Un romanzo avvincente, profondo, che comincia come un caso letterario, editoriale, mettendo in mezzo la serie di “Millenium“. Ben presto si trasforma in un thriller e alla fine rivela il suo volto di intrigo internazionale tra Svezia, Cina, Norvegia e Cuba. Elementi in apparenza distanti che John Ajvide Lindqvist lega in una trama credibile, tra azione ed emozione, con una scrittura scorrevole dove non manca quel pizzico di ironia alla quale l’autore ci ha abituato dalla sua prima opera.

Il romanzo parte con la protagonista femminile, Julia Malmros, alla quale è stato affidato il seguito della fortunata serie di romanzi di “Millenium“. Ex ispettrice di polizia, passata a essere scrittrice a tempo pieno, Julia è attenta e precisa nello scrivere, così chiede e ottiene di essere coadiuvata da un esperto d’informatica, per rendere corrette e credibili le abilità di Lisbeth. Incontra così il misterioso, complicato, Kim Ribbing, con il quale instaura un rapporto che va oltre il lavoro, una storia che non è una relazione classica, mescolando passione e amicizia, in un rapporto in bilico e sempre indefinito.

Se il libro non va come Julia si aspettava, la vita ha in serbo per lei e Kim qualcosa che va oltre le avventure su carta: un’indagine atipica, tra diverse nazioni, che comincia durante la festa di mezza estate, quando due uomini su un barca fanno fuoco su un gruppo di persone, causando una strage. Kim e Julia sono lì vicino, sentono gli spari e vanno in soccorso, perché per lei è chiaro che i colpi di fucile arrivano dalla direzione dove ha la villa un suo amico d’infanzia. Parte così un libro accattivante, con personaggi carismatici e a sfaccettato, capace di legare alla trama lettori diversi, dagli amanti del giallo a quelli delle spystory, da chi cerca temi forti sui quali riflettere, a chi vuole messaggi positivi e formativi.

Lindqvist ha esordito come autore di horror, tanto da essere definito lo Stephen King svedese. Noto è il primo libro “Lasciami entrare”, al quale ne sono seguiti tanti altri, alcuni poi diventati film. Con “La scritta sull’acqua” passa al thriller e lo fa mettendo la giusta adrenalina, regalando personaggi indimenticabili e con la consueta maestria nella narrazione.

I cenni a Millennium non sono solo un inizio, servono a introdurre i suoi protagonisti, rovesciati nei ruoli rispetto a Mikael e Lisbeth, ma non meno complessi e attraenti. Julia è colei che scrive, che ha i contatti con la polizia, conosce una delle vittime, sa come indagare. Kim ha le capacità informatiche, una rete di amici fidati con i quali intrufolarsi ovunque e sarà lui a viaggiare, mettersi in pericolo, portare le informazioni utili a decifrare gli indizi e a costruire una rete intorno ai colpevoli. I capitoli sono dedicati alla trama principale, ma non mancano di essere intervallati da piccole parti in cui è il passato di Kim a essere narrato. Sono capitoli brevi, di grande impatto, che lasciano il segno portando il lettore negli abusi sui bambini, visti dalla parte di chi li subisce. Sono momenti forti, che prendono di pancia, fanno indignare e mettono di fronte all’inadeguatezza del sistema, alla perversione di qualcosa che continua con la connivenza di chi dovrebbe opporsi per primo, difendere.

Spiegano Kim e lo rendono comprensibile al lettore.

La scritta sull’acqua”, partendo da una cover che descrive una scena del libro e con un titolo emblematico, quasi poetico, che ottiene la giusta spiegazione solo alla fine, racconta molto delle nazioni nelle quali si svolge. Dal sentimento nazionale, ai rapporti politici ed economici, fino a spiegare alcuni retroterra che hanno portato agli eventi scritti. Non solo mostra ai lettori un lato internazionale lontano dal quotidiano, ma racconta l’incredibile semplicità delle azioni poche chiare, per nulla pulite, che muovono milioni.

In quest’opera non si cerca la donna, come piace agli investigatori francesi, ma il denaro e l’oro nero, per un thriller di ampio respiro.

I personaggi sono belli, intensi, resi i maniera perfetta. Attraverso loro si soffre, si prova un desiderio di vendetta e rivalsa, si indaga, si prova tensione e per certi loro vezzi e azioni si sorride anche, stemperando un po’ delle atmosfere cupe che potrebbero rendere pesante la lettura. Sono interessanti i legami che si instaurano tra alcune figure, donando quel senso di amicizia, vicinanza e mutuo soccorso che è la parte positiva e formativa del romanzo, temi che, insieme alla resilienza,  l’autore evidentemente ama, avendoli già inseriti in altre opere.

I dialoghi sono funzionali alla storia, a tratti essenziali, mostrano come le azioni siano più importanti delle parole, raccontando con i fatti più che con i discorsi. Sono comunque presenti, ben bilanciati con le parti descrittive e soprattutto hanno quel tocco di genuino realismo che si ritrova nel sapore dell’intera trama.

Le sorprese non mancano, certe sono veri colpi e il finale ha quella tensione che piace prima di concludere in un doppio modo: avvolgente, positivo e vendicativo, aperto, con una domanda magari per lasciare la possibilità di un seguito.

La scritta sull’acqua” è un romanzo in movimento, davvero interessante.

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La scritta sull'acqua
  • Lindqvist, John Ajvide(Autore)

Articolo protocollato da Tatiana Vanini

Biologa per studi e mamma a tempo pieno, sono una lettrice compulsiva da quando, a otto anni, ho scoperto i romanzi gialli. La mia passione è nata con “Poirot e i Quattro” di Agatha Christie e non si è ancora spenta. Leggo gialli e thriller, sì, ma sono autrice di romanzi fantasy umoristici come La saga di Etreia, con i due volumi di “Veni, vidi... Etreia!”, la raccolta di racconti “Schegge di ordinaria allegria” (auto pubblicati) e poi nel 2023 è uscito per Edizioni Convalle “Scacco di torre per l'ispettore Ovvius” dove sono finalmente approdata al giallo anche nella scrittura. Gioco a D&D, scrivo recensioni e colleziono puffi. Adoro il Natale alla follia e quindi, i romanzi che prediligo sono proprio i mistery classici all'inglese ambientati nelle feste. Non c'è nulla come una bella riunione di famiglia per scatenare l'istinto omicida!

Tatiana Vanini ha scritto 37 articoli: