Primo thriller dello scrittore e commissario capo di polizia penitenziaria Igor De Amicis, “La settima lapide”, pubblicato da DeA Planeta, è un libro che colpisce e fa riflettere.
Ambientata in una Napoli scura, in cui la camorra compie i suoi affari e gestisce i suoi traffici, con puntate a Milano, Genova e Linz, quest’opera si apre con la descrizione di un piccolo cimitero di provincia, in cui vengono trovate sette fosse con lapidi conficcate nel terreno.
Ogni tomba riporta nomi e date di nascita di piccoli malavitosi e una è occupata da un cadavere sgozzato.
Tra i nominativi, anche quello di Michele Vigilante, detto Tiradritto.
Un antieroe, ben connotato sia fisicamente che psicologicamente, temuto e rispettato, boss in ascesa dall’esistenza fatta di crudeltà e ossessionato da un episodio legato ad una donna.
Inizialmente in galera, da dove uscirà per buona condotta, nel corso degli avvenimenti si vendicherà di alcuni compagni e regolerà incombenze pressanti, prima che il serial killer delle lapidi arrivi a lui.
Attraverso il racconto del suo passato e tramite flashback legati ai suoi ricordi della prigione infatti, verrà rivelato cosa lega Michele Tiradritto a una fantomatica ragazza e agli altri destinatari delle fosse che, tramite vari escamotage, nel dipanarsi della vicenda verranno uccisi.
Una corsa contro il tempo insomma, incontro al suo destino, che si concluderà drammaticamente.
A indagare sul caso l’ispettore Carmine Lopresti affiancato da Giovanni Currieri, vecchio funzionario vicino alla pensione e con una certa attitudine a imboscarsi, due poliziotti che hanno numerosi scheletri nell’armadio e si riveleranno molto diversi da come appaiono all’inizio della storia.
Estremamente caratteristici e funzionali alla narrazione sono anche i personaggi secondari incontrati dai protagonisti tra cui spiccano: l’avvocato Umberto De Marco, il capoclan Don Ciro Pinochet, il gestore di locali Gennaro Battiston, detto Genny B., lo zingaro Olban e la prostituta Yleana.
A sottolineare una volta di più che questo libro è una discesa nella parte più scura dell’animo umano, all’inizio delle varie parti in cui si divide il romanzo, sono poste citazioni di classici della letteratura che raccontano un pezzo della vita senza redenzione degli eroi principali come, tra i tanti: “Cuore di Tenebra”, “Il conte di Montecristo” e “Viaggio al termine della notte”.
Per quanto riguarda lo stile, questo lavoro si distingue per una scrittura asciutta e lascia, in chi si cimenta nella lettura, da principio, un senso di rabbia che pian piano sfocia in malinconia, commozione e in fine in approvazione.
Da addetto ai lavori l’autore descrive molto bene ciò che vede ogni giorno: la realtà del carcere, la vita dei malviventi tra le sbarre e le gerarchie delle organizzazioni criminali.
Questi particolari, uniti a una trama avvincente e molto serrata, a colpi di scena e a continui ribaltamenti di fronte, terranno incollato alle pagine il lettore finché non avrà portato a termine il volume.
Recensione di Elio Marracci
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