera saga. In una scena M, riferendosi al travagliato passato familiare di James Bond e al fatto che spesso siamo ciò che siamo per mancanza di alternative, dice: “gli orfani sono sempre stati le migliori reclute“.

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La scomparsa di Elisa Ohlsen
  • Fusco, Antonio (Autore)

Articolo protocollato da Damiano Del Dotto

Mi chiamo Damiano, abito a Pistoia, sono sposato con Barbara e sono più vicino ai 50 anni che ai 40. Poche cose colloco nella memoria come il momento temporale e il libro che in qualche modo mi ha cambiato la vita e mi ha infuso la gioia della lettura: avevo 11 anni, frequentavo la prima media e il romanzo è IT di Stephen King. Da allora non posso fare a meno di questa passione viscerale che mi accompagna quotidianamente. Si sente spesso dire che siamo la somma delle nostre esperienze. Allo stesso modo credo che l'amore che provo per la vita sia la somma dei libri che leggo.

Damiano Del Dotto ha scritto 48 articoli:

Libri della serie "Le indagini dell'Ispettore Massimo Valeri"

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